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Cronarmerina - Dicembre 2015

1526 Turista Leandro Alberti

Tavola della Sicilia del 1526 nell'opera di Leandro Alberti
Poliedrico intellettuale del Cinquecento, il frate domenicano bolognese Leandro ALBERTI (1479-1552) visita la Sicilia nel 1526 e nella sua Descrittione di tutta l'Italia (Ultima di 9 Edizioni, P. Ugolino, Venezia, 1596) nella parte dedicata alle Isole Appartinenti all'Italia c'è la Descrittione della Isola di Sicilia dove scrive così di Piazza a pag. 62:  
"Poscia più avanti si vede Melitello alle radici de gli alti monti edificato, in luogo molto ameno e dilettevole, e più oltre Francofonte, e più in sù Mineo, alla cui destra: per alquanto spatio si scorge PLAZZA, da alcuni detta Platia in vece di Plutia, ò di Palice, edificata da Ducetio capitano de' Siciliani nel tempo del Consolato di C. Nautio Rutilio e di L. Minutio Canitiano... E' posta questa città in una assai gran Valle, fertile e abbondante delle cose per l'uso umano, e la dimanda Tolomeo Phrinthia Gli habitatori nondimeno dicono, che la fu edificata da Piacentini Lombardi e per tanto la fu nominata Platia in vece di Placentia. Et dicono esser testimonio di questo il lor parlare Lombardo, il quale sino al dì d'hoggi mantengono."  

In quel periodo è stato costruito il Palazzo del capostipite dei Trigona a Plaza, Matteo (alias Giovanni Matteo) Trigona di Montagna di Marzo (n. 1485). Il palazzo si trova al Monte accanto a quello dell'Ufficio Postale (scuole elementari "Trinità"). Inoltre, la nostra Città riceve dal re Carlo V d'Asburgo il titolo di Civitas Opulentissima (Città Ricchissima) e inizia la costruzione degli ultimi due piani del campanile della Chiesa Madre, poi Cattedrale.

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Sodalizio degli Artigiani

Chiesa di S. Nicola poi di Maria SS. della Catena
Il Sodalizio degli Artigiani
Il Sodalizio degli Artigiani (in alcuni testi anche "dei Contadini") sotto il titolo di S. Nicola, che appare nel 1655 nella relazione "ad limina" del vescovo della Diocesi di Catania Gussio da Nicosia, era stato fondato oltre cento anni prima. Il Sodalizio originario era chiamato Compagnia delli maestri della Venerabile Cappella di Maria SS. della Catena (cappella esistente all'interno della chiesa di S. Nicola). Aveva iniziato la sua attività di mutuo soccorso nel 1539 e nel suo archivio il documento più antico è datato 1541. La sede era nei locali annessi alla chiesa sacramentale di S. Nicola, dal 1651 intitolata a Maria SS. della Catena. Aveva una propria amministrazione ed era retta da un governatore, da due assistenti e da un tesoriere, tutti eletti annualmente dai confrati. Il sodalizio ebbe una vera e propria attività di istituto di credito, nel senso che aiutò sempre i confrati artigiani o agricoltori, nonché persone di provata onestà, con prestiti in denaro a basso tasso di interesse. L'archivio del Sodalizio conservato nella chiesa, rappresenta coi suoi documenti una grande testimonianza del bene che l'Ente profuse in città e una fonte notevole di notizie per lo studio sulla vita dei nostri antenati dal 1539 al 1826. Quando nel 1762 la chiesa della Madonna della Catena ex S. Nicola minaccia rovina, tutte le prerogative sacramentali e il Sodalizio degli Artigiani con la relativa Confraternita, vengono trasferiti nella vicina chiesa dei SS. Angeli Custodi costruita nel 1660.
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Famiglia Chiarandà

D'azzurro alla fascia d'oro, sormontata da un uccello fermo d'argento
La famiglia Chiarandà a Piazza è rappesentata soprattutto dai due fratelli Antonino e Giovanni Paolo. Antonino, nato nel 1611, giurato e sindaco, giudice e giureconsulto, sacerdote e Commissario Ordinario del Sant'Uffizio, fa pubblicare nel 1654 a sue spese, il volume di storia di Piazza "Piazza città di Sicilia", del fratello minore Giovanni Paolo. Inoltre, Antonino, aiuta finanziariamente anche l'Accademia Piazzese o dei Curiosi seguaci di Apolline o dei Pastori della quale è membro. Lascia tutti i suoi beni affinché fosse fondata un'Università degli Studi nella città di Platia, ovvero che il Collegio già esistente si trasformasse in Università di Studia Superiora chiamata anche Seminario Generale di Teologia e muore nel 1666 (è sepolto nella chiesa di Sant'Ignazio) lasciando al fratello l'incarico della trasformazione. Giovanni Paolo Chiarandà nasce nel 1613, gesuita, allievo e poi rettore preposito del Collegio di Platia, scrive la storia di Piazza succitata che pubblica nel 1654. Si prodiga, con non pochi ostacoli e difficoltà burocratiche, affinché si realizzi il desiderio del fratello maggiore, Antonino. Finalmente nel 1689 la sua opera si completa quando viene fondato definitivamente il Collegio e Università degli Studi intitolato ad Antonino Chiarandà (per completezza bisogna ricordare che alla fondazione concorsero anche i proventi delle eredità del gesuita padre Antonino Panitteri e del canonico Giovanni Lo Ciccio). P. Giovanni Paolo Chiarandà muore nel 1701. Nel 1674 si registra Michele Chiarandà Trigona Comandante della cavalleria di stanza a Platia. 1766 Ignazio è docente presso il Collegio-Università dei Gesuiti. Nel 1769 Giuseppe Chiarandà, barone di Menzagni di Pagano (presso Aidone) e di Friddani, e la moglie Antonina Calascibetta, sono deputati della Collegiata del SS. Crocifisso che possiede parte della Regia Secrezia e Dogana di Platia.
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Soluz. Aguzzate la vista n. 15

