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Cronarmerina - Aprile 2025

Fontanella Villa Ciancio/n. 4

 
Questa fontanella in ghisa è quella della Villa Ciancio, chiamata così perché intitolata al generale della I Guerra Mondiale, il piazzese Giuseppe Ciancio (1858-1932). La villa ancora nell'Ottocento non c'era perché al suo posto c'era 'nvaddöngh sulla sommità del quale, secoli prima, erano state costruite le antiche mura della Città (Torre Patrisanto etc.). In questa valle c'era l'antica chiesetta dedicata a Santa Maria dell'Udienza che, successivamente, venne demolita per riempirla, eliminado così la forte pendenza. Negli anni 20 la villetta chiamata Francesco Crispi risulta ancora senza recinzione e quando questa viene fatta prende il nome di Giardino delle Rose. Tutti però la conosciamo come Villetta Roma, perché si estende lungo tutto il primo tratto dell'ex via ferrerìa o f'rrarìa, chiamata così perché prima c'erano molte officine d' f'rràri (fabbri) e 'nfèrrascècchi (maniscalchi). Questa via, ormai divenuta solo di passaggio, prima era tra le più frequentate perché piena di botteghe, negozi e attività artigiane. I motivi erano molteplici. Era la via che, per chi proveniva dalle località a sud della provincia, portava subito al centro della Città (allora Piazza Garibaldi) e poi al quartiere Monte, che comprendeva la Cattedrale, l'Ospedale e il Carcere (Castello Aragonese), oltre alle tante scuole e numerosi monasteri. L'esposizione 'nfàcci sö (al sole) era assicurata per gran parte della giornata e risultava molto importante in inverno, tutto ciò consentiva agli artigiani di lavorare all'aperto senza spreco di elettricità (mancante sino ai primi anni del '900). Inoltre, quello che faceva la differenza rispetto alle altre vie, era la larghezza della strada e del marciapiede, molto rilevanti per l'esercizio delle attività e l'esposizione dei manufatti. Anche per questi motivi la via Roma è stata la sede per diversi anni della fiera annuale. La fontanella sino agli anni '60 era molto frequentata da giovani e meno giovani, perché non in tutte le abitazioni c'era l'acqua corrente e specie in estate era comoda p' p'gghiè 'na buccàda d'égua frésca!
Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it
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Giovanni Giudice, marmista / 2

La famiglia di Giovanni Giudice negli anni '30

 Il nipote Carmelo Nigrelli ricorda

2^ Parte

 
Durante la II Guerra Mondiale, nella bottega di mio nonno (n.d.r. Giovanni Giudice) in via Mazzini¹, dietro una enorme lastra di marmo, un piccolo gruppo di antifascisti ascoltava Radio Londra. Nella primavera 1943 su questa lastra erano incise le parole: "A Valfredo Carducci, fratello del poeta, maestro di Benito Mussolini, Piazza Armerina, morto in questa casa il 30 aprile 1919"² che era stata commissionata dal podestà e doveva essere collocata sulla facciata della casa in via Mazzini. Il gruppo di antifascisti che ascoltava Radio Londra era formato da cinque o sei persone: il ferroviere Di Marco, palermitano, insieme al fratello ingegnere e inventore di un modello di motosilurante MAS, licenziato perché antifascista; un altro ferroviere, tappezziere, catanese³; un ufficiale dell'esercito di stanza presso la polveriera, anch'egli palermitano. Mio zio Totuccio, che aveva 14 anni4, stava sulla porta come vedetta. Un altro gruppo, tutto di piazzesi, si riuniva presso la farmacia Salemi, ospite del dott. Gino. Nel giugno 1943, il più temuto caposquadra della milizia fascista, Totò Russo, andò da mio nonno e gli disse che negli uffici c'era un documento che lo riguardava e che, da lì a poco, lo avrebbero potuto mandare lontano dalla città. Lo aveva voluto avvertire, rispettandolo pur se di idee antifasciste, che stava per essere inviato al confino. Mio nonno rispose: "Qualunque cosa le abbiano detto di me, si ricordi che io, qui, faccio solo il marmista". Per fortuna, poche settimane dopo, arrivarono i canadesi e gli americani che il 10 luglio erano sbarcati a Gela. Carmelo Nigrelli
 
