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Gaetano Masuzzo

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Cu Marcu Tr'gona/4

4^ e ultima parte de

A tu p'rtu cu Marcu Tr'gona

Ma ggh'è 'ncriv 'n celu ch' semp zérn!
Ieu vo u frumént senza m'schigghi e 'mbrogghi:
l'aièna, a paparina e u centufogghi:
î scarta e î gecca dritti ô 'nfern!
 
Pâ s'ntenza eterna però, ggh'è d' sp'ttè!
'Nveci, 'n d'lùvi, com ê témpi d' Nuè,
fasgéss, 'nt'mmnù, Ciazza pulita
d' cössa razza mal'dëtta!
 
Ma nan è giust, pî gent tënti,
fè patì l'armi 'nnucenti.
Parra â Matri dû S'gnör, com tu sai!
Diggh d' Ciazza e dî so guai!
 
Cu i to prieri Iedda n' iuta:
sign s'cur ch' a tì t' scuta!
Nan sû scorda ch' p' l'öggi so beddi,
fasgësti a cresgia ciù v'sgìna ê stëddi!
 
D' rosa l'auba u celu p'nz'ddia...
Ddà 'ncav a dduna ciù nan sp'cchialìa.
U söi, p'tì ch' sì 'mplalà zzà,
s'è giörn o nöit, chi ggh' fa?
 
Ma pî me ossi, sta muddura
nan è cert a meggh cura!
Perciò, cariss'm baröngh,
t' ddasc e 'nciöd a d'scussiöngh!
 
Ora u sai cö ch' haia fè.
M' raccumann! Nan tû scurdè!
E sp'röra ch' p' Ciazza zira a rota
e d'vènta arrera a Plutia d' na vota!
 
                                                                                          Aldo Libertino
 
 
*Per l'introduzione, la nota biografica e quella letteraria: vedi 1^ parte;
**Prossimi giorni un altro post sarà dedicato alla traduzione.

2^ Veduta della Città

Quadro di S. Andrea Avellino con Maria SS. delle Vittorie
Particolare del quadro 1626-1641
Questa è la seconda veduta che abbiamo della nostra Città. Il periodo è quello all'inizio del '600 e non si distacca molto dalla prima che vi ho fatto già vedere, anche perché la visuale è sempre dal borgo Casalotto. Questa veduta la troviamo nel dipinto che il pittore Antonino Cinniardi effettuò in onore di Sant'Andrea Avellino tra il 1626 e il 1641. Sono passati quasi quindici anni da quando sono giunti da Napoli due Padri Teatini con una reliquia del Beato Padre Andrea Avellino (1521-1608), consistente in un ciuffo di barba, che hanno donato al sacerdote piazzese Andrea Trigona dei baroni di S. Cono Superiore. Questo ciuffo è diventato mezzo di molte guarigioni e addirittura, nel 1624, preserva in parte la Città dalla peste che sta facendo stragi in tutta l'Isola. Tutto il popolo di Platea è grato al Beato Teatino tanto che nel 1626 è dichiarato 2° Compatrono della Città dopo S. Vincenzo Ferreri. E' in questa occasione che viene commissionato il quadro che oggi possiamo ammirare, dopo il restauro ultimato nel novembre del 2011, alla Pinacoteca Comunale di via Monte. Il restauro del quadro, che misura 185 x 256 cm, ci ha consegnato in maniera ancora più netta una "foto" di Platea o Chiàzza, come veniva chiamata allora, dove si riconoscono in primo piano la porta di S. Giovanni Battista con a dx la Commenda. Al centro la chiesa di S. Stefano costruita da pochi anni e ancora mancante della facciata col campanile (come la vediamo oggi verrà completata nel 1742). Per quanto riguarda tutta l'altra parte, possiamo dire che è perfettamente uguale alla prima veduta, tranne che per due particolari. Il primo è la presenza della guglia sul campanile, proprio al centro del disegno, della chiesa e monastero di S. Giovanni Evangelista oggi mancante. Il secondo particolare è l'esistenza di una processione ecclesiastica, la testa della quale già si trova in quella che oggi chiamiamo via Garibaldi. Mentre la parte seguente è ancora dietro un simbolo sacro con i raggi dorati (forse il Corpus Domini), sul Piano Patrisanto o Piano Teatini, oggi piazza Martiri d'Ungheria, dove al centro si nota una grande croce con la base rialzata.
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Ospedale di Piazza/3^ Sede - 2° Nome

Via Mazzini

Nel 1444 Graziana, figlia della nobile Giacoma Villardita, fa trasferire l'Ospedale per gli infermi di S. Calogero e di S. Maria degli Angeli, fondato dalla madre nel 1420, sul piano di S. Giuseppe. Questo trasferimento è dovuto all'esigenza di un ospedale più grande e con una chiesa accanto capiente e funzionale. A tali requisiti risponde l'edificio della strata di la carrera che è in comunicazione con la chiesa vicina dei SS. Filippo e Giacomo. Qui l'ospedale continua a chiamarsi Ospedale di S. Calogero e di S. Maria degli Angeli, gestito dai frati Ospedalieri dell'Ordine di S. Giacomo d'Altopascio. In questo periodo si ha l'esigenza di un più capiente ospedale perché la popolazione è vicina ai 10.000 abitanti. Circa dieci anni dopo, nel 1454, e poi nuovamente nel 1460, le ennesime epidemie di peste e le immancabili carestie, ridurranno gli abitanti a quasi 8.000. Nell'edificio dove è ospitato l'ospedale, nel 1583, vi si trasferiranno i Padri Agostiniani della Provincia di Sicilia provenienti dalla sede di via Madonna della Facciranna al Monte (poi via Madonna della Stella) e trasformeranno la chiesa dei SS. Filippo e Giacomo in quella di S. Agostino. Eccovi spiegato il nome di via S. Agostino, strada accanto a sx dell'edificio nella foto, dove io ho vissuto per tanti anni.  

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