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Cronarmerina - Settembre 2016

In vendita il Castello Aragonese

L'ingresso principale del Castello Aragonese costruito tra il 1392 e il 1396

E' del 18 settembre u.s. l'articolo di Concetto Prestifilippo apparso su Repubblica.it-Palermo col titolo "Piazza Armerina, in vendita il Castello per un milione di euro" e continua nel sommario "Il singolare annuncio è stato pubblicato sul sito di inserzioni Subito.it. La cifra per trentamila metri quadrati". Qui sotto vi riporto integralmente sia l'articolo che l'annuncio, chissà che non convinca qualche Piazzese benestante ad acquistarlo.

Articolo su Repubblica.it-Palermo

<<Vendesi castello aragonese del XIV secolo, proprietà privata. Il singolare annuncio è stato pubblicato su “Subito.it”. Un milione di euro per trentamila metri quadrati, questa l’eccentrica richiesta. Sul noto sito di inserzioni, l’annuncio ha registrato un record di contatti. Il link, dopo poche ore, contava già migliaia di condivisioni sui social network. Dalla home page di “Subito.it”, basta digitare l’indicazione castello, scegliere la categoria immobili, cliccare sulla regione Sicilia e individuare la città Piazza Armerina. Ecco dunque apparire sullo schermo le immagini a corredo della singolare proposta di vendita. Il maniero sorge nel cuore del centro storico di Piazza Armerina, in provincia di Enna. Città nota per la villa romana del Casale e i suoi mosaici. Sito archeologico che registra ogni anno quasi quattrocentomila visitatori. La fortezza messa in vendita fu edificata alla fine del XIV secolo, sotto il regno di re Martino I. Il maniero è proprietà privata. L’immobile era stato acquistato negli anni Settanta da una nobildonna napoletana che lo aveva ricevuto in eredità. L’attuale proprietario è un noto collezionista e connaisseur siciliano, Enzo Cammarata. “Avevamo avanzato alle amministrazioni pubbliche siciliane la proposta di cessione del castello – sottolinea Ugo Cammarata, raggiunto al numero di telefono che compare sull’annuncio – Come risposta, abbiamo ricevuto un desolante diniego. Ci comunicavano di non avere a disposizione i fondi necessari all’acquisto e al restauro del castello. Abbiamo però ricevuto già delle richieste che provengono da ambienti non siciliani. Possibili compratori che si sono dichiarati disponibili a instaurare delle trattative. Dovremo, purtroppo, prendere in considerazione le proposte che riceveremo. Non possiamo lasciare l’edificio in questo stato di abbandono. Dico purtroppo, perché con le nostre forze non siamo in grado di sostenere gli ingenti sforzi finanziari necessari per i lavori di restauro del castello”. Nel 1812 l’edificio era stato adibito a carcere. L’istituto penitenziario ha continuato a esercitare la sua funzione per quasi un secolo e mezzo. Radicali interventi furono necessari per trasformare il castello in carcere. Lavori che modificarono irrimediabilmente la struttura degli ambienti centrali e la corte. Il castello svetta nel punto più alto del quartiere Monte a pochi metri dalla piazza duomo e dal collegio dei gesuiti. È un immobile di ineguagliabile interesse storico e culturale. Il rimando immediato è ai Vespri siciliani e alla dominazione aragonese in Sicilia. Pagina nodale della storia isolana. Il prospetto principale è stato quasi interamente fagocitato da rovi e sterpaglia. Dal cancello di ingresso si scorge la corte centrale. Le ex scuderie sono ormai un cumulo di macerie prive di copertura. Il portone di ingresso irrimediabilmente sbarrato. Le comitive di turisti che si aggirano per le vie del centro storico chiedono invano notizie sulla storica costruzione. Devono dunque limitarsi al classico selfie con il castello a fare da sfondo. Tra le bizzarrie del web anche una pagina dedicata al castello aragonese pubblicata sul portale TripAdvisor con tanto di recensioni. Non manca, ovviamente, l’immancabile link su Wikipedia. L’edificio, vasto quasi trentamila metri quadri, è costituito da un blocco regolare scandito da quattro torri angolari. La proprietà consta di dieci ambienti. Nell’annuncio compare anche una dettagliata planimetria del castello e un nutrito corredo fotografico. Non mancano le viste panoramiche sul centro storico barocco di Piazza Armerina. Gli scorci in lontananza dell’ex collegio dei gesuiti. Dunque, chi cerca un castello in Sicilia e può contare sulla modica cifra di un milione di euro, può inviare una mail all’indirizzo suggerito o chiamare un numero di cellulare che compare in fondo all’annuncio>>.

