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Cronarmerina - Dicembre 2015

Famiglia Cappello

Spaccato d'argento e di nero, al cappello all'antica fra l'uno e l'altro
Il Mugnos trattando delle famiglie nobili, riferisce che la famiglia Cappello proveniente da Padova, fosse trapiantata in Sicilia da Guido Cappello, gentiluomo familiare dell'imperatore Enrico VI di Svevia intorno al 1194. Ma nel 1520 e 1556 a Pulice, com'era chiamata allora la nostra Città, riscontriamo Giovannello de Cappello barone di Rabugino e Angelo Cappello Giurato. 1566 Giovanni Giacomo Cappello vende il suo feudo di Rabugino. 1598 e 1621 Baldassare Cappello è barone di Bonfalura (in territorio di Noto) e socio dell'Accademia Piazzese o dei Curiosi di Apolline. Sempre Baldassare nel 1640 è l'economo-governatore dell'Ospedale di Santo Spirito che, per risanare il deficit dell'ospedale, vende la chiesa fatiscente di Santo Spirito al guardiano del vicino Convento Francescano, che l'acquista per abbatterla subito dopo, al fine d'ingrandire lo spiazzo antistante la chiesa di S. Francesco. 1666 Girolamo Cappello è barone di Bonfalura, 1699 Mario Cappello è padre gesuita docente nel Collegio di Piazza. 1743 ca. Aurora Satariano Cappello fonda un'Opera Pia dotandola di molte proprietà.
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Donne illustri di Piazza

Piazza Cattedrale primi anni Novecento

In questo giorno mi sembra giusto ricordare alcune donne che hanno fatto la storia di Piazza

 
1334 Sorelle Bonadonna e Graziana Sparavayra fanno costruire la chiesa di Sant'Agata poi demolita anni 30 del XX secolo;
1361 Florentia de Caldarera fonda il monastero delle Benedettine di San Giovanni Evangelista;
1420 Giacoma Villardita fonda l'ospedale al Monte poi Monastero Benedettino della SS. Trinità, oggi Pinacoteca Comunale;
1444 Graziana figlia di Giacoma Villardita sposta l'ospedale nel piano di San Giuseppe;
1517 Panfilia Spinelli dona 60.000 scudi per la Chiesa Madre di Santa Maria Maggiore poi Duomo e Cattedrale;
1530 Costanza Colomba trasforma il suo palazzo in Casa di Ritiro di Sant'gata poi Monastero Benedettino;
1550 Fulgentia Li Gregni badessa ventiquattrenne costruisce ex novo la chiesa di San Giovanni Evangelista;
1587 Laura de Assoro per la forte carestia distribuisce gratuitamente grano ai concittadini;
1598 Arcangela Tirdera, suora Francescana Terziaria, muore in odor di santità;
1619 Serafina Trigona, suora Benedettina, muore a 22 anni in odor di santità;
1680 Geronima Rivarola trasforma l'Oratorio in chiesa di Sant'Anna;
1720 Ottavilla La Valle, suora benedettina, dona un'ingente somma per la chiesa di San Giovanni Evangelista;
1743 ca. Aurora Satariano Cappello fonda un'Opera Pia dotandola di molte proprietà;
1902 Carmela Trigona di Gerace fonda un istituto di beneficenza che ospita nel suo palazzo in piazza Castello;
1960 Giovanna Sceberras fonda un  pensionato per signore sole e anziane nel suo palazzo di via Vitt. Emanuele II.
 
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8 marzo 1690

Cartolina del 1901

Oggi festa di San Giovanni Di Dio, a Platia era la festa degli ammalati

Nel 1690, 323 anni fa, a Platia l'Ordine Fatebenefratelli cambia il nome all'Ospedale della Città e alla chiesetta accanto, che sino ad allora si sono chiamati San Tommaso Apostolo, in San Giovanni Di Dio, in onore del fondatore dell'Ordine che da Beato è stato fatto Santo da papa Alessandro VIII proprio quell'anno. Nell'occasione si dà inizio alla consuetudine che gli scolari della città nel giorno dell'otto marzo, festa del Santo, vissuto dal 1495 all'8 marzo 1550, portino dei doni agli infermi dell'ospedale (nella foto, in alto una manifestazione proprio davanti l'ngresso dell'ospedale nel 1901¹). Questa usanza, negli anni e nei secoli passata di moda, non sarebbe male riproporla anche oggi. Ah... dimenticavo, gli studenti sono molto impegnati perché hanno altri progetti da portare avanti e poi tutti abbiamo molto daffare, che ci pensino le ONLUS o la Protezione CIVILE!