¹ Il Giudice ebbe due botteghe in via Mazzini, la prima al n. 72, dove oggi c'è un macellaio, la seconda al n. 73, oggi negozio di Ceramiche Vitali. Mio padre Gino Masuzzo, falegname, lo conobbe perché acquistava le lastre di marmo da mettere sui comodini delle camere da letto e, quando aveva il negozio di ferramenta in via Garibaldi 11, il marmista, ormai pensionato, spesso lo andava a trovare per scambiare quattro chiacchiere tra una presa e l'altra di tabacco. Inoltre il Giudice fu il marmista che negli anni '30 trasferì l'altare dell'ex chiesa di Sant'Agata (al Monte) in Cattedrale, ricomponendolo nella navata di sinistra accanto all'entrata della sagrestia. 
² A tal proposito leggere tra le "RICERCHE STORICHE" di questo blog i 4 post sulla Famiglia Carducci a Piazza dal 31 ottobre 2013. 
³ Era addetto a rivestire di velluto i sedili delle carrozze di I Classe e mio padre Gino Masuzzo mi ha precisato che si chiamava Spinelli. 
4 Era figlioccio di battesimo di mio nonno materno, poeta-falegname Gaetano Marino Albanese (1889-1958), per questo motivo col marmista Giudice si chiamavano compari. (tra i commenti arrivati c'è quello del 12/5/2014 del nipote Carmelo, dove ci precisa che non si trattava del battesimo ma della cresima).

Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it
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Giovanni Giudice, marmista / 1

Giovanni Giudice, 1897-1966

  Il nipote Carmelo Nigrelli ricorda

1^ Parte


Oggi, 25 aprile 2014, voglio raccontare una storia vera di famiglia. Mio nonno Giovanni Giudice, classe 1897, palermitano, venne a Piazza alla fine del 1924 insieme al maestro Andrea Manzella. Lo scultore palermitano aveva ricevuto l'incarico di realizzare il monumento ai caduti da collocare in piazza Umberto I, ai piedi della chiesa di S. Stefano*. Mio nonno era stato allievo di Manzella all'istituto d'arte di Palermo e il maestro lo aveva voluto con sé in bottega. Poi, a diciannove anni, con il grado di caporale, era partito per il Carso (vi mostro la foto fatta prima di partire per il fronte e destinata a essere collocata sulla tomba). Durante l'undicesima battaglia dell'Isonzo, sull'altipiano della Bainsizza, in Slovenia, nell'agosto 1917, era stato preso prigioniero e portato in Germania a Francoforte sull'Oder, dove sarebbe rimasto due anni. Tornato a Palermo aveva cominciato a lavorare con il maestro Manzella. A Piazza coordinò i lavori di costruzione del Monumento ai Caduti della I Guerra Mondiale e poi decise di trattenersi perché ebbe l'incarico da parte di diverse famiglie nobili locali, per la costruzione di cappelle gentilizie, spesso firmate da progettisti, ma progettate e realizzate da mio nonno Giovanni Giudice. Il 26 dicembre 1925 sposò, a Palermo, mia nonna, Francesca Ferbo, che rimase ad abitare nella capitale ancora per cinque o sei anni, venendo a Piazza di tanto in tanto con i figli (mia mamma nata nel 1927, mio zio Totuccio nato nel 1929 e mi a zia Anna nata nel 1932). Mio nonno era socialista e, forse, lo era diventato proprio nelle tronche del Carso. Lo sapevano tutti a Piazza. Nel 1933 la famiglia si trasferì definitivamente a Piazza, andando a vivere in una casa acquistata alla Castellina. Nella primavera del 1940 mio nonno realizzò il monumento al gen.le Antonio Cascino su progetto dell'arch. Domenico Roccella, morto a Roma pochi anni dopo, con le sculture di Giandomenico de Marchis. (continua)

*Poi chiamata Piano Duilio, oggi Piazzale Litterio Villari.
Gaetano Masuzzo/cronarmerina

 

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Piano Duilio diventa Piazzale Villari

Laura Saffila, Riccardo e Pierluigi Villari, Filippo Miroddi*

Ieri tra le iniziative dell'Amministrazione Comunale per ricordare la Festa della Liberazione dal nazifascismo, c'è stata quella della nuova intitolazione del Piano Duilio a Litterio Villari. Generale Ispettore dell'Esercito Italiano, il Villari, nato a Piazza Armerina nel 1921 e morto a Roma nel 2004, è ricordato soprattutto come Storico Piazzese che con le sue 60 opere, 9 commemorazioni e 14 conferenze, ha studiato, approfondito, svelato e divulgato la storia millenaria della nostra Città. Per chi volesse approfondire la sua biografia può consultare i post sul Gen.le Litterio Villari.