Questo l'annuncio su Subito.it

<<Castello Aragonese a Piazza Armerina, XIV secolo. Prezzo 1.000.000 €, locali Più di 10, superficie 30000 mq. Vendesi il castello aragonese a Piazza Armerina, mastodontica struttura di cui se ne attribuisce l'erezione a Re Martino I e la si colloca tra il 1392 e il 1396. Il Castello di Piazza Armerina si trova sul versante meridionale del colle Mira, a sud-ovest dell'antico nucleo medioevale della citta. Il prospetto settentrionale delimita l'area della piazza castello dove si trovano numerosi edifici di rilievo architettonico; i fronti meridionale ed occidentale sono inseriti nell'abitato circostante; il prospetto orientale si affaccia sul declivio del colle in posizione dominante rispetto all'abitato sottostante. La regolarità dell'impianto planimetrico, si riflette nella configurazione volumetrica unitaria di un blocco parallelepipedo con quattro torri angolari posto su un terrapieno scarpato. Il complesso consta di due corpi longitudinali uniti trasversalmente; il corpo meridionale ha una profondità inferiore di quello opposto che presenta una serie di ambienti in successione, alcuni dei quali risultano oggi privi di copertura; al corpo meridionale, inoltre, sono state addossate delle superfetazioni da mettere in relazione con l'uso carcerario. Nel prospetto meridionale, in cui si individuano numerosi interventi di epoca successiva alla fondazione, si trova l'unico accesso al castello. Alcuni studiosi ipotizzano l'esistenza di altri ingressi e posterle di cui però non sembra sussistere traccia. Gli altri prospetti, più compatti, sottolineano il carattere difensivo della costruzione. Le superfici murarie si presentano lineari, realizzate con conci di pietra disposti per ricorsi regolari e prive di apparati decorativi. Il complesso si trova oggi in cattivo stato di conservazione e necessita di interventi di restauro>>.

1) Per costruirlo alla fine del 1300, c'è voluto meno della metà del tempo per ripristinare i 200 metri dell'odierna SP4 all'altezza di Grottacalda; quasi quasi io glielo farei un pensierino, col ricavato del prossimo libro sulla Storia di Piazza Armerina (sic!).

2) Dal quotidiano "LA SICILIA" del 2 febbraio 2017 si è appreso che il Castello è stato venduto per circa 500.000 €, sconosciuto per ora l'aquirente. Sullo stesso quotidiano dell'8 giugno 2017 a firma di Marta Furnari: <<È la società Immeditalia di Gela, ad aver acquistato il Castello Aragonese di Piazza Armerina... è ufficiale il nome del nuovo proprietario del castello, chiuso da quasi mezzo secolo, ossia da quando il Ministero della Giustizia decise di chiudere il carcere mandamentale. L'Immedilitalia (n.d.r. da altri articoli successivi sulla SICILIA si apprende che socio unico e legale rappresentante dell'Immedilitalia s.r.l. società immobiliare è il geometra/ragioniere Giancarlo Scicolone di Gela) ha acquistato dalla famiglia Cammarata l'antico edificio, di circa 2.500 metri quadrati, ed il parco circostante, di circa 4 mila metri, per una cifra che si aggirerebbe intorno ai 500 mila euro. Nei primi anni '70 la marchesa Spinelli di Napoli, erede dell'immobile, propose la vendita del castello, per una cifra che si aggirava intorno ai 30 milioni di lire, al Comune di P. Armerina, che però rifiutò non ritenendolo un buon affare. Successivamente ad acquistare l'edificio, nel 1974, per circa 36 milioni di lire, fu il nobile piazzese Vincenzo Cammarata che voleva realizzare un allestimento museale che non venne mai creato. Da circa un mese l'immobile ha ripreso vita, una squadra di operai si è messa al lavoro per eseguire una serie di interventi di pulizia nel parco... definito perimetro di prima guardia. Per il momento la ditta non fa trapelare il progetto che ha intenzione di attuare per l'immobile>>.

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Ricordi inediti su P. Carmelo Capizzi/12

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Ricordi e fatti inediti/12

Il nome del gesuita P. Carmelo Capizzi viene inciso su una lapide per denominare la via n. 3 del costruendo Villaggio in contrada Bellia.
Il Comune di Piazza Armerina, con delibera n° 292 datata 31/12/2012, stabilisce che le strade del nuovo villaggio in costruzione per l'artigianato, presso la contrada Bellia, fuori dal centro città, vengono denominate con i nomi di alcuni personaggi illustri della città; uno di questi è proprio il gesuita Carmelo CAPIZZI, Storico (1929-2002).
La giustificazione di tale denominazione va ricercata nelle seguenti segnalazioni: Una è stata fatta in data 25/2/2003 con lettera n. 01/03 della  SOCIETA' DI STORIA PATRIA  DELLA SICILIA CENTROMERIDIONALE nella persona del Presidente  Dott. Giovanni  MARLETTA. Poi la mia segnalazione datata 20/8/2012 e nell'occasione ho trasmesso anche la Bio-Bibliografia del nostro Carmelo che è stato uno dei soci-fondatori della Società di Storia Patria e il primo Presidente, il Dott. Giovanni Marletta lo sostituì quando mio fratello chiese di essere esonerato per causa di salute.
 
