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Gaetano Masuzzo

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Le vie di Piazza/S parte 2^

Via Sette Cantoni, Piazza Armerina

Dal 20 ottobre 2016 ho iniziato ad elencare tutte le strade di Piazza Armerina, con scritto accanto da dove iniziano sin dove arrivano, per meglio localizzarle. Lo scopo principale è quello di far conoscere ai Piazzesi e non il nome sia delle strade conosciute, sia delle tante sconosciute ai più e con nomi particolari. Ogni post elencherà le vie in ordine alfabetico e, per quanto è possibile, è stato messo a chi è stata intitolata. Si accettano segnalazioni di eventuali vie sfuggite nella compilazione.

S/parte 2^

Scalazza SANTA VENERANDA, (chiesa) da via Castellina a via Bonifacio
Via SANTA VENERANDA, (chiesa) da via Sette Cantoni a largo S. Veneranda
Via SANT'ELIA, (baronia) da via Monte a via Floresta
Vico SANT'ELMO, (chiesa) da via Castellina a via S. Veneranda
S.ta SANT'IPPOLITO, (chiesa) da via Mandorla a piano S. Ippolito
Piano SANT'IPPOLITO, (chiesa) da salita Cappuccini a viale della Libertà
Largo SANT'ONOFRIO, (chiesa) da via Monte Prestami a via Vitt. Emanuele II
Via SANTORO, (Francesco, filosofo francescano) da via S. Nicolò a via Tornetta
S.ta SANTO STEFANO, (chiesa) da p.zza Gen. Cascino a via Garibaldi
Via SANTO STEFANO, (chiesa) da via Garibaldi a p.zza Martiri d'Ungheria
Via SASCARO, (Giuseppe, generale) da via Monte a via Misericordia
Via SCALAZZA, da via Bologna a via avv. Cascino Calogero   
Vico SCALO, da via Salvaggio a via Greco e Aguglia
Via SCARPELLO, da p.zza Regione Siciliana a via Ortalizio
Via SCIASCIA LEONARDO, (scrittore) in via V. Alfieri
Via SCIBONA CARMELO, (poeta dialettale) da via Bonanno a via Muscarà (famiglia)
Via SCICLI, da via Monza a c.da Domartino
C.le SCOZZARELLA, (famiglia) nella via Seminario
Largo SEMINARIO, da via Seminario a via La Bella
Via SEMINARIO, da p.zza Garibaldi a largo Seminario
Via TENENTE SCUCCHIA, (Filippo? cad. 2^ G.M.) nella p.zza Boris Giuliano
Vico SERRACOLLO, (contrada) nella via La Pergola
Via SETTE CANTONI, da via G. Marconi a piano Demani
Via SILVIA, da via Vignazza a via Diana
Via SIRACUSA, da via Trapani a via Caltanissetta
C.le SOTTILE, (famiglia) nella via Procaccianti
Via SOTTO BASTIONE CARMINE, da p.zza F. Sottosanti a via Napoli
C.le SOTTO CASTELLO, (castello aragonese) nella via Fasullo
Via SOTTO GIARDINO GARIBALDI, da via Tripoli a via Calì
Via SOTTO ROCCA S. MARTINO, da c.le Taormina a via Gesù e Maria
Via SOTTO SANTA CHIARA, (chiesa e convento) da via S. Chiara a via Cagni Pasqualino
C.le SOTTOSANTI, (famiglia) nella via Trigona
P.zza SOTTOSANTI FRANCESCO, (caduto della Rivoluzione fascista nel 1930) nella via Carmine
Via SOTTO SANTORO, da via Santoro a via Santoro
C.le SPANÒ, (famiglia) nella via G. Verga
C.le SPARTI, nell'arco Ficarra
Arco SPECIALE, (famiglia) da via Monte a via Misericordia
Via SPECIALE, (famiglia) da via Bologna a via Parlascino
Arco SPEDALE, (Dello, famiglia) da via Itria a via Vincenti
Vico SPEDALE, (Dello, famiglia) nella scalazza S. Veneranda
Via STABILE, da via Furnari a via Diana
Via STIVALA, (Giuseppe, Cons. Com.le 1903 o Alfonso, cad. 2^ G.M.) da discesa Martello a via Itria
Via STRADONELLO, da via Trigona a largo Porta Catalano
Via MONS. STURZO, (Mario, vescovo) da p.zza Gen. Cascino a p.zza Alcide De Gasperi
C.le SUFFANTI, (Biagio, benefattore XVI sec.) nella via R. Carbone
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L'aidonese Rosario Ranfaldi nel quadro in Biblioteca

Ritratto Rosario RANFALDI, aut. ignoto, XIX sec., Bibliot. Com.le, Piazza Armerina