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Aprile 1940

Accadeva a Piazza 5 anni prima della Festa della Liberazione

Siamo qualche settimana prima dall'inaugurazione del monumento al nostro eroe della I Guerra Mondiale Gen.le Antonino Cascino (1862-1917). Il monumento costruito dall'architetto piazzese Domenico (Mimì) Roccella (1903-1946) e dallo scultore Alfredo De Marchis è già pronto sulla vasta piazza dî Buttièddi  che prederà il suo nome. La statua in bronzo è ancora coperta dal telo bianco che sarà tirato giù il prossimo mese di maggio 1940, a pochi giorni dall'entrata in guerra dell'Italia al fianco dei Tedeschi (10 giugno 1940). Ingrandendo la foto si notano le firme "MUSSOLINI" sia sotto la scritta sul lato Est del monumento "Combattere e se occorre morire..." (ripresa dal discorso tenuto a Parma nel 1914 dall'allora socialista-inteventista Benito Mussolini), sia sotto la scritta sulla cabina elettrica a sx in primo piano che dice "Questa è l'epoca nella quale bisogna sentire l'orgoglio di vivere e di combattere" tenuto il 28 ottobre 1934 e che si concludeva con "Questa è l'epoca in cui un popolo misura, al metro delle forze ostili, la sua capacità di resistenza e di vittoria". L'inaugurazione¹ alla presenza dell'alto dirigente del Partito Fascista e grande mutilato di guerra Carlo Delcroix (1896-1977) avverrà in un clima di grande entusiasmo perché il Duce, credendo che la guerra iniziata sei mesi prima volgesse ormai al termine e pensando che l'Italia dichiaratasi non belligerante restasse esclusa dal "tavolo della pace", stava per entrare in guerra contro gli Alleati. Stava convincendo tutti che sarebbe stata una vittoria "lampo", nonostante fosse chiaro sia lo stato di grave impreparazione delle forze armate italiane, sia lo stato economico carente e debole. A tal proposito notare in basso a dx della foto il moderno mezzo di locomozione più diffuso nella nostra Città in quel periodo (il mulo), subito dopo aver fatto il pieno nella vicina e semplice pompa di benzina ESSO in basso al centro.

¹ Per visionare il filmato originale andare su http://www.youtube.com/watch?v=D28PGNmIaME        

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Buon compleanno ROMA

 
Il Natale di Roma, conosciuto anche col nome di Romaia, è una festività laica legata alla fondazione della città di Roma, festeggiata il 21 aprile. Secondo la leggenda Romolo avrebbe fondato la città di Roma il 21 aprile del 753 a.C. Da questa data in poi derivava la cronologia romana definita con la locuzione latina Ab Urbe Condita, che contava la data dalla fondazione della città. In epoca fascista, a partire dal 1924, il 21 aprile era festa nazionale e in tale occasione si festeggiava anche la Festa dei Lavoratori. Tale consuetudine fu abolita nel 1945 e la festività fu rispristinata solo nel Comune di Roma.
Il 21 aprile del 1934 si sposarono i miei suoceri Rosaria e Biagio Platania e, inoltre, nel 1953 si registra la nascita del famoso (!) Gaetano Masuzzo.
 
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Non solo parole

Alcune comparse di "Piazza Medievale" davanti il Gran Priorato di Sant'Andrea
PIAZZA MEDIEVALE
 
"Quando la politica, associazioni culturali e impresa si incontrano e lavorano su un progetto comune, i risultati possono essere positivamente imprevedibili. La giunta Miroddi, in contro tendenza rispetto alle amministrazioni precedenti, sta tentando una nuova strada A COSTO ZERO! Dando spazio e supporto logistico-organizzativo, ha permesso la realizzazione di un evento-chiave: PIAZZA MEDIEVALE. Un nuovo modo di fare e di pensare al turismo, una strategia di promozione e di organizzazione di eventi mirata a creare un BRAND TURISTICO, un circuito all'interno del nostro centro storico che attiri turisti da tutto il mondo ma soprattutto si colleghi ai flussi in aumento alla nostra Villa Romana. Giorno 26 Aprile saremo già alla terza edizione dei week end medievali, e già le notizie sono molto incoraggianti. Dovrebbero convenire da tutte le parti del Meridione d'Italia le principali agenzie turistiche specializzate nei pacchetti week end per esaminare le proposte "medievali" in atto in un educational tour. Finalmente i fari della programmazione turistica puntati su di noi! Non è un risultato da poco, credetemi, e il principale merito va alla tenacia e all'energia di Ettore Messina e a Filippo Miroddi che incarna veramente un nuovo "modello" politico, per lo meno qui nel nostro territorio. Quindi prossimo appuntamento con PIAZZA MEDIEVALE sabato 26 Aprile! In bocca al lupo a tutti. - Raffaella Motta - oggi su facebook"
Gaetano Masuzzo/cronarmerina
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Commemorazioni e conferenze del Villari