P. Carmelo Capizzi collocato tra gli uomini illustri della nostra Città
Premetto che mio fratello e il Generale Villari erano amici e anche compari, infatti aveva battezzato o cresimato uno dei due figli, in ogni modo si conoscevano molto bene e abitando a Roma si frequentavano spesso e volentieri. Non solo, avevano una grande passione per la nostra città e quindi hanno scritto in collaborazione il libro STORIA DELLA CITTA' DI PIAZZA ARMERINA
dalle origini ai tempi nostri, di cui Carmelo scrisse la PREMESSA.
Ora veniamo al fatto che il Villari collocò mio fratello tra gli Uomini Illustri di Piazza Armerina e specificatamente tra i Cattedratici con la motivazione descritta nel seguente CURRICULUM: (quello che adesso scrivo, non è una novità, ormai sappiamo tutto, ma i Latini dicevano”Ripetita juvant” e quindi mi viene da copiare quello che è stato scritto nel libro di cui sopra). (n.d.r.: segue il curriculum che abbiamo già pubblicato)

Convegno di studi del 2003
Al Sig. Direttore  de “La Civiltà Cattolica”, ROMA
Oggetto: Convegno di studi storici – Omaggio alla memoria di P. Carmelo Capizzi S.J.
Questa Società di Storia Patria della Sicilia centro-meridionale di Piazza Armerina, nell’ambito delle proprie attività per l’anno 2003, ha  programmato un Convegno di studi su pagine inedite di storia relativa agli anni ’40 dedicato alla memoria di P. Carmelo Capizzi S.J.
Il convegno si terrà il 6 dicembre p.v. in coincidenza con il primo anniversario della scomparsa del Prof. P. Carmelo Capizzi S.J., primo presidente della Società.
Informato da S.E. il Vescovo di Piazza Armerina, Mons. Michele Pennisi, della impossibilità da parte della S.V. di poter presenziare o di poter inviare un relatore che possa tracciare il profilo del prof. P. Carmelo Capizzi S.J., si prega cortesemente, in sub ordine, di voler far pervenire una nota che sarà letta nel corso dei lavori e, successivamente, sarà inserita negli atti del Convegno.
Grato per la cortese attenzione porgo, a nome della Società e mio personale, distinti ossequi.
Il Vice Presidente Dott. Sebi Arena,
Piazza Armerina, 24 novembre 2003
Programma Convegno 2003
Ore 9 – Santa Messa di suffragio
Coretto della Cattedrale
CONVEGNO DI STUDI
Museo Diocesano
Ore 9.30-S.E. Dott. Giovanni Marletta –Presidente Società di Storia Patria Saluto
INTERVENTI: S.E. Mons. Michele Pennisi -Vescovo di Piazza Armerina, Commemorazione;  
On. Avv. Fabio Granata - Assessore Regionale ai Beni Culturali ed Ambientali;
S.E. Mons. Ignazio Zambito - Vescovo di Patti: 1942: da Monsignor Peruzzo a Monsignor Catarella;
Dott. Francesco Alliata - Principe di Villafranca: I Savoia a Piazza;
Prof. Gianfilippo Villari - Soprintendente ai Beni Culturali di Messina: Il “Principino” in Seminario;
Prof. Marcello Saija - Ordinario di Storia delle istituzioni politiche (Università di Messina)
Prof. Massimo Ganci - Presidente Società Siciliana di Storia Patria di Palermo;
Nel corso dei lavori verrà proiettato un cortometraggio girato nel ’42 dal Principe Alliata a Piazza, Enna e Catania
Piazza Armerina - Museo Diocesano, 6 dicembre 2003

Messaggio del Direttore della “Civiltà Cattolica” per la Commemorazione di P. Carmelo Capizzi S.J.
Il padre Carmelo Capizzi è stato per molti anni collaboratore della "Civiltà Cattolica". Noi che siamo vissuti con lui per molto tempo ne abbiamo apprezzato il profondo spirito religioso e sacerdotale e la bontà e squisitezza d'animo, anche se, da buon siciliano, aveva un carattere vivace e talvolta irruente. Era tuttavia un conversatore amabile, con il quale si stava volentieri e sapeva nascondere sotto un costante sorriso i momenti di grande sofferenza che il suo stato di salute gli causava, soprattutto negli ultimi anni. Quello che maggiormente impressionava in lui era la vasta cultura, non solo nel campo specifico del suo insegnamento universitario, cioè la storia e la cultura bizantina, ma anche nell'ambito più generale della storia della Chiesa. Particolare interesse nutriva per la storia della sua Sicilia. Così, assai spesso ci parlava delle vicende storiche di Piazza Armerina, dei vescovi della sua città natale, in particolare di mons. Mario Sturzo, che egli considerava di non minor valore del fratello, don Luigi Sturzo, e delle rivalità storiche con le città vicine. Era un cultore delle lingue moderne, nelle quali si esercitava costantemente, in particolare della lingua tedesca e del mondo germanico nel quale ha lasciato molti amici e molti rimpianti. Siamo perciò ben lieti che, nel primo anniversario della morte del padre Capizzi, avvenuta fuori casa e perciò senza che potessimo essergli vicini, la Società di Storia Patria della Sicilia centro-meridionale di Piazza Armerina lo ricordi con un Convegno culturale di memorie storiche degli anni Quaranta, a cui egli avrebbe preso certamente parte con grande interesse e passione.
p. GianPaolo Salvini S.J. – Direttore e i Padri di "Civiltà Cattolica", suoi confratelli e amici. Roma, 6 dicembre 2003

