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Gaetano Masuzzo

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E chi p'gghiasti a gioia?!

La GIOIA all'Indirizzo¹
 
Arrivati o ciángh' dî Buttièddi² la processione di San Filippo d'Agira faceva una sosta, prima di ritirarsi nella sua chiesa al Casalotto. Questa era l'occasione per assistere alla GIOIA, l'ultima fu fatta nel 2000. Questa consisteva in una gara per raggiungere i premi legati a un cerchio di ferro, posto in cima a un grosso e alto tronco d'arbra scurcià da B'ddëa³ di almeno 15 metri. I premi di solito consistevano in salami, salcicce, cöppi d pasta4 e qualche giocattolo. Ma il premio tipico e tanto agognato era a st'gghiöla, ovvero un manicaretto a forma di salsiccione costituito da buddella d'agnello involtate con altri ingredienti come fegatini d'agnello e formaggio. Il tutto era reso più difficile dal sapone, chìddu mòdd 5, spalmato sul tronco già scurcià, ma che i più audaci riuscivano a scalare gettandoci della cenere che s'impastava facendolo diventare meno scivoloso. Dopo le prime fasi in cui i giovanotti provavano inutilmente da soli, prendendosi in giro a vicenda, si decidevano a mettersi d'accordo a gruppi di due o tre. Dopo tanti tentativi, accompagnati dagli immancabili fischi degli spettatori, che in cuor loro per invidia tifavano contro, qualche giovane leggero e magro, e in quel periodo non mancavano perché l'obesità era sconosciuta, riusciva a far man bassa di tutti i premi che doveva spartire, però, con gli aiutanti di cordata. Tra i più in forma era famoso un certo Stabu, abituato a salire sugli alberi aiutandosi cu a pastura (un pezzo di corda che di solito si attorcigliava alle caviglie dei quadrupedi per non farli allontanare dalla zona in cui brucavano l'erba). Tutto filava liscio a meno che la rivalità non li facesse litigare a tal punto da ostacolarsi a vicenda, prendendosi a colpi di premi e gettandosi la cenere in faccia, tanto da dover abbandonare l'impresa, tra la soddisfazione di tutti gli altri che assistevano. La felicità manifestata dai vincitori era tale che in città c'era anche questo detto verso chi la dimostrava anche in altre occasioni: "E chi p'gghiàsti a gioia?!".
 
¹ La GIOIA per la Festa del 3 di Maggio 2010 dinnanzi la Chiesa dell'Indirizzo. (foto di Sebi Arena)
² Al piano delle Botteghelle (oggi piazza Genersle Cascino).
³ Tronco di pioppo scorticato della Bellia.
4 Cartocci di pasta.
5 Quello molle.
Gaetano Masuzzo/www.cronarmerina.it

Un'altra falsa squadra

 

Grazie alla segnalazione del Comitato Nobile Quartiere Monte è saltata fuori anche quest'altra "falsa squadra" nei pilastri di una delle due porte della farmacia Gurreri â calàta û Cullègg. Chissà che non ne vengano fuori delle altre? 

Gaetano Masuzzo/www.cronarmerina.it

Processione di San Filippo

La processione di S. Filippo d'Agira in via Carmine
Due Angioletti
La processione principale di S. Filippo (d'Agira) a Piazza avveniva e avviene la 2^ domenica di maggio ma è da sempre preceduta da una il sabato chiamata F'rriàda (Girata)¹, con la banda musicale, i guerrieri e gli angioletti, ma senza il Santo. Si faceva una sorta di "giro di prova" in cui tutti si preparavano. L'indomani c'era la vera processione, che era preceduta dai contadini che promettevano il frumento messo in groppa alle loro bestie da soma per ottenere la grazia di un buon raccolto, della buona salute loro e dei loro collaboratori quadrupedi. Inoltre, c'erano i bambini e i ragazzi vestiti da piccoli guerrieri o da angioletti, oggi sostituiti dai contadinelli in costume folcloristico. I genitori si facevano prestare da parenti o vicini di casa, con tanto di ricevuta firmata, anelli, collanine, orecchini, e li cucivano sul petto dei figli per mostrarli in processione in onore del Santo per le grazie ricevute o da ricevere. Apro un parentesi per ricordare che San Filippo d'Agira tra i tanti appellativi ha pure quello di "cacciaspiriti o scacciaspiriti", per essere invocato negli esorcismi, e quello che gli sta accanto in ginocchio nella statua non è "u babbu" ma "u 'nvasàto" ovvero il posseduto dagli spiriti, e mi hanno detto che ha pure il nome di Felicetto. Dopo la sosta all'ora di pranzo nella chiesa di San Giovanni Evangelista, uno dei momenti salienti, quando si arrivava alle Botteghelle, era la scalata della gioia (albero della cuccagna), di cui parlerò domani.  
 
¹ Ho appreso dal blog del Nobile Quartiere Monte che questa f'rriàda venne introdotta per annunciare alla Città, dato che mancavano i mezzi di comunicazione di oggi, che l'indomani gli abitanti del quartiere Casalotto, avrebbero festeggiato il Santo della loro chiesa con una grande processione per le vie del centro. 
 
Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it 

Altri pilastri particolari

Via Garibaldi già strata u prìnc'p Starrabba d Giardinelli

I pilastri della porta di via Salvatore La Malfa 42 non sono gli unici a Piazza ad avere questa particolarità. Subito dopo il mio post, si è fatto vivo uno specialista che mi ha indicato altri esempi di queste "malformazioni" nella nostra Città. Infatti, Gianfranco mi ha indicato che una serie di porte e portoni di via Garibaldi hanno queste caratteristiche. Sono andato a constatare di persona e in effetti le aperture dal n. 50 al n. 64, tranne il 62, hanno i pilastri con le sezioni non ad angolo retto (comunemente si dice a falsa squadra) bensì seguono l'angolazione dell'arco che immette nel Cortile Aleotta. Come dice l'amico specialista probabilmente il particolare allineamento intradossale dell'arco e degli stipiti è posto in relazione con l'ambiente interno che non si sviluppa in maniera ortogonale con la strada e, aggiungo io, chissà quanti cambiamenti e ristrutturazioni ha visto questa strada prima e dopo che si chiamasse "strata u prìnc'p" in onore del fondatore piazzese del paese di Pachino nel 1756. Tra le tante ci fu quella che eliminò una rientranza e una "cantunèra" all'altezza dei nn. 19 e 21 negli anni '40, e l'altra che chiuse il vicolo di comunicazione con la via Mazzini tra gli odierni numeri 40 e 42, poi negozio di abbigliamento Elite. Gaetano Masuzzo/www.cronarmerina.it 

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