¹Può darsi che si riferisca al funerale dell'ex sindaco della Città negli anni 1882 e 1889, Crescimanno Antonio di Capodarso (1824-1901)

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Soluzione oggetto misterioso n. 2

 

L'oggetto che vi ho mostrato qualche giorno fa è un'antica pressa manuale ricarica cartucce da caccia. Come minimo ha novant'anni perché se ne serviva mio suocero per ricaricarsi da solo le cartucce per il suo fucile calibro 20. Infatti, la cartuccia nella foto è calibro 12 ed è più larga rispetto all'estremità della vite rossa adatta per quelle calibro 20. La vite veniva girata per abbassarsi fino a pressare le borre in feltro o in sughero sulle polveri e poteva essere utile pure per applicare l'innesco. Farsi le cartucce in casa era una vera propria arte oltre che una necessità, perché il caricamento industriale ancora non aveva raggiunto l'attuale sviluppo e di mediocre qualità, poi quelle artigianali delle armerie erano costose (a Piazza la più attrezzata era quella dove si vendevano le bombole a gas del sig. Roccella in via Marconi, oggi erboristeria, di fronte al caffè Marino). Bisognava conoscere le polveri adatte al clima, al peso delle palline e alla selvaggina. Bastava sbagliare di un grammo le dosi per aver brutti scherzi al momento del confezionamento o dello sparo e dire così arrivederci alla prossima volta. Per quanto riguarda la relazione con le botti e il vino ormai è chiara. Dopo aver avuto una buona "dose" di bravura, competenza e fortuna, non restava che accompagnare il coniglio a tavola con del buon vino.  cronarmerina.it

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3° Santo Compatrono

Statua di S. Gaetano a Piazza

3° Santo Compatrono, S. Gaetano di Thiene

Qualche anno prima della beatificazione (1629), nella nostra Città è già presente la devozione per il Patriarca dei Chierici Regolari Teatini, Gaetano di Thiene, anche perché si parla di fatti straordinari e autentici prodigi che si verificano per sua intercessione. Questa devozione culmina nell'agosto del 1641 con la proclamazione, da parte del Senato cittadino e del suo Consiglio degli Ottanta, a 3° Compatrono della Città. Attraverso gli scritti in spagnolo del nostro concittadino, Padre Emanuele Calascibetta, veniamo a sapere che i miracoli si susseguono con tale frequenza che il Magistrato Urbano decreta di corrispondere un assegno annuo di 25 scudi per la lampada dedicata al Beato Gaetano e uno di 250 scudi per la chiesa dei Teatini. Trent'anni dopo, nel 1671, il Beato Gaetano di Thiene è proclamato Santo da papa Clemente X e la nostra Città, la prima a proclamarlo suo protettore, solennizza l'avvenimento con otto giorni di devozioni e feste (dal 3 al 10 agosto). Oltre alle continue messe nella chiesa accomodata in un mese di lavori, durante le celebrazioni vengono sparati molti "mortaletti" tra il suono delle campane e quello delle trombe dei musici, alla presenza dei Giurati, della nobiltà e di grande moltitudine di popolo. Trattando del 2° Compatrono Teatino, Sant'Andrea Avellino, ho accennato alle due statue che vengono scolpite nel 1642 in pietra locale, rappresentanti i due Santi, poste ai lati della porta della Città di S. Giovanni Battista, e che oggi si trovano davanti la chiesa di S. Lorenzo o dei Teatini. S. Gaetano nato a Thiene, in prov. di Vicenza, nel 1480 e morto a Napoli nel 1547, dottore in legge a Padova, diventa sacerdote nel 1516. Nel 1524 istituisce, per restaurare tra il Clero la forma di vita apostolica, la congregazione religiosa dei Teatini o Chietini, insieme al sacerdote Bonifacio de' Colli, a Paolo Consiglieri e al Vescovo di Chieti (in latino Theates, perciò Teatini), Gian Pietro Carafa, futuro papa Paolo IV. Quando si stabilisce a Venezia fonda la Compagnia e l'Ospedale degli Incurabili alla Giudecca. Nel 1533 a Napoli istituisce un Monte di Pietà e nel 1538 il Viceré gli concede la basilica di S. Paolo Maggiore. E' solitamente raffigurato con il bambino Gesù tra le braccia o nell'atto di riceverlo dalle mani della Madonna, per un episodio narrato dal Santo in una lettera indirizzata a una religiosa agostiniana, dove racconta che durante il periodo natalizio del 1517, presso l'altare del Presepe nella basilica romana di S. Maria Maggiore, viene rapito in estasi assistendo al miracoloso parto della Vergine. La prossima volta che andate a Palermo, entrate nella chiesa ai Quattro Canti di San Giuseppe dei Teatini, lì potrete ammirare un quadro che rappresenta S. Gaetano. Nel 1936 mio nonno materno, Gaetano Marino Albanese, insieme alla guardia municipale Gaetano Tudisco, si interessa a fare arrivare la nuova statua di S. Gaetano poi conservata nella chiesa dei Teatini.
Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it  
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Un'altra chiesa sparita