continua in Ricordi inediti su P. Carmelo Capizzi/13 e ultimo

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Un ragazzo ci ha lasciati

Sabato scorso un ragazzo di 32 anni ci ha lasciati sgomenti e sbigottiti in seguito a un incidente stradale che, forse, poteva essere evitato. La superficialità è il menefreghismo imperante ha causato un'altra vittima.

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11^ Veduta della Città

Questa è l'11^ VEDUTA/PANORAMA della Città.

La foto è stata scattata nell'nverno del 1929, dopo una bella nevicata. Probabilmente il fotografo è uno dei due fotografi molto bravi in attività in quel periodo e che ci hanno lasciato molte testimonianze. Oltre alla gran mole della Cattedrale, del Collegio dei Gesuiti sotto a sx, del campanile aguzzo di S. Francesco a dx, di S. Vincenzo ancora a dx, si nota la presenza di quello di S. Domenico, oggi inesistente perché abbattuto per minaccia di crollo negli anni '50. L'ultimo a dx è quello di S. Giovanni Evangelista e, inoltre, saltano subito agli occhi in primo piano a sx le tre croci del Calvario, che l'assenza del muro di recinzione del Campo Sportivo (allora non c'era alcun campo sportivo) ci consente di vederli. Sicuramente la foto è stata scattata dando le spalle alla chiesa di Sant'Ippolito, ma, guardando bene la prospettiva, un po' più a sx dell'entrata principale della stessa.

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Fontana Valguarnera/n. 50

Questa è la Fontana/Abeveratoio Valguarnera n. 50. E' chiamata "Sciumaredda" perché poco vicino scorre un piccolo fiume (sciùm). Si trova sulla dx a poche centinaia di metri dall'ingresso Est di Valguarnera Caropepe provenendo da Piazza Armerina, lungo la provinciale SP4. E' formata da una una vasca più piccola sulla sinistra, dove ormai non scorre più l'acqua dal canaletto originale e, sulla destra, da una vasca più grande che viene alimentata dall'acqua che esce in discreta quantità da un tubo in acciaio applicato esternamente. E' molto frequentata, ma spesso non viene lasciata pulita da chi la frequenta e poi di fronte, dall'altro lato della strada, ci sono stati diversi cassonetti della spazzatura che, quando ci sono, aggravano la situazione complessiva. Proprio sopra il vecchio canale all'asciutto, sono state murate grezzamente due lastre di marmo, dove sono stati scolpiti due avvertimenti <<Acqua non potabilizzata>> in quella in alto e <<E' proibito lavare automezzi ai sensi dell'Art. 60 Regolamento di P.M.>> in quella in basso.

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Ricordi inediti su P. Carmelo Capizzi/11

Mons. Michele Pennisi XI vescovo della Diocesi di Piazza Armerina dal 2002 al 2013

Ricordi e fatti inediti/11

Alla ricerca del nuovo Vescovo per Piazza Armerina
Nel 2002 con la dipartita del X vescovo di Piazza Armerina, Mons. Vincenzo Cirrincione, la Diocesi, per così dire, rimase orfana del grande padre. Sia il clero che i diocesani non avevano idea di chi potesse fare il nuovo capo della chiesa locale, allora informarono P. Carmelo della situazione che si era venuta a creare in Diocesi e a Piazza Armerina. Egli assicurò che avrebbe fatto del suo meglio per donare un buon pastore alla sua diocesi di origine. In quel periodo P. Carmelo insegnava al Pontificio Istituto Orientale, dove i sacerdoti più meritevoli frequentano l'università per poi diventare, possibilmente, vescovi. Proprio lì aveva conosciuto il sacerdote Michele Pennisi, originario di Caltagirone (CT) poco distante da Piazza Armerina. Gli parlò e gli chiese di accettare la nomina a vescovo per la diocesi di Piazza, che aveva tanto bisogno di un personaggio degno di rivestire tale importante incarico. Il nostro aspirante vescovo accettò e diede la sua disponibilità. P. Capizzi allora informò l'autorità di competenza in Vaticano e il futuro vescovo fu nominato ufficialmente tale. In seguito avvenne la consacrazione nella Cattedrale di Piazza Armerina. In quei giorni mi trovavo in ferie, anzi, il giorno della consacrazione, avevo deciso di rientrare a Belluno, ma mio fratello, telefonicamente, mi pregò di assistere alla cerimonia, considerando il fatto che lui non poteva partecipare per questioni di salute (infatti da lì a qualche mese venne a mancare). Quel giorno per Piazza Armerina è stata una grande festa, la Cattedrale era stracolma di persone, c'erano tante autorità religiose e civili, tra cui tre cardinali e alcuni vescovi. Finita la cerimonia ritornai a casa anche un po' stanco e il giorno seguente ritornai a Belluno.