Ritratto Rosario RANFALDI, particolare, autore ignoto, XIX sec., Bibliot. Com.le, Piazza Armerina

Nella Biblioteca Comunale di Piazza Armerina, nell’ex Sala del Coro dei Gesuiti intitolata a F. Acquachiara, che ospita la Mostra del Libro Antico, tra i tanti oggetti presenti a cui da qualche settimana sto cercando di darmi una spiegazione, c’è un grande quadro (foto in alto) di 140 x 90 cm posto sulla destra, dentro una nicchia ricavata da un’originaria finestra prospiciente il chiostro e chissà da quanto tempo murata. Il quadro, con una semplice cornice in noce larga 6 cm, ritrae per intero un nobiluomo di inizio Ottocento, elegantemente vestito, circondato da grossi volumi di discipline letterarie varie. In uno, sul dorso, si legge …MAXIMI, EPICTETI PHILOSOPHIA, su un altro PLATONIS OPERA OMNIA, su altri alle spalle …PARUTA, …SCAMOZ: ARC:, JUVENALIS PERSII ET SEJANI, uno accanto all’altro HORAT, VIRGIL, HOMER, uno sull’altro due con la scritta FAZELLO e su quello appoggiato su un tavolo tenuto con la mano sinistra con anello sul mignolo e indicato con l’indice della destra si legge DIODORI SICULI HISTORIAE. Il tavolo (foto in basso), oltre al grosso volume, accoglie quelli che sembrano dei reperti archeologici: un’anforetta portaprofumi, due parallelepipedi in pietra in uno dei quali c'è una scritta in greco da un lato (forse “ORLANDO”) e disegni di anfore su un altro, una moneta che sembra in argento con la trinacria in rilievo e la lettera N sulla sx, un’altra moneta più grande e più scura, un vassoio in argento contenente un’altra moneta, due recipienti in metallo, uno dei quali contenente inchiostro e una penna d’oca e una bottiglia in vetro col tappo. Alla base del quadro, dentro a una sezione rettangolare di 78 x 13 cm che copre il soggetto sino alle ginocchia, si trova la seguente grande scritta su quattro righe rovinate alla fine di ognuna:
-ROSARIUS RANFALDI Literis Graecis pariter paritequ… Latin…
-exornatus. Magistratus et laudem sola virtute consequntu… opti…
-Paterfamilias.. Integer vitae scelerisque purus,. decessit die…
-…………..  Ianuarii 1833. Annoru…
Dopo la ricerca si viene a sapere che si tratta non di un nostro concittadino, bensì di un illustre uomo della vicina Aidone, Rosario RANFALDI. Il prof. Vincenzo FIORETTO nel suo volume Le Stelle fulgide di Aidone - Gli uomini illustri di Aidone dalle origini ai tempi moderni, PARUZZO Editore, CALTANISSETTA 2010, a p. 51¹ ci dice che: <<Ranfaldi Rosario, nato ad Aidone nel 1766, fu dottore in legge, in lettere ed in filosofia, scrittore, poeta, storico, numismatico e dotto nelle lingue greca e latina. Scrisse moltissime poesie in greco ed in latino. Egli fu anche sindaco di Aidone dal 1800 al 1823. Dimorò per molto tempo a Palermo, dimostrando di essere anche un valente economista. Egli scrisse sulle coltivazioni in Sicilia ed ottenne la Medaglia d’Oro al concorso del Ginnasio Andegadese. Egli morì nell’anno 1833>>. Questa seppur breve biografia, ci spiega benissimo il perché e il valore di quegli oggetti che accompagnano il suo ritratto il quale, grazie all’iscrizione alla base, vi aggiunge il mese della morte, “Iannuarii” Gennaio. Inoltre, ricercando su internet apprendiamo a pag. 611 dell’Almanacco reale del regno delle Due Sicilie per l’anno  1842, NAPOLI STAMPERIA REALE, e a pag. 573 dell’Almanacco reale per l’anno bisestile 1840, che Rosario RANFALDI fu componente della COMMESSIONE di Antichità e belle arti di Aidone. Tutto questo, però, non ci spiega il perché della presenza di questo quadro a Piazza e l’esposizione (seppur anonima, tanto da far pensare che fosse stato messo lì solo per coprire un grande vuoto) nella sala più importante della Biblioteca. Chi lo ha dipinto e in quale anno? Dove si trovava prima di essere affisso in questa sala? Che relazioni politiche, culturali e sociali intratteneva questo politico, dottore in legge e grande acculturato aidonese con i suoi pari Piazzesi, tali da giustificare la presenza, nonostante tutto in discrete condizioni, del suo enorme ritratto? Può darsi che il Ranfaldi si sia interessato a dare una spiegazione agli oggetti che iniziavano a venire alla luce, nei primi decenni dell’Ottocento, dagli  scavi casuali e non di contrada Casale, sollecitandone l’attività di estrazione e studio, come stava facendo per quella in territorio aidonese in contrada Serra d’Orlando. Forse la sua attività politica di Sindaco si intrecciava con quella della vicina cittadina, quando l’amministrazione di quest’ultima era retta dal Sindaco chiamato Patrizio, quasi sempre del partito aristocratico. Comunque, anche questa volta sono riuscito, seppur in parte, a far “luce” su una personalità illustre di una volta, tramite il suo ritratto da ritenersi non più al “buio ”.       

