L'illuminazione a Piazza 1
L'addetto all'accensione dei lapioni a petrolio fissi |
Lampione a petrolio mobile da posizionare con l'argano |
Lume e lanterna a petrolio |
Una comodità che tutti ormai consideriamo scontata, certa e ovvia, sino a un secolo fa e magari meno non era così semplice averla a portata "d'occhio". L'illuminazione delle strade sin quasi nei primi decenni dell'Ottocento era affidata a qualche torcia o braciere davanti ai conventi, ai castelli, ai palazzi di ricchi proprietari; nelle abitazioni c'erano soltanto lucerne ad olio, qualche candela e, nelle famiglie benestanti, qualche candelabro. Nelle vie il buio assoluto, tranne qualche rarissima lanterna portatile e qualche fanale ad olio, anche d'oliva (meglio se extravergine!). L'arrivo della lampada a petrolio o kerosene (dal greco keros = cera, miscela liquida di idrocarburi infiammabile chiamato anche petrolio lampante o bianco) a metà dell'Ottocento diede un po' più di luce sia nelle case che nelle strade. Nelle prime veniva usato il lume a petrolio (a sx nella foto in basso), nelle strade il lampione fisso (nelle foto in alto e in mezzo), sui carretti, sulle lettighe e a piedi la lanterna (a dx nella foto in basso). Qualcuno, che non ne poteva fare a meno, per spostarsi col buio si serviva ancora delle candele e delle torce, negli altri casi l'illuminazione notturna era affidata alla luna, con le sue alterne fasi e se non offuscata. Sia il lampione fisso che quello mobile (alzato e abbassato con un argano, vedi post del 16 ottobre 2013) erano piazzati nei punti strategici del centro urbano e nelle strade principali, nelle altre zone... nisba! Ovviamente la novità del petrolio creò nuove professioni: il lampionaio inteso pure fanalaru, ovvero l'addetto all'accensione e allo spegnimento dei lumi e alla ricarica del combustibile con una scala di legno e con la chiave per azionare l'argano; il pulitore (a Milano chiamato polidòr) che puliva i vetri dei lampioni quando non coincideva col primo; il venditore ambulante di petrolio e olio.