Fontana Floristella/n. 34
Queste sono foto che mi sono state inviate da Gianluca Messina, un affezionato visitatore del sito. E' la fontana che si trova presso la miniera Floristella. Quest'ultima, già aperta dal 1825, era di proprietà dell'imprenditore di Acireale Agostino Pennisi barone di Floristella (1832-1885) il quale, nella seconda parte dell'Ottocento, sfruttando l'evoluzione dei processi estrattivi, iniziò a dare un volto imprenditoriale all'estrazione e lavorazione dello zolfo. Le grandi miniere della provincia di Enna a partire dal 1700 erano state fonte di ricchezza economica, sempre a prezzo di sfruttamento disumano degli operai, anche adolescenti e bambini (carusi, in gallo-italico carösi), che si accontentavano di paghe misere. I carusi venivano ceduti in affitto dalle famiglie ai picconieri e utilizzati per i trasporto a spalla dello zolfo frantumato in superficie. Il trasporto avveniva con una cesta a forma di piccolo sacco chiamato st'rraör o st'rratur¹, appoggiato su un piccolo cuscino chiamato ciumazzèu. I successivi spostamenti venivano eseguiti con le carriole verso le calcarelle, ovvero fossi dove veniva fuso lo zolfo. La miniera entrò in crisi, insieme a tutto il comparto estrattivo, a partire dagli anni '30, cessando definitivamente la produzione negli anni '70.
¹ Era solito nelle famiglie piazzesi sollecitare i ragazzi a studiare con questa frase in lingua gallo-italica non proprio pura, che però non tutti riuscivano, o non volevano, capire il senso: Vid' ch' s' nan studi u st'rratur t' spètta!
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