Edicola n. 24
L'Edicola Votiva n. 24 si trova sul pianerottolo della scala che porta ai piani superiori di un'abitazione privata di via Sant'Agostino. E' piccola e molto semplice e racchiude San Giuseppe con Gesù in braccio. La venerazione del Padre del Salvatore che era un artigiano, ci svela che il fedele era un falegname che, quando andò ad abitare a pochi passi dalla chiesa a Lui dedicata, pensò bene di ricordarlo in questo modo, "cu 'na cap'llèdda". Il falegname in questione è mio padre Gino, che si trasferì con tutta la famiglia dalla via Bonifacio (sötta u sp'tàu) in questa casa all'inizio degli anni 60. Qualche anno dopo il falegname o l'ebanista, quando faceva mobili di un certo valore, avrebbe aperto il suo primo negozio di ferramenta in piazza Garibaldi e poi in via Garibaldi. Colgo l'occasione per ricordare che la via Sant'Agostino prende il nome dalla chiesetta dedicata, dai Padri Agostiniani della Provincia di Sicilia, al Santo nell'edificio che divenne il loro convento, quando si trasferirono nel 1583 dalla loro originaria sede di via Madonna della Facciranna, poi Madonna della Stella, situata al Monte. L'edificio di fronte alla chiesa di S. Giuseppe già ospitava l'ospedale cittadino, chiamato allora "Ospedale di S. Calogero e di S. Maria degli Angeli", e una chiesetta dedicata ai SS. Filippo Apostolo e Giacomo. All'arrivo dei Sabaudi, che ci vennero a "liberare" nel 1860, tutti i beni ecclesiastici passarono allo Stato. Tutto ciò che non potè essere "trasferito" in Piemonte, fu messo in vendita e acquistato dalla borghesia che poteva permetterselo, trasformando gli edifici per uso abitativo. Questo largo impiego di capitali privati, provocò alcuni "disguidi" nelle disponibilità finanziarie degli isolani, che causarono infelici conseguenze che ancora stiamo pagando e di cui parlerò in altre occasioni.
Gaetano Masuzzo/cronarmerina