 
Ancora una volta il Comitato Nobile Quartiere Monte ha dimostrato di conoscere molto bene non solo il suo, ma anche il territorio degli altri quartieri. Io mezza idea l'avevo avuta, ma non così precisa come quella del Comitato. Infatti, mi è arrivata la conferma dell'autore delle foto, si tratta dell'arco dell'ingresso alla Vecchia Conceria sotto la via Martoglio. Questa è una zona che io conosco poco, ma mi riprometto di visitarla ben bene perché ci saranno molte cose da scoprire e fotografare. Ritornando alla conceria, ho voluto mettere una foto inerente al tema per ricordare che l'opificio per la conciatura delle pelli non esisteva in quel posto per caso. Le pelli che potevano arrivare fresche o salate e secche, dovevano essere immerse in vasche in muratura seminterrate in cui venivano lavate e rilavate, rinverdite, depilate, scarnate e purgate, con acqua corrente (come sappiamo lì accanto c'è tutta l'acqua dei quattro canali a disposizione). Una volta lavate, le pelli venivano immerse in tini di legno con soluzioni di tannino, rimescolate giornalmente anche per mesi, per ottenere il còiro (cuoio). Successivamente avveniva la colorazione, l'asciugatura, l'ammorbidimento con sostanze grasse e la rifilatura. Tutte queste operazioni, che adesso vengono fatte industrialmente, prima erano svolte a mano con non pochi sacrifici da artigiani preparati e scupolosi, dai quali dipendevano altre attività come quelle dei calzolai una volta numerosissimi (in quella che oggi è la via Marconi, si può dire che quasi in ogni porta ce n'era uno). A Piazza il primo sodalizio fu proprio quello chiamato nel Trecento Sodalizio dei Conciapelli e Calzettieri che dai Domenicani era stato dedicato ai SS. Crispino (e non Cipriano¹) e Mercurio perché patroni delle due arti. Si ringrazia il prof. Gianfranco Azzolina per le foto che ci hanno fatto scoprire un altro angolo della nostra Città, dandoci lo spunto (ora si dice imput) per un'ulteriore ricerca.
 
¹ Nel marzo del 2018 ho riscontrato l'errore di copiatura, effettuato a suo tempo dallo storico Litterio Villari, nel riportare quanto da lui appreso dal manoscritto Chiese conventi ed istituti di Filantropia in Piazza di Alceste Roccella. Questi, infatti, aveva scritto «Sodalizio dei SS. Crispino e Mercurio» e non, come riportato dal Villari, dei «SS. Cipriano e Mercurio». In effetti San Crispino è ricordato come protettore dei calzolai e dei conciatori perchè come il fratello, San Crispiniano, aveva scelto di fare il calzolaio.
 
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Ospedale di Piazza/4^ sede - 3° nome

Chiesa di S. Francesco iniziata a costruire nel 1603
L'ospedale che si trovava dal 1444 sul piano di fronte la chiesa di S. Giuseppe, nel 1603 si trasferisce nuovamente al Monte, e precisamente negli edifici accanto alla chiesetta di S. Maria degli Angeli, che al tempo dei frati Carmelitani (1228), era stata chiamata di S. Calogero. Questo sito, oltre a essere a pochi metri dalla Chiesa Madre di S. Maria Maggiore, da quando sono arrivati i frati Francescani Conventuali nel 1392, è diventato molto frequentato e vi sono le sedi di diversi istituti. Gli edifici attorno la chiesetta sono la sede dell'Arciconfraternita del SS. Sacramento¹, del Sodalizio dei Bianchi (erede della Confraternita di S. Maria degli Angeli), del Monte di Pietà, fondato dalla stessa Confraternita nel 1486, tra i primissimi in Sicilia, e dell'Orfanotrofio, fondato da Pietro Giovanni Sambuchelli nel 1313. Appena arrivato nella nuova sede, la gestione dell'ospedale passa dall'Ordine di S. Giacomo d'Altopascio a quello Ospedaliero di S. Spirito di Roma che cambia i nomi all'ospedale e alla chiesetta, che diventano, appunto, di S. Spirito. Proprio in questo periodo i frati Francescani iniziano la costruzione della chiesa dedicata a S. Francesco nella foto, mentre l'ospedale di S. Spirito occupa la parte a sinistra del campanile. Da precisare che la chiesetta di S. Maria degli Angeli, ora chiamata di S. Spirito, occupa il piano antistante alla chiesa che si vede nella foto.
¹ Aveva anche una cappella per le sepolture al cimitero di S. Maria di Gesù con la scritta "Confratia del SS. Sacramento".
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Sodalizio degli Agricoltori