Lettera a sua Eccellenza Vescovo della Diocesi di Piazza Armerina
Eccellenza Monsignor Vescovo,
sono Salvatore Capizzi, fratello del compianto Gesuita Padre Carmelo, io vivo nel bellunese da circa 5Oanni, sono un sottufficiale dell'Esercito in pensione. Visitando il sito internet del Comune di Piazza Armerina, ho notato che tra i personaggi illustri della città non esiste il nome di mio fratello. Credo che Lei abbia conosciuto Padre Carmelo Capizzi e sia informato di quanto lustro ha dato al suo paese natio a Roma e in Italia con le sue opere religiose, letterarie e universitarie. Da ricordare anche quanto ha fatto per Piazza, che era intenzione del capoluogo della Provincia (Enna) di spogliare la città dei vari servizi e della stessa Diocesi, per trasferire tutto nel Comune di Enna. Mi rivolgo a Lei con fiducia, sperando di vedere al più presto il nome di mio fratello tra i personaggi illustri di Piazza Armerina, magari anche dedicandogli il nome di una via o piazza.
Nel ringraziarla  per quanto Lei potrà fare Le porgo cordiali saluti, Salvatore Capizzi, Limana, 04 agosto 2010.

Carmelo da giovane aveva un sogno
Carmelo da giovane aveva un sogno nel cassetto: fare il missionario. Fra tutte le cose che mio fratello avrebbe voluto fare, c'era la possibilità di fare il missionario. Egli avrebbe voluto girare il mondo per conoscere  la vita e i costumi dei popoli e nello stesso tempo mettere in pratica la sua missione che era quella di convertire al cattolicesimo le persone, ma tutto ciò non gli fu permesso e il motivo e presto detto. I superiori non ritennero necessario mandarlo in giro per il mondo ma tenerlo in Italia e quindi in Europa, dove la sua presenza era più utile e redditizia, sia per lo studio che per l'insegnamento. Da ciò si capisce che il nostro sacerdote non aspirava a una vita comoda e tranquilla, ma era sempre pronto a sacrificarsi per gli altri e per la gloria di Dio. Infatti da quando egli si era ammalato di cuore ed era stato operato di bay-pass (4 per la cronaca), lavorava sempre di più, non si risparmiava e non si fermava mai, come risulta dai vari documenti. Fino a quando il suo cuore cedette definitivamente il 5 dicembre del 2002.

continua in Racconti inediti su P. Carmelo Capizzi/12

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No alla chiusura dell'ospedale

NO AL DEPOTENZIAMENTO DELL'OSPEDALE E ALLA CHIUSURA DEL PRONTO SOCCORSO
Comunicato Stampa
L' UFFICIO PER L'ECUMENISMO E IL DIALOGO INTERRELIGIOSO, le Associazioni UCIIM, FIDAPA, CIF, QUARTIERI STORICI, LEGAMBIENTE di PIAZZA ARMERINA, ITALIA NOSTRA, ARCHEO CLUB, AIAS, UNIVERSITA’ DEL TEMPO LIBERO “I. NIGRELLI”, ROTARY CLUB,POLISPERTIVA ARMERINA(PALLAVOLO) TEAM 79, GROTTACALDA e FUTURA(BASKET), NEXT LEVEL (CALCIO) e ARMERINA CALCIO  riuniti in Assemblea Straordinaria, presso i locali della nuova Curia, allarmati dalle notizie di stampa, facendo tesoro dell'apprensione e preoccupazione dei Vescovi della Sicilia,
DENUNCIANO il tentativo maldestro, tutt'ora in corso, di depotenziare le strutture sanitarie in Sicilia, ivi compreso quello del Pronto Soccorso dell'Ospedale Civile "Chiello" di Piazza Armerina, negando, così, il diritto alla salute dei cittadini, garantito dalla Costituzione Italiana,
FANNO APPELLO altresì, alle competenti Autorità Cittadine, Provinciali, Regionali e Nazionali, affinché sia scongiurato questo infelice tentativo, "giustificato" da esigenze di mera razionalizzazione della spesa sanitaria nazionale. Ciò, in quanto non si tiene conto, ad esempio, delle precarie condizioni della viabilità nella Sicilia interna, nè, tanto meno, della presenza nel territorio dei numerosi turisti, provenienti da ogni parte del mondo, oltre 600 Mila, che ogni anno visitano il centro storico e i rinomati mosaici della Villa Romana del Casale di Piazza Armerina, dichiarati patrimonio UNESCO, fin dal 1997. Nonché della presenza del carcere mandamentale, i cui ospiti resterebbero del tutto privi di struttrure sanitarie, a cui hanno pieno titolo, in eventuali situazioni di emergenza. Platealmente, si ignora e disattende, inoltrre, la doverosa tutela della salute dei cittadini dei centri viciniori, quali Aidone, Barrafranca, Mirabella Imbaccari, Pietraperzia, Raddusa, S.Cono e Valguarnera. Fanno proprio il documento della Conferenza Episcopale Siciliana, in cui si afferma, perentoriamente, che «il depotenziamento delle strutture sanitarie in Sicilia che garantiscono ai cittadini il diritto alla salute e la paventata chiusura di alcuni presidi ospedalieri, destano apprensione e preoccupazione», auspicando «che i criteri di riorganizzazione della sanità siano ispirati alla dignità della persona umana, salvaguardando le zone disagiate e periferiche della nostra regione» e non da parametri, esclusivamente, economici di risparmio.
Per il Comitato Don. Antonino Scarcione, Piazza Armerina, 15-09-2016

