L'intervista di StartNews.it
L'INTERVISTA "POSSIBILE" AL CONTE RUGGERO
Nell'agosto del 2013 StartNews immagina di fare un'intervista al Conte Ruggero d'Altavilla, che ha accettato volentieri come si conviene a un grande condottiero.
<<Il Conte Ruggero d’Altavilla ci riceve nella sua tenda da campo sistemata a pochi chilometri da Piazza Armerina, su un’altura dalla quale si domina quella valle dove ieri l’esercito saraceno e quello normanno si sono affrontati per contendersi la città di Plutia. L’atmosfera al campo normanno è euforica, nonostante siano stati numerosi i morti in battaglia. Gli uomini, sfiniti, sono per lo più adagiati vicino alle loro tende, qualcuno rifila la spada, altri accudiscono il fuoco, altri ancora preparano il cibo per la festa che inizierà al tramonto che celebrerà la vittoria ottenuta con l’aiuto di San Giorgio che “risplendente di luce, ha galoppato innanzi ai cristiani per guidarli alla vittoria”, così come ci tiene a precisare un’arciere. Vicino la tenda del Conte si trovano tutti gli stendardi e le insegne che hanno accompagnato il condottiero in ogni sua battaglia in Sicilia; tra tutti spicca l’immagine del vessillo di Maria Santissima delle Vittorie donatagli dal Papa Alessandro II. Entriamo con rispetto, spostando il pesante drappo che protegge l’ingresso della tenda. Ruggero è seduto su un ceppo, il suo volto è disteso, in testa non porta la corona, al collo un grosso medaglione d’oro con il simbolo del casato del padre, Tancredi d’Altavilla. Indossa un abito rosso porpora, al fianco la spada, fedele compagna di tante battaglie. Si alza e ci viene incontro, ancora prima che ce ne possiamo rendere conto ci abbraccia e sorridendo dice: “Voi cittadini di Plutia siete i benvenuti. Che iddio vi protegga”. Sorpresi dal suo atteggiamento così poco formale, ci accomodiamo su due comodi cuscini mentre lui riprende posto sul ceppo.
Iniziamo la nostra intervista.
“Conte, è stato difficile sconfiggere in questa battaglia i saraceni?”
“Devo dire di no. Con loro ho avuto scontri ben più cruenti. In verità alcuni nostri informatori qualche giorno fa ci hanno riferito che la battaglia di Troina, nella quale abbiamo sgominato gran parte dell’esercito saraceno, aveva demoralizzato, e non poco, le loro truppe. Sapete, in queste battaglie, il morale conta molto.”
“Abbiamo saputo che di recente ha avuto dei contrasti con suo fratello Roberto il Guiscardo. Questo comprometterà la sua avventura in Sicilia?”
“Mio fratello ha un proprio modo di intendere le cose che non corrisponde al mio. Lui è solo un gran condottiero, io sono anche un diplomatico. Penso debba avergli dato fastidio il mio rapporto con Papa Alessandro II e il fatto ch’egli m’abbia nominato Gran Conte di Sicilia. Ma sono fatti privati, non vorrei dire altro.
“Come va il matrimonio ? Sappiamo che s’è sposato da poco ? Sua moglie è qui?”
“Giuditta (Giuditta d'Evreux ndr) non è qui, ma presto mi raggiungerà. Del mio matrimonio posso solo dirvi che si è celebrato a Mileto circa sei mesi fa. Per ora va tutto bene, anche se le battaglie ci tengono lontani.”
“Quali sono i suo progetti futuri?”
“Ancora abbiamo da conquistare diverse città in Sicilia: Siracusa, Girgenti, Castrogiovanni, Butera e Noto. Credo che fra qualche giorno muoverò le mie truppe, ma prima è necessario che i miei uomini recuperino energie. Mi fermerò qui per qualche giorno ancora.”
“La città di Plutia ha preparato per Lei grandi festeggiamenti. Parteciperà?”
“Domani mi recherò a Plutia per ricevere le Chiavi della città, incontrare il Gran Magistrato, la nobiltà del luogo ed assistere ad una giostra a cui parteciperanno i migliori cavalieri. Mi dicono che le vostre donne sono particolarmente belle. Ma sono altrettanto disponibili? Questo non lo scrivete. La mia giovane moglie avrebbe qualcosa da ridire.
L’intervista è terminata. Ci alziamo per uscire dalla tenda dopo aver rispettosamente salutato il Conte, congedandoci questa volta è lui a fare una domanda: “Strano popolo voi siciliani: tutto sommato vengo da dominatore, perché mi accogliete con tanta gioia e rispetto?”
Noi gli ripondiamo: “Vede, caro Conte Ruggero, lei può cibarsi della nostra selvaggina, conquistare le nostre donne, usare le nostre braccia, ma siamo sicuri che alla fine sarà lei a sentirsi più Siciliano che noi Normanni.”>>
Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it