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Crastöi e Aìri

U crastöngh
 
L'aìr (cantareus apertus)*

Nei pomeriggi d'estate di tanti anni fa, quando ancora eravamo bambini, in agosto se ricordo bene, qui a Piazza, ai primi temporali che incominciavano a rompere la calura estiva, mio nonno era solito dirmi: "Duman mattinu prestu cu a fr'scùra nèscnu i crastöi e macàri truvamu l'aìri!". Per me che ero già sin da allora innamorato di questo luogo, era un'occasione per respirare aria di eucalipti al mattino presto e, nel frattempo, cercare tra l'erba ancora bagnata queste grosse lumache marroni e anche nere. Quanta strada si faceva per trovarne un cesto piccolo! Si partiva presto verso le 5 e mezza e si tornava alle 8 e mezza. Queste lumache buonissime, si trovano alle prime acque ma bisogna setacciare per bene l'erba e le frasche in base alla zona. Perché ci sono punti di terreno dove si mimetizzano bene, lasciando però dietro di loro una schiuma biancastra. Arrivati a casa, mia nonna o mia madre le mettevano a spurgare per farli "scaricare". Poi si cucinavano a fuoco lento nell'acqua calda per farle uscire dal guscio, in ultimo si aggiungeva la salsa e l'aglio e niàutri n' r'criàv'mu! Roberto Lavuri

* Un visitatore che si firma Claudio P. ci ha fatto notare come l'aìr (cantareus apertus) è quello in questa foto e non in quella precedente. Inoltre nei commenti si parla dell'uso che se ne faceva per curare una malattia molto grave, con un tasso di mortalità del 100 % tra i bambini e gli anziani. Gaetano M. 

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