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Edicola n. 42

Questa è l'Edicola Votiva n. 42 ed è quella situata in via Villarosa che collega via Castellina con via S. Giorgio, nella parte bassa del quartiere Castellina. La nicchia dove si intravedono, oltre a un vasetto con fiori in plastica, due statuette di gesso, quella a sx la Madonna dell'Immacolata Concezione e a dx, più grande, la Madonna con Bambino, è stata ricavata su un muro di una casa (o garage) a un solo piano e, devo dire, che è tenuta bene avendo pure uno sportellino in ferro col vetro. Però, guardandola bene da vicino mi sono accorto che come sfondo c'è un quadro fatto a mano e firmato, S. S... 12/10/1995, (non so dirvi se a olio) che rappresenta San Giorgio che uccide il drago. Ovviamente è chiara la coincidenza, in quanto quella zona di Piazza è chiamata San Giorgio, perché appunto lì esisteva una chiesetta dedicata a quel Santo. A pochi metri da questa edicola prima c'era un antico abbeveratoio di cui non si sa che fine abbia fatto e non si hanno nemmeno foto. Da questo abbeveratoio iniziava la zona chiamata riàna, il canale oggi sotterrato, che raccoglieva le acque nere assieme a quelle del torrente Rocca proveniente dall'alto del quartiere Casalotto, per convogliarle verso l'Indirizzo con destinazione il mare di Gela.

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Dolce ma spinosa

Non c'è niente da fare, il ficodindia per noi Siciliani è un frutto che ci ispira così tanto che lo vedrei come stemma sulla bandiera della nostra Isola. Potrebbe essere una proposta (indecente?) tra le altre da fare a Palermo. Questa volta il frutto sacro agli Aztechi ha ispirato una poetessa piazzese sino ad ora sconosciuta ai più.

Dözza Sp’nusèdda

Sign’ dözza e savurösa,
sp’nusèdda, rascòsa rascòsa,
cu pènza a mi pènza a S’cìlia sciurösa
cìna d culöri e sciampagnösa.

Fui p’ tant’anni u “Pàngh di Puv’rèddi”
cunurtànn’s d f’cud’nèddi:
mattìna, mad’giörn e ‘mpùru a sera
prima d cum’nzè a travagghiè arrèra.

Sanguègna, Muscarèdda e Surfarìna,
cösti i qual’tà da f’cudìna;
u bèu sö d stà tèrra i matùra
e di so sciùri ogn bàggh s culöra.

Cöst è u frùtt savurös e profumâ
u ciù mèggh ch’ poi truvèr zzà.

Maritena Cremona


Traduzione

Dolce Spinosetta

Sono dolce e saporita,
spinosetta, pungente pungente,
chi pensa a me, pensa alla Sicilia profumata
piena di colori e briosa.

Fui per tanti anni il “Pane dei Poveri”
consolandosi di ficodindia:
mattina, mezzogiorno e pure al sera
prima di cominciare a lavorare di nuovo.

Sanguigna, Muscaredda e Surfarina,
queste le qualità del ficodindia;
il bel sole di questa terra li matura
e dei suoi fiori ogni baglio si colora.

Questo è il frutto saporito e profumato
il migliore che puoi trovare qui.