¹ Nello stesso volume, tra le 33 biografie, si trova quella di Giuseppe Ranfaldi, di cui non è specificata la relazione con Rosario. Lo storico, poeta satirico, letterato, filosofo e medico Giuseppe Andrea Ranfaldi (Aidone 4 febbraio 1821 - 18 giugno 1866) è l’autore dell’importante volume postumo pubblicato dal Comune di Aidone Ricerche storico-critiche sulle cose di Sicilia Antica, vertenti alla illustrazione di una diruta città sicula, Tipografia Adolfo PANSINI, Piazza Armerina 1884, dove descrive anche Morganzio, città eretta da Siculi, che se approfondita lo avrebbe portato alla scoperta di Morgantina.  

N.B. Lo stesso giorno della pubblicazione del post, il prof. Marco Incalcaterra ha fatto presente su un social network quanto segue: <<In biblioteca ci sono quattro ritratti di Ranfaldi. Due sono della stessa persona di cui tu hai parlato, il terzo è per intero e ritrae Giuseppe Ranfaldi, il quarto è di un canonico Ranfaldi. Sono in biblioteca perché furono ceduti al Comune durante la sindacatura di Nigrelli da un privato che li possedeva in quanto trovati nella casa acquistata da eredi della famiglia Ranfaldi. Fui io stesso che feci sapere al sindaco Nigrelli di questi quadri e della volontà di alienarli. Io ho conosciuto personalmente alcuni dei Ranfaldi che stavano a Piazza in questo cugini in secondo grado di mia nonna materna. Uno degli ultimi diretti discendenti non vive più in Sicilia>>. 

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Gen.le Cascino su La Stampa

Gen.le Antonino CASCINO, Piazza Armerina 14/9/1862 - Quisca 29/9/1917

Qualche giorno fa, un amico mi ha segnalato l'articolo di Andrea CIONCI dal titolo Generali coraggiosi. Le venti medaglie d'oro conferite ai generali nella Grande Guerra, apparso su LA STAMPA - CULTURA il 14/12/2017. Dopo l'introduzione, ecco come il giornalista ci parla del nostro Gen.le Antonino CASCINO:  
<<Il nobile siciliano Antonio Cascino fu forse il più famoso e amato dalle truppe. Entrato, appena diciassettenne, all’Accademia di Artiglieria di Torino, rivelò presto un gran talento di educatore, pubblicando numerosi testi e ottenendo una cattedra all’Accademia militare di Modena. Era dotato di grande oratoria e carisma; nel 1917, prima dell’assalto al Monte Vodice, comandava la brigata “Avellino” alla quale rivolse queste parole: “Voglio che tutti voi siate una grande valanga grigioverde che, miracolosamente, risale dalla valle alla vetta per schiacciarvi il nemico che vi si annida”. Perfino Toscanini, il quale non amava troppo le alte gerarchie militari, portò dal generale la sua banda e suonò ininterrottamente, dal 20 al 24 agosto, inni patriottici di fronte al nemico per incoraggiare i soldati di Cascino nella conquista – sofferta e cruenta – del Monte Santo. Dopo questa vittoria, il generale puntò ai monti Veliki e San Gabriele. Pur di studiare il terreno personalmente, non era solito badare alla propria incolumità. Il 15 settembre una granata colpisce il suo comando, molti ufficiali restano uccisi e anche lui viene colpito alla coscia da una palla di shrapnel; incurante della ferita, organizza i soccorsi per i malati più gravi. Per due giorni, onde non lasciare il posto di comando sotto l’attacco austriaco non accetterà di farsi curare lasciando infettare la ferita irrimediabilmente. Morirà di setticemia dopo 12 giorni di agonia. La brigata “Avellino” sprofondò nella commozione e nella sconforto. Due mesi dopo gli sarà conferita la medaglia d’oro al valor militare, alla memoria>>.

