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1536 Mungibeddu p'r'culös

Eruzione dell'Etna del 1669 - Dipinto dal pittore testimone oculare Giacinto Platania
Il 22 marzo del 1536 muore, colpito da un lapillo precipitando nel magma incandescente, il piazzese Francesco Negro, medico e scienziato di gran fama, il quale si portava sull'Etna, spinto dallo studio della vulcanologia, per controllare un'imponente eruzione del vulcano. Il Villari riporta nella sua Storia di Piazza Armerina l'anno 1528 facendo riferimento all'opera del Chiarandà del 1654 e questi al Fazello. Invece si tratta dell'eruzione del 1536, una di quelle che produssero disastri locali notevoli con la fase cruciale il 22 marzo, della quale ci riferisce l'abate Vito Maria Amico (1697-1762) nel suo Catana illustrata del 1741 con queste parole: Crollò quel giorno il tempio di S. Leone eretto nel bosco, e crollato, fu dai torrenti di fuoco ingombro. Il tempio era un cenobio nei pressi di Nicolosi. In quella circostanza occorse un'orribile disavventura a un valoroso medico, di nome Francesco Negro, il quale per indagare sulle voragini apertesi nei pressi, che mandavano al cielo sassi infuocati, sconsigliatamente avvicinatosi alla fornace, crollatogli sul capo un'eruttato sasso, morì.
Non essendoci alcuna stampa dell'eruzione del 1536, ho messo un quadro del pittore di Acireale Giacinto Platania (1612-1691) che fu un testimone oculare di quella del 1669, considerata la più devastante in epoca storica. Se lo guardate attentamente, potete notare come in quella eruzione la lava raggiunse Catania, circondando anche il Castello Ursino. Da allora, il castello dista ca. 500 mentri dal mare, mentre prima era situato proprio sulla riva, tanto da prendere il nome di Castrum Sinus ovvero castello del golfo.
Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it
 

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