La trebbiatura
 
La sede del Sodalizio degli Agricoltori nell'odierna via Cavour

Il Sodalizio degli Agricoltori

Il Sodalizio, ove gli iscritti agricoltori si aiutavano gli  uni con gli altri nei periodi difficili, nacque sotto il titolo di San Vito e la sede era nell'antica chiesa di Santa Caterina in via Cavour (era dove c'è oggi il palazzo della foto in basso). San Vito fu un giovane martire cristiano siciliano vissuto a cavallo dei secoli III e IV. Il Sodalizio venne posto sotto il suo titolo probabilmente perché la sua festa e la memoria liturgica è il 15 giugno, periodo che i contadini dedicano alla mietitura, momento cruciale e culminante del loro duro lavoro. La chiesa di S. Caterina esisteva sino a primi anni del secolo scorso e mio nonno Angelo u bersaglìer, che abitava a pochi passi in via Bonifacio, raccontava a mio padre, che una particolarità di questa chiesa era la scalinata d'ingresso in legno, forse una soluzione temporanea. Alcuni documenti ci ricordano che già nel 1580 minacciava di crollare, probabilmente in seguito a un terremoto di quegli anni, ma la scomparsa definitiva avvenne negli anni '20 del secolo scorso.

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1836 Turista Lottin de Laval

Lottin de Laval in un dipinto di T. Couture

  In visita a Piazza nel 1836

Un altro turista ante litteram fu Victor Lottin de Laval, suo vero nome Pierre-Victorien Lottin. Pittore, scrittore e archeologo francese, nato nel 1810, che iniziò da giovane a scrivere poesie e opere di teatro. A ventitré anni prese lo pseudonimo Lottin de Laval (Delaval era il nome da nubile della madre) e l'anno dopo, nel 1834, intraprese un lungo viaggio di due anni che lo portò in Italia, Sicilia, Dalmazia e Illiria, concentrandosi sulle scoperte archeologiche. Fu in questa occasione che sviluppò un metodo di stampaggio particolare brevettato chiamato lottinoplastie, ancora oggi utilizzato per effettuare calchi senza danneggiare gli originali. Dopo il primo viaggio ve ne furono altri due, uno in Alsazia e Belgio, l'altro in Oriente, in missione ufficiale del governo francese. Da questi viaggi portò molti appunti e relazioni, con disegni e dipinti, oggi custoditi nei musei di Barnay e Orbec, nella biblioteca di Rouen e presso il Dipartimento delle Antichità Orientali al Louvre. Nel 1850 pubblicò Le Custode de Saint-Marc, Chronique historique de la Sicile (Il Custode di San Marco, Cronaca storica della Sicilia) dove racconta le sue impressioni avute durante il viaggio in Sicilia che lo portò anche a Piazza nel 1836. Eccovi le righe salienti: "... arrivammo in una piccola città d'aspetto incantevole... la chiamano Piazza. Vi restai due ore e non vi trovai che degli abitanti zotici, selvaggi, che si agitavano sulla piazza pubblica e sulle strade (perché era giorno di fiera), cercando di imbrogliarsi a vicenda." Lottin morì nel 1903 a seguito di una caduta dal muro in cui si era arrampicato con una sedia, per scattare una foto.

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La nobile Giovanna Sceberras

Il palazzo â calàta û cullègiu
Palazzo Sceberras ex Trigona marchese di Dainammare
Ieri un lettore mi ha chiesto dove si trovava il pensionato per donne sole e anziane fondato nel 1960 dalla signorina Giovanna Sceberras. Eccovi nelle foto la sede in via Vittorio Emanuele (â calàta û cullègiu) oggi sede della Caritas Diocesana. La fondatrice, figlia di Librorio Sceberras dei baroni di Montagna di Marzo e Budonetto (1843-1899), nasce a Piazza nel 1888 e muore nubile nel 1971. La sua famiglia originaria di Malta, giunge in Sicilia nel XVIII secolo e il primo nome di questa famiglia nella nostra Città è quello di Antonio Sceberras Testaferrata (1756-1843). Questi, proveniente da Malta, è nominato dal Viceré Capitano di Giustizia e, nel 1790, sposando Girolama Trigona figlia di Paolo barone di Montagna di Marzo, Budonetto e Vallegrande, risulta barone di questi feudi. Il palazzo di via Vitt. Emanuele era stato costruito nella seconda parte del Seicento da Giuseppe Trigona-La Restia III marchese di Dainammare e barone di S. Cono Superiore. Anche il palazzo, sino a pochi anni fa sede del Banco di Sicilia, oggi sede del negozio di abbigliamento Elite, in via Garibaldi, era della signorina Sceberras, seppellita nel cimitero della Bellia accanto al padre.
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