Il volume da cui ho tratto i dati su tutte le pubblicazioni etc.
Le commemorazioni e le conferenze
Lo storico Litterio Villari dal 1968 al 1998, oltre alle 60 pubblicazioni, effettuò ben 9 commemorazioni e tenne 14 conferenze, quasi tutte inerenti ad argomenti e personaggi della sua tanto amata Ciàzza. Eccovi l'elenco completo:
Le 9 Commemorazioni
1968 - Gen.le Antonino Cascino c/o Liceo Classico;
1976 - Ammiraglio Amerigo Conti c/o Società Operaia;
1978 - Gen.le Antonino Cascino c/o sede "Famiglia Piazzese" Roma;
1979 - Ammiraglio Amerigo Conti c/o locali Nastro Azzurro Roma;
1980 - Tenente generale S.Te.A. G. B. Piacquadio, c/o Municipio di Colle Sannita (BN);
1988 - Medaglia d'Oro al V.M. Gustavo Roccella;
1990 - Medaglia d'Oro al V.C. Boris Giuliano c/o Società Operaia;
1995 - Padre gesuita Francesco Saverio Saetta c/o chiesa di Sant'Ignazio;
1996 - Principe Gaetano Maria Starrabba fondatore di Pachino c/o Teatro Garibaldi;
 
Le 14 Conferenze
1977 - Piazza Armerina ieri e oggi c/o Scuola Media;
1977 - Giuseppe Ciancio uomo retto, semplice, saggio c/o Ist. Magistrale "F. Crispi";
1978 - Giuseppe Ciancio c/o "Famiglia Piazzese" Roma;
1978 - Presentiamo la città di P. Armerina e le sue rivendicazioni c/o "Famiglia Piazzese" Roma;
1979 - La Comarca di Piazza c/o locali F.U.C.I.;
1980 - L'Università degli Studi di Piazza, fondazione, progresso, fine c/o Jolly Hotel;
1980 - L'Università degli Studi di Piazza, fondazione, progresso, fine c/o P. Ist. Orientale Roma;
1983 - P. Armerina nel '500 e nel '600, Convegno "Scienziati siciliani gesuiti in Cina sec. XVII";
1984 - L'incidenza degli Ordini religiosi nella città di P. Armerina c/o C. S. Pop. Progressio;
1986 - Il colle di S. Domenico, otto secoli di storia gloriosa c/o Circolo di Cultura;
1986 - Piazza Armerina come centro culturale c/o chiesa S. Giovanni di Rodi;
1991 - I Gesuiti a Piazza Armerina c/o Circolo di Cultura;
1991 - Piazza nel '700 c/o Convegno di Studi in onore di "Filippo Arena";
1998 - L'apparizione della Beata Vergine Maria a Piazza 650° c/o Teatro Garibaldi.
Il generale poco prima di venire a mancare destinò l'appartamentino di via S. Pietro al Comune di Piazza Armerina, con l'obbligo di farne la sede dell'Ente da lui promosso: il Gruppo Archeologico piazzese.
Desidero concludere con le ultime righe del libro nella foto, scritto dalla moglie Pia nel giugno del 2006: <<Ci auguriamo che l'opera di questo piazzese che si è battuto con onestà, sincerità e passione per la sua città non resti vana e che, in futuro, ne sia seguito l'esempio>>. Il generale Litterio Villari riposa per sempre per sua espressa volontà sulle colline dell'antico Sannio, nel cimitero di Colle Sannita in provincia di Benevento, luogo d'origine della famiglia della moglie.
N.B. Oltre a questi post leggetevi pure Piano Duilio diventa Piazzale Villari

Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it

 

 

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