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Gaetano Masuzzo

Gaetano Masuzzo

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A bumma d Catania/2

Catania, anni '30
  
La bomba di mezzogiorno 2^ e ultima parte

(dalla 1^ Parte) Ma vediamola da vicino, questa bomba di mezzogiorno. Poiché una delle maggiori preoccupazioni degli amministratori comunali sembra sia stata quella di fornire l'ora agli amministrati (prima con le meridiane solari, poi con i grandi orologi pubblici), il Comune di Catania, per non esser di meno, pensò alla bomba di mezzogiorno come la più idonea messaggera dell'ora esatta e, nel 1918, affidò l'incarico di realizzarla a Francesco Viola, mago dei mascolari¹ nostrani, il quale assieme a Giamora, ai Recupero, ai Lombardo, teneva alto il vessillo della pirotecnia isolana, in quei tempi ormai lontani. Stipulato il contratto col Comune, don Francesco si mise all'opera, obbligandosi di sparare la bomba alle ore dodici di tutti i giorni, escluso le domeniche e le feste comandate, dietro compenso annuo di lire quattromila. Così, piovesse o si bruciasse per il caldo, in maniche di camicia o incapottato, alle ore 11,30 di tutti i giorni il nostro uomo lasciava il suo lavoro o qualunque altra incombenza avesse per le mani, e si avviava di buon passo verso le sciare Curia (area del nuovo San Berillo) ov'era allogato il suo campo operativo. Ivi giunto, tirava fuori dall'apposita casedda la bomba di polvere nera, già confezionata, si accostava al grosso mortaio (15 mm. di diametro) interrato in quei paraggi, lo scoperchiava, vi calava dentro il petardo e, miccia alla mano, attendeva con lo sguardo rivolto a San Nicola (il monastero dei Benedettini era nel punto più alto della città). Quando, azionata dai tecnici dell'Osservatorio astrofisico, un minuto prima delle 12, la grossa palla di giunco scuro s'innalzava lungo il suo sostegno (un palo alto 3 metri) e appariva allo sguardo attento di don Francesco Viola, questi dava fuoco all'innesco, e la bomba detonava fragorosamente, mentre, a San Nicola, la palla segnaletica tornava di colpo alla base di partenza: era mezzogiorno in punto. Poi, don Francesco tornava alle sue polveri, ai suoi cartocci, alle sue girandole, e alla bomba di mezzogiorno non pensava più, fino all'indomani. (tratto da Catania romantica di Lucio Sciacca, L.I.S. S.r.l., Palermo 1979)

¹ Artificieri, pirotecnici.

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Al Carmine

 
Ieri nella mia visita al Carmine, all'interno a sx, ho fotografato la statua della Madonna in marmo della foto in alto. La statua è opera dell'artista palermitano Antonello Gagini (1478-1536) e si trovava, sino a qualche decennio fa, nella nicchia sopra il portale della facciata, come indico con la freccia in una vecchia foto. Inoltre, la Madonna tiene tra le mani il Bambino Gesù ma senza più il capo e una gamba. All'esterno sopra la nicchia si trova una piccola lapide con iscrizione che ricorda l'anno di costruzione dell'attuale chiesa (1652) e i cognomi dei Priori Carmelitani di allora che si adoperarono a tale scopo. Sopra la grande finestra c'è uno stemma inclinato, retto da due bambini, emblema del convento piazzese. I Carmelitani ebbero la loro prima sede al Monte nell'antica chiesa di S. Lucia, nel complesso che fu occupato in seguito dai Francescani dove innalzarono in seguito la chiesa di S. Francesco. Dal 1332 si trasferirono sul colle dell'Altacura per dar vita al nuovo convento dedicato alla SS. Annunciata, in quello che era stata una Commenda dell'Ordine Militare Crociato Teutonico. Il Convento fu la sede di ben 6 Capitoli Provinciali e conservò, fino alla soppressione degli Ordini religiosi nel 1866, una creduta sacra spina della corona di Cristo, portatavi dal Padre teologo piazzese Maestro Prospero Giambertone nei primi anni del Seicento.
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A bumma d Catania/1

Catania, Piazza Duomo, anni '30

 A Catania dal 1918 al 1939 si sparava una bomba per indicare le ore 12:00

1^ Parte

Una bomba gradita, nel periodo a cavallo fra le due guerre, fu quella cosiddetta di mezzogiorno, innocua e utile al tempo stesso. Nata nel marzo del 1918, sfiorò appena la maggiore età, essendo stata soppressa nel settembre del '39, allorché a Catania si fecero i primi esperimenti di oscuramento e si provarono le prime sirene d'allarme. Ma prima di essere collocata a riposo d'ufficio, prima di lasciare il posto alla stridula (e sgradevole) sirena delle ore 10 (dal sett. 1939 al giu. 1940, tranne le domeniche), e poi ad altro tipo di bombe che sparavano anche di notte, la bomba di mezzogiorno, approfittando della quiete nella quale era immersa la città, giungeva puntuale all'orecchio dei meno distratti, per avvisarli che mezza giornata era volata. Nelle case, dentro ai locali pubblici, per la strada, ovunque fosse in grado di giungere, la gente ne prendeva atto, con maggiore o minore interesse, a seconda che gli impegni di ciascuno fossero più o meno pressanti. Chi non riusciva a percepirla, fattasi l'ora, assumeva informazioni: - Sparau 'a bumma? - No, n'a sparatu! si rispondeva. Oppure: - Comu! n'a sintisti?! I fortunati possessori di un orologio, lo tiravano allora dal taschino del gilè, esibendone l'ora esatta; chi invece, disponeva di una cipolla ed era costretto a regolar le lancette, avanti o indietro, a seconda del caso, lo faceva con vivo disappunto o con malcelata indifferenza o, addirittura, aspettava d'esser solo per farlo. (tratto da Catania romantica di Lucio Sciacca, L.I.S. S.r.l., Palermo 1979) (continua)

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Capperi!

In questi giorni non è difficile trovare per le nostre vie venditori di CHIÁPP'RI (nella foto quelli di via Mazzini), pianta tipicamente mediterranea che ama il caldo e il sole. Addirittura vive persino nel deserto del Sahara. Il nome deriva dal greco Kàpparis che a sua volta deriva dall'arabo al-qàbar. Ottimo nelle insalate e nelle salse contiene anche proprietà digestive e toniche.Se non ricordo male c'è un detto per dire di non prendersela tantu è brodu di chiàpp'ri!

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