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Gaetano Masuzzo

Gaetano Masuzzo

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7^ Veduta della Città

Disegno della veduta 1760 ca.

Eccovi un altro disegno della nostra Città più recente rispetto agli altri già proposti. Infatti, la veduta da Ovest ci mostra la Chiesa Madre finalmente sormontata dalla cupola. Se consideriamo che il maestro locale (non viene precisato se della nostra Città) Michele Boncardi, realizza nel 1760 il tamburo in mattoni che dovrà sostenere la cupola e che l'architetto catanese Francesco Battaglia la completa nel 1767, questo disegno molto probabilmente è di quel periodo. Oltre alla cupola risaltano in alto a dx il Castello Aragonese, sotto la Chiesa Madre la chiesa degli Angeli Custodi, più in basso la chiesa di S. Nicola (poi anche della Madonna della Catena), che in quegli anni minaccia rovina, e una grande porta, quella dei Catalani. In alto a sx il campanile della chiesa di S. Francesco. In quel periodo Platia conta 16.000 abitanti e dal 1735 non fa più parte del regno asburgico bensì del regno spagnolo dei Borboni. Il re spagnolo Carlo III di Borbone nel 1767 decreta l'espulsione dei Gesuiti dal Regno delle Due Sicilie. Nella sola Sicilia vengono chiusi ben 35 collegi gesuitici, tra questi quello di Platia eretto oltre centosessanta anni prima.

(8^ Veduta della Città)

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Famiglia Jaci

D'azzurro al leone d'oro tenente con la branca anteriore una palma di verde e con la sinistra una spada volta in giù e inflitta in uno scudo, il tutto in oro.
La famiglia Jaci (alias Iaci) è originaria di Valenza (non viene precisato se trattasi della città spagnola o del comune in provincia di Alessandria, una volta facente parte della marca del Monferrato), portata in Sicilia da Arnaldo regio segretario nel 1339. 1409 Francesco è mastro notaro della Gran Corte e ottiene la terra di Jaci (non specificato il sito). La famiglia de Jaci (o de Jacio, di Jace) è presente già nel 1510 a Pietraperzia e nel 1514 a Convicino (poi Barrafranca). 1455 Giovanni de Jachi è priore carmelitano a Mazzara. 1520 la famiglia Jaci è presente ad Aidone ed è iscritta alla Mastra Nobile a Pulice (come veniva chiamata allora la nostra Città). 1538 Giovanni Filippo Jaci concede una piccola casa colonica e un piccolo appezzamento di terra in cotrada Rambaldo a dei frati Francescani Cappuccini. 1596 Girolamo di Jaci senior compra i feudi Baccarato e Fargiuni. 1610 Giovanni Francesco ottiene il titolo di barone di Feudonuovo (c/o Aidone). 1630 ca. Domitilla Sanfilippo è vedova di Giacinto Jaci e la figlia, Pelagia, sposa nel 1633 Diego Platamone barone di Pòjura. 1638 Girolamo di Jace junior è proconservatore di Mazzara, giurato e capitano di giustizia della nostra Città nel 1629 e nel 1641 è barone del Casalotto che vende nel 1681. Nel XVII secolo la famiglia Jaci è la più cospicua di Aidone. 1702 Agostino Iaci senior è barone e giurato. 1736 Bartolomeo Iaci è padre gesuita docente nel Collegio della Città. 1743/44 Paolo Jaci barone di Feudonuovo è giurato. 1752 Agostino Iaci junior barone di Feudonuovo e Magnini è giurato della Città nel 1760 è capitano di giustizia, nel 1771 è anche barone di Vallegrande, nel 1791/92 è senatore e nel 1799 è patrizio. 1802/1803 Benedetto Jaci barone di Feudonuovo e Magnini è senatore, nel 1812 fa parte della corrente che accetterebbe la concessione da parte del Re della Costituzione del 1812. 1804/1805 Giuseppe Iaci-Tedeschi barone di Feudonuovo è tra i senatori che accolgono a Piazza il re Ferdinando II e nel 1816 è tra i consulenti (consiglieri comunali), nel 1819 è secondo eletto quindi coadiutore del Sindaco e nel 1837/39 è decurione (consigliere comunale). 1827 Agostino Iaci-Genova barone di Feudonuovo è secondo eletto nell'amministrazione comunale e nel 1837 è decurione (consigliere comunale) e nel 1839 è decurione 2° eletto. Nei primi anni del Novecento il titolo di barone di Feudonuovo è di Benedetto Iaci il quale, sposato con Margherita principessa di Rosso di San Secondo-Palermo, non ha eredi e pertanto alla sua morte il titolo passa nel 1927 al fratello Giuseppe. Da questi il titolo passa al primo dei suoi 3 figli, Agostino, Donato e Benedetto. Agostino, avendo avuto due figlie, alla sua morte passa il titolo a suo fratello Donato che, a sua volta, lo trasmette al primo dei suoi 4 figli maschi, Giuseppe, Ermanno, Giovanni ed Enrico. Alla morte di Giuseppe, che ha avuto solo 2 figlie, il titolo è passato al primogenito di Ermanno, Stefano, attuale barone. A Piazza esiste una via dedicata a questa famiglia, via Iaci, che da piano Demani va a Scalazza S. Veneranda e, inoltre, â calàta û Cullègg (di fronte la farmacia Gurreri) c'è il Palazzo della famiglia Jaci. E' quello costruito dal duca Desiderio Sanfilippo poi passato alla famiglia Genova di Cutomino e nel 1705 alla famiglia Jaci. Infatti, sul mascherone dell'arco del portone si può ammirare il loro bellissimo stemma. Inoltre, ho trovato uno stemma nella chiesa del Carmine. Gaetano Masuzzo/www.cronarmerina.it