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Date corrette per suor Arcangela Tirdera

La IV cappella a destra, chiesa di San Pietro, Piazza Armerina


Nel dicembre del 2012 prima (sul blog) e nel marzo del 2016 (su questo sito) pubblicai i risultati della ricerca riguardante la piazzese Terziaria francescana Serva di Dio, suor Arcangela Tirdera, vissuta nella seconda parte del XVI secolo. Leggendo a malapena l’iscrizione sotto l’affresco in Pinacoteca Comunale, che raffigura suor Arcangela che regge tra le braccia un Bambino Gesù, consultando il Villari¹ e la Vita della Ven. Suor Arcangela Tardera – Terziaria Francescana² avevo dedotto che la data di nascita fosse 1598 (data della morte riportata sia dal Villari che dal Mazzara) meno l’età di 60 anni, come, erroneamente, avevo creduto di leggere tra le lettere dell’iscrizione sull’affresco «[…] SEXA […] APTA […] AN […] OS […]», e prendendo per esatta la data di nascita riportata dallo stesso Villari (1981, p. 390) e da altri Dizionari, che in realtà parlavano di un’altra omonima suora Terziaria, avevo ricavato come anno di nascita il 1548. Invece, alla luce dei nuovi documenti che ho potuto consultare in questi giorni, occorre posticipare al 1562 l’anno di nascita di suor Arcangela Tirdera e posticipare di 3 anni l’anno in cui prese l’abito di Terziaria, a 20 anni e non a 17. Infatti, ecco come ce ne parla l’avvocato Alceste ROCCELLA (1827-1908) in uno dei suoi volumi sulla Storia di Piazza, dove riporta notizie apprese dagli storici dei secoli precedenti come Antonio il Verso, Marco Ligambi, Rocco Pirri, Domenico Gravina e Arturo de Moustier del XVI sec., G. P. Chiarandà e Francesco Aprile del XVII sec. e Vito Amico del XVIII secolo: «Suor Arcangela Tirdera o Tardera naque nel 1562 da Pietro e Vincenza Altini. Fin da bambina, fu dai genitori avviata nei cristiani doveri e fanciulla ebbe a confessare fra Innocenzo Caldarera o da Chiusa che nel cenobio Santa Maria di Gesù splendea per santità e, volendo imitare le virtù del confessore, ventenne professò l'abito di terziaria francescana vivendo nella propria casa. Fra digiuni, orazioni ed aspre penitenze, cominciò a logorare il suo organismo, dormiva su poca paglia, nelle continue preghiere alla Vergine dicesi che costei la favorì di celesti visioni e, in una notte di Natale, le accordò abbracciare il bambino Gesù. Nel breve corso di sua vita fu sempre travagliata da penose infermità eppure sempre ilare ed assidua nella prece mostrossi, ottenne dall'Altissimo avere nelle mani e nei piedi l'impronta della piaghe di Gesù Cristo e Alegambe e Verso ne furono osservatori e ringraziò la Provvidenza esser partecipe al favore accordato al serafico Francesco d'Assisi, suo istitutore, onde Domenico Gravina nella “Vox Turturis” ne encomiò la perfezione e l'illibatezza della vita. Morì per consunzione a trentasei anni in fama di gran santità nell'otto febbraro 1598 e, dopo molti prodigi, fu inumata nella cappella ad austro3 della chiesa di San Pietro (nella foto). A rimeritare le virtù dell'Arcangela, quei padri effigiarono la di lei imagine nella parete della prima stanza che serviva d'ingresso nel cenobio, ponendovi sotto la seguente iscrizione: Soror Arcangela Tirdera a Platea / Virgo XXXVI annorum / Languore corrupta / Admirabilis extitit patrie / Et Christi passionis dolores / Languenti corpuscolo sentiebat / Anno 1598» (Alceste Roccella, Storia di Piazza dalla sua fondazione al 1878, 7 voll. mss. inediti, vol. Uomini Illustri, Biblioteca Comunale di Piazza Armerina, Piazza Armerina penultimo decennio sec. XIX, [pdf], p. 164).

¹ Litterio Villari, Storia ecclesiastica della città di Piazza Armerina, Soc. Messinese di Storia Patria, Messina 1988, p. 258.

² Benedetto Mazzara, OFMRif., Leggendario francescano, Tomi 12, Tomo II, Vite di Febrajo 8, Per Domenico Lovisa, Venezia 1721, pp. 128-143.

³ “ad austro” ovvero “a sud” della chiesa di San Pietro, oggi la IV a destra, a fianco dell’altare maggiore, originariamente antica chiesetta di San Pietro poi cappella famiglia Tirdera, famiglia Miccichè (con loro stemma sull’arco) e famiglia Cagno (cf. L. Villari, Storia ecclesiastica, cit., p. 250 nota 120bis).

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