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Ricordi inediti su P. Carmelo Capizzi/10

Ricordi e fatti inediti/10

A pochi giorni dalla morte del X Vescovo della nostra Diocesi Mons. Vincenzo Cirrincione, morto il 13 febbraio 2002, il Padre Gesuita piazzese Carmelo Capizzi esprime, sulla rivista dell’Ordine La Civiltà Cattolica, tutte le sue perplessità al perenne “pio sogno” degli Ennesi per avere la Diocesi nella loro città.  
«La diocesi di Piazza Armerina e un pio sogno di Enna, Marzo 2002 - La morte di Mons. Vincenzo Cirrincione (13 febbraio ultimo scorso) ha lasciato la diocesi di Piazza Armerina “vedova”. In questi giorni di “vedovanza” (con termine tecnico si direbbe “sedivacanzaa”), un giornalista ennese torna a ripetere che a Enna si accarezza un vecchio sogno: come capoluogo di provincia essa dovrebbe avere finalmente la sua diocesi. Ne avrebbe un diritto sacrosanto, pensa ed insinua il predetto giornalista anche se non lo dice apertamente. Qualche anno fa, invece, un suo èmulo fu più esplicito e patetico, anzi più categorico, nel proclamarlo. Naturalmente, la diocesi di Enna dovrebbe essere quella di Piazza Armerina, ottenendo, come primo passo, la nomina di Enna a con-cattedrale di Piazza. Poi verrebbe il resto per via di eliminazione. L’argomento ribadito dal nostro giornalista a questo proposito è uno solo e tutt’altro che nuovo. Enna, come egli ha ripetuto alcuni giorni fa, sarebbe in Italia “l’unico capoluogo di provincia che non ha sede vescovile” (La Sicilia, domenica 17/2/2002, art. "IN ATTESA DELL’11° VESCOVO"). Sia detto una volta per tutte: tale argomento è semplicemente falso e forse fondato su una velata dimenticanza (non diciamo ignoranza) dei fatti. Come appare da un testo ufficiale riedito ogni anno in Vaticano, l’Annuario pontificio, in Italia abbiamo non solo numerose sedi diocesane, che non sono capoluoghi di provincia, ma anche un certo numero di capoluoghi di provincia che non sono sedi diocesane. Se ne contano sei: Imperia in Liguria; Verbania – Pallanza in Piemonte; Varese, Sondrio e Lecco in Lombardia; Pordenone nel Friuli. Dunque Enna non è sola, ma … in buona e onorata compagnia. Su che cosa si fonda la predetta affermazione così ignara dei fatti? Che cosa suggerisce a Enna (più esattamente: a certi circoli ennesi insaziabili di potere) un’ambizione presentata piamente come aspirazione di “moltissimi cattolici”? Soddisfare questa aspirazione comporterebbe una nuova spogliazione truffaldina della “Città dei mosaici” a tutto vantaggio di un capoluogo, imposto alla Sicilia centro-meridionale da Mussolini per odio a Don Luigi Sturzo, già esiliato in Inghilterra, e a suo fratello Mario, vescovo appunto di Piazza Armerina fin dal 1903. Chi non è digiuno di storia locale sa infatti che nel 1926 la patria dei Trigona, uno dei casati più ricchi e potenti di Sicilia, di Prospero Intorcetta, primo traduttore in latino delle opere di Confucio, e dei generali Giuseppe Ciancio, comandante geniale del XIII Corpo d’Armata sul fronte Giulio, e Antonino Cascino, medaglia d’oro al valor militare, aveva undici mila abitanti in più della Castrogiovanni di allora. Soprattutto sa che era capoluogo del Distretto, del quale la futura Enna era semplicemente uno degli otto comuni componenti, sprovvisto di tanti uffici che Piazza Armerina già aveva da secoli. La risposta alle domande che abbiamo poste sarà sgradita a qualcuno, ma è facilissima e non ammette repliche. Il preciso “diritto” di Enna ad avere una diocesi propria si fonda su una premessa giuridica illusoria, mai esistita, cioè sulla necessità istituzionale di far coincidere in Italia il capoluogo di provincia coi capoluogo di diocesi. Nel Concordato del 1929 tale necessità non fu per nulla riconosciuta, ma si previde soltanto la convenienza di attuare, possibilmente, la predetta coincidenza caso per caso e sulla base di negoziati bilaterali delle due “Alte Parti contraenti” (art. 16). Le gravi difficoltà oggettive della materia e gli sviluppi politici generali susseguenti al 1929 resero lettera morta questo articolo del Concordato. Non se ne fece nulla. Il nuovo Concordato concluso il 18 febbraio 1984 è stato più spiccio: ha ignorato quella convenienza, stabilendo che “la circoscizione delle diocesi e delle parrochhie è liberamente determinata dall’autorità ecclesiastica” (art. 3 § 1). Le provincie sono dunque ignorate. In altre parole, la Chiesa e lo Stato italiano si sono mantenuti sempre più liberi di agire nel proprio àmbito circa le provincie e le diocesi, e la Chiesa ha rimaneggiato le diocesi (per lo più riducendole di numero) senza tener conto delle provincie. Essa ha dovuto badare non solo a tradizioni locali antichissime e molto complesse, ma