La festa perenne

W. A. Bouguereau, Affetto materno, 1869

Per la festa della mamma questo meraviglioso quadro e due frasi:

   «La mano che fa dondolare la culla è la mano che regge il mondo»

W. R.  Wallace

«Le verità che contano, i grandi principi, alla fine, restano sempre due o tre. Sono quelli che ti ha insegnato tua madre da bambino»

E. Biagi

 

Inoltre, questa poesia di Tanino Platania per tutte le mamme

 MAMMA

Il silenzio si adagia
sulla soglia dell'anima
e tra ammassi innocenti di poesia,
una carezza d'antica mano
mi solletica il cuore.
La riconosco,
traboccante e austera
alla vecchia maniera,
perché in quegli anni corti,
me le suonavi per davvero, mamma.
 
Sì! Corti, come i miei pantaloni, mamma!
E comunque, quanto bastavano a scoprire
le gambe delle mie bugie.
 
Ora, in questa diversità di vita
che passa e ci sorpassa,
l'amore tuo lo sento ancora addosso,
ma continuo a nascondere
nei miei silenzi
il meglio di te, mamma.
 
Acqua buona e fresca eri per me
e sempre mi ritrovo a bere di te,
nei riflessi di una mia gioiosa lacrima
il tuo dolce sorriso
e se un bimbo chiama mamma
quel nome sei sempre tu.

Tanino Platania

 

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Che chiesa a Palermo!

Chiesa del Gesù a Palermo, 9 maggio 1943

Proprio settanta anni fa Palermo subì un terribile bombardamento aereo americano. Allora le bombe non erano molto intelligenti (come se oggi lo fossero) quindi tantissimi monumenti furono rasi al suolo. Tra questi fu danneggiata parecchio, e si vede dalla foto, la Chiesa del Gesù altrimenti conosciuta come Casa Professa. Secondo me è tra le più belle chiese che esistono al mondo, scusatemi, ma non sto esagerando. Da fuori sembra una normale, ma dentro... Consiglio sempre a chi va a Palermo di farle una visita, per provare quello che ho provato io, quando l'ho scoperto per caso girando per uno dei quattro quartieri del centro storico della Città, Ballarò. Facile da raggiungere: si trova a 150 metri dai Quattro Canti o 100 metri da Piazza Pretoria, dalla via Maqueda si prende via dell'Università e subito si arriva davanti la chiesa. La prossima volta che andate a Palermo, entrateci e fatemi sapere. All'inzio del 1600 fu ampliata dall'architetto responsabile delle fabbriche dei Gesuiti in Sicilia, padre Natale Masuccio (in latino Masuzzo) che fu tra i primi architetti interpellati per la costruzione della nostra Cattedrale nel 1604.

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