La chiesa di Dommartino, ieri
La chiesa di Dommartino, oggi
Ho voluto mettere le due foto accanto per dimostrare ancora una volta, visto che ce n'è sempre di bisogno, come riusciamo a distruggere, nel giro di qualche decennio, i molti beni lasciati dai nostri predecessori. Questa volta è il caso della chiesa di Don Martino o Domartino o Dommartino al Casalotto. L'ennesima chiesa abbandonata da oltre cinquant'anni, di cui sono rimasti in piedi soltanto quattro puntagghi. Solo una cosa vorrei tanto sapere: la persona che ha preso la campana dove se l'è messa? In soggiorno accanto alla TV, al centro del salotto o in camera da letto? Ah... forse sulla porta d'ingresso, per "campanello" o, come si usa adesso, attaccata al collo, come ciondolo!  
 
Gaetano Masuzzo/cronarmerina  
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I Sodalizi

I Sodalizi
I sodalizi, le corporazioni religiose, le confraternite mariane e altre simili associazioni si diffondono nel XIII sec. presso molti conventi domenicani, esercitando grande influsso sui Cristiani difendendoli dalle dottrine eretiche. I vari componenti si riuniscono per cooperare a un fine comune, ovvero l'aiuto reciproco soprattutto nei momenti critici dell'economia rurale e artigianale, derivanti da siccità, carestie, epidemie e conflitti di varia natura. Grande propagatore e fondatore di queste società cristiane è il domenicano S. Pietro Rosini da Verona, martire a Milano nel 1252. Subito dopo la canonizzazione nel 1253, i Domenicani erigono chiese in suo onore, o almeno una cappella, nelle chiese dell'Ordine. Anche a Placia i Domenicani dedicano la chiesetta della Madonna delle Grazie a S. Pietro Martire nel peristilio del loro cenobio, fondato nel 1221, poi Seminario Vescovile (nella foto). Complessivamente nella nostra Città vengono fondati ben 22 Sodalizi e 14 Confraternite. I sodalizi vanno da quello degli Agricoltori a quello dei Sacerdoti, da quello degli Artigiani a quello dei Notai, le confraternite da quella dei Nobili a quella di S. Veneranda. Nei prossimi giorni inizierò a elencarli tutti.
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1517 - 3° titolo della Città

