Fontana c.da Gigliotto/n. 43 In evidenza
La n. 43 è la Fontana/Abbeveratoio di c.da Gigliotto a ca. 18 Km da Piazza, a 4 da San Michele di Ganzaria e a poco più di 2 da San Cono, in provincia di Catania. La fontana/abbeveratoio si trova al centro della grande Azienda Agrituristica Gigliotto, su una collina dalla quale si ammira il panorama di gran parte della Sicilia orientale. Al tempo degli Aragonesi questa vasta area chiamata Ganzaria¹ era un feudo della famiglia Gravina, precisamente di Michele Gravina De Modica il quale, nel 1574, vende il feudo Gigliotto a Silvio Bonanno, forse un suo nipote.² Da allora il feudo rimane di proprietà della famiglia Bonanno sino ad arrivare a Francesco Paolo Bonanno Cattaneo principe di Linguaglossa nel 1899. Nel 1990 il feudo viene acquistato dalla famiglia Savoca, residente a Piazza, che trasforma la masseria, prima ancora forse antico monastero del 1300, in un'azienda agrituristica attrezzatissima e confortevole. La lunghezza della fontana, che nella parte anteriore ha due canali sormontati dallo stesso stemma della famiglia Bonanno, che è anche scolpito sull'arco della grande porta d'ingresso alla masseria, può dare l'idea della quantità di armenti e greggi che venivano ad abbeverarsi. Una conferma della propensione di allevatore del proprietario di quel feudo, può essere data anche dal quadrupede scolpito sulla parte sx dello stemma.
¹ Il nome deriva da Cunsaria dall'arabo Hinzàriyyah ossia "cinghialeria", dagli animali che evidentemente popolavano questa zona e quella vicina di Qal'at a-Hinzàriyyah «la rocca della cinghialeria» ovvero Caltagirone, chiamata anche Qal'at al-Ganùn «la rocca dei genii» (Cfr. Biblioteca Arabo-Sicula, raccolta da Michele Amari, seconda edizione riv. da U. Rizzitano, I, Palermo 1997, p. 86 e nota 231). Alla fine del Quattrocento il casale in terra di Ganzaria, fondato dagli Arabi e abitato dagli Angioini, risulta distrutto. È Don Antonio Gravina "il Bellicoso" che nel 1534 lo ricostruisce favorendo l'insediamento di esuli Greco-Albanesi che si impegnano a costruire case in muratura, perciò il casale è detto "dei Greci".
² In quanto Michele Gravina De Modica, barone di Gigliotto nel 1569, era sposato con Fenisia Bonanno. Nella stessa pagina al rigo 17 di F. San Martino De Spucches, Vol. IV, p. 94, si riscontra un errore cronologico o di stampa: «s'investì dei feudi Gigliotto [...] a 6 maggio 1669» invece di 1569.
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