soprattutto a motivi di convenienza pastorale, uno dei quali è la centralità e la facilità di accesso del capoluogo della diocesi rispetto al suo territorio. Ora tutti sanno che Piazza Armerina è al centro della sua diocesi e accessibile da ogni lato. Enna appollaiata e isolata su un terrazzo a 931 metri d’altezza sul mare, senza contare le difficoltà del suo accesso e i rigori del suo clima, verrebbe a trovarsi alla periferia nord della diocesi e sminuirebbe fortemente la funzionalità pastorale della curia vescovile allontanandola soprattutto dalla fascia meridionale (Niscemi, Gela, Butera, Riesi e Mazzarino), che comprende circa i due terzi della popolazione diocesana. Donde appare evidente l’inconvenienza, per non dire l’insipienza, del trasferimento sognato da certi circoli ennesi per puro amore di campanile. Tutti sanno o dovrebbero sapere che Enna, abusando con accanito egoismo delle istituzioni provinciali regalatele alla cieca da Mussolini, pratica fin dal 1926 verso Piazza Armerina la politica cinica del “mors tua vita mea”. Riflettendo su tante discriminazioni, emarginazioni e boicottaggi aperti o segreti, si ha l’impressione che Platia delenda! Sia il motto principale degli ambienti provinciali di Enna. Essi del resto, dimostrando un’ammirevole concordia e abiltà quando si tratta di trasformare in propri manutengoli e docili marionette certe “autorità” dello stesso Comune di Piazza Armerina, spesso, a quanto pare, politicamente ricattate e ingannate, e più spesso ancora comprate sottobanco col solito piatto di lenticchie. Quei circoli, in ogni caso, dimenticano la genesi problematica, per non dire autoritaria e losca, della provincia di Enna, che, a conti fatti, esercita solo una funzione parassitaria ed erosiva sui Comuni che la compongono: la funzione di un cancro istituzionale coltivato sulla pelle della povera gente. Lo confessò, apertamente, circa quindici anni fa, un suo sindaco democristiano, che nel frattempo ha fatto carriera. Del resto chi ha gli occhi e giudizio sano si domanda: perché mai la ex-Castrogiovanni, in 76 anni di godimento dei privilegi di capoluogo di provincia è riuscita soltanto a bloccare il suo territorio provinciale tra le aree più povere e depresse d’Italia? Perché mai la popolazione di Enna da circa 27.000 abitanti del 1926 si è fermata soltanto ai circa 28.300 abitanti di oggi? Ragusa, invece, fatta capoluogo di provincia nello stesso anno, ha almeno raddoppiato la sua popolazione, che oggi conta circa 75.000 abitanti effettivi. Data la posizione topografica di Enna, è superfluo porsi problemi di sviluppo urbanistico in vista di uno sviluppo globale della provincia. La costruzione di Enna Bassa è un ripiego disperato e per più versi un palliativo dispendioso, data la distanza e il dislivello che le separa dalla vecchia Castrogiovanni, dove si trovano gli uffici, le chiese, i conventi, il carcere e il cimitero. E finalmente ci si domanda per qual motivo Enna tenga gli occhi cupidi puntati sulla diocesi di Piazza Armerina e non su quella di Nicosia, che rientra ugualmente nel suo territorio provinciale, chiamato pomposamente “l’Ennese”; perché, infine, imitando gli islamici nel trattare i cristiani, Enna non sappia che cosa sia la reciprocità. Vuole da Piazza l’onore di essere sua con-cattedrale, ma non vuole restituirle o concederle nessun ufficio e nessuna risorsa di con-provincia, anzi cerchi di impoverirla, soffocarla e degradarla in tutti i modi. La gente di Piazza è costretta a inerpicarsi dispendiosamente a Enna per tanti servizi che potrebbe avere (e, fino a pochi anni or sono, aveva) a casa propria. Peggio ancora, la gioventù piazzese è costretta ad emigrare sottraendosi all’asfissia economica e occupazionale ormai cronica. Si pensi, ad esempio: Enna ha impedito che a Piazza Armerina si aprisse una sede distaccata dell’INPS, e l’ASL di Enna impedisce tuttora che lo stesso ospedale nuovo di Piazza Armerina abbia una sala di rianimazione. Tutti fatti e interrogativi lasciano indovinare la vera natura del pio sogno di certi ennesi, la cui gloria consiste soltanto nel farsi grandi riducendo Piazza Armerina a un paesaccio senza importanza, nonostante la splendida Villa Romana del Casale, la rara bellezza del suo sito e della sua struttura urbana, e l’apertura recentissima della Facoltà di Scienze del Turismo. Ma cambierebbe rotta politica e crescerebbe in efficienza amministrativa Enna, se – tanto per fare un'ipotesi – vi si trasferisse una sede diocesana? Dopo 76 anni di triste esperienza, tutto induce a dubitarne, se non a rispondere francamente di no. Carmelo Capizzi».

continua in Ricordi inediti su P. Carmelo Capizzi/11

cronarmerina.it

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