re Carlo V, imperatore del S.R.I. nel 1520
 
Costume caratteristico dei lanzichenecchi

3° Titolo di Civitas Opulentissima

Nel 1517 la nostra città, allora chiamata Pulice, che conta ca. 10.000 abitanti, cresce d'importanza e il 2 Settembre, col privilegio concesso a Magdeburgo (Sassonia-Germania) dal re Carlo V d'Asburgo I re di Spagna e I re di Sicilia (1500-1558), merita il titolo di Civitas Opulentissima (Città Ricchissima) ottenendo anche quello di accollare lo stemma comunale all'aquila nera della Casa reale d'Aragona, come  appare nel soffitto ligneo della chiesa di S. Vincenzo Ferreri, primo Compatrono della Città. Nella foto in basso un soldato mercenario di fanteria lanzichenecco, proveniente dalle regioni del Sacro Romano Impero (Europa Centrale - Germania) impiegato da Carlo V durante il Sacco di Roma del 1527. E' proprio in questo anno che iniziano i lavori per la costruzione degli ultimi due piani del campanile della preesistente trecentesca Chiesa Madre di S. Maria maggiore. La torre è costruita quale testimonianza di fede della cittadina per la liberazione dalla peste di quei mesi.

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Famiglia Capizzi

D'azzurro, al braccio destro armato al naturale, impugnante per i capelli una testa di leone.
Famiglia di origine lombarda che annovera nel 1151 un barone tale Gigaren di Capitzio (alias Girardo di Capizzi) nella corte del conte Simone Aleramico. 1445 fra' Giovanni de Capisio è testimone di un atto relativo all'elezione del Magistrato cittadino. 1600 Giuseppe Capizzi è socio dell'Accademia Piazzese o dei Curiosi seguaci di Apolline. 1714 il sacerdote Giuseppe si astiene dal celebrare messa per la "Controversia Liparitana", mentre il sacerdote Mario ubbidisce al Re. 1755 Vincenzo è sanzionato dal vicerè Fogliani per l'iscrizione alla Mastra Nobile e giuratoria e negli anni 1756 e 1761 risulta ancora Giurato. 1778 Luigi è possidente a Centova e nel 1788, essendo stato Senatore della Città, per evitare la carcerazione, in  seguito a un ammanco nell'amministrazione comunale, si rifugia in un convento, verrà rilasciato libero dietro una cauzione di 250 onze pagata dal nipote Pasquale Capizzi. 1788 Pasquale e i suoi fratelli sono possidenti a Centova, Fiume di Giozzo, Aliano, Farruggio, Polleri e Censi. 1790 Pasquale è iscritto alla Matra Nobile della Città. 1797 durante il superiorato di suor Maria Crocifissa avviene la dedicazione a Sant'Anna della chiesa del monastero delle Agostiniane. 1826 la figlia del barone Pasquale Capizzi, Marianna, risulta sposa di Giuseppe Asmundo Cirino, principe di Gisira. 1929 nasce a Piazza Carmelo Capizzi, Gesuita dal 1944, laureato in lettere e filosofia si specializza in Storia Bizantina di cui è nominato Honorar Professor all'Università di Colonia in Germania nel 1969 e, nel 1971, riceve l'incarico d'insegnamento presso la Facoltà di Magistero dell'Università "La Sapienza" di Roma. Nel 1975, nella stessa Università, diventa professore della prima cattedra di Storia Bizantina istituita in una Università statale italiana, in cui è confermato Ordinario nel 1978. Dal 1977¹ collabora alla Rivista "La Civiltà Cattolica" e dal 1980 al 1983 è decano della Facoltà di Scienze Ecclesiastiche Orientali presso il Pontificio Istituto Orientale. Ottenuto l'esonero da quest'ultimo Istituto per motivi di salute, continua a dedicarsi all'attività accademica nell'Università "La Sapienza" nella quale, nel dicembre 2002, avrebbe dovuto tenere la letio magistralis per il suo pensionamento, ma il 5 dicembre 2002 muore a Roma.
¹ Nel 1977 redige anche la premessa nell'importante e fondamentale volume di Litterio VILLARI, Storia della Città di Piazza Armerina, LA TRIBUNA, PIACENZA 1981,
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