1785 Turista Abate de Saint-Non/Lago di Proserpina
Vista del Lago di Proserpina vicino ad Enna
(Voyage Pittoresque... , Vol. IV, Parte I, Cap. V, Tav. XLIX, p. 125)
(traduzione a cura di Maria Rizzo e Salvo Sinagra)
Partimmo dunque pieni da ardore e nella speranza di (poter) disegnare (vedendo) dal vivo un luogo così spesso immaginato con la fantasia, ma non restammo affatto soddisfatti. Innanzitutto scendemmo inutilmente per tre miglia, senza ritrovare né questi boschetti, né queste sorgenti affascinanti che dovevamo incontrare ogni momento, senza vedere né i fiori, né le viole di cui la terra doveva essere cosparsa sotto i nostri passi e che dovevano profumare l'aria. Nel nostro umore, eravamo tentati tutti di guardare Diodoro come un vecchio sognatore, della parola del quale ci si possa ben poco fidare. Una grande e fastidiosa Vallata fu la sola cosa che sostituì unicamente tutte queste belle chimere. Entrammo poi in un'altra Vallata più piccola, dove invece di qualche sorgente trovammo alcuni maleodoranti ruscelli melmosi e persino il Lago, tanto desiderato, chiamato ancora, è vero, il Lago di Proserpina, ma che non è più di una grande Palude di quattro miglia di circonferenza, senza boschetti, senza prati, senza ombra e senza rive fiorite, senza spiaggia degna di ricevere il piede di una Ninfa, ma dei bordi tristi e aridi, dei giunchi paludosi, con dei rospi enormi, un'aria appestata che ne rende gli approcci pericolosi e il riposo che vi si potrebbe prendere, mortale. La scura Grotta di Plutone si trovò sostituita da brutti buchi quadrati da otto a dieci piedi di profondità; cavità prodotte dalla cavatura delle pietre con le quali sono state costruite alcune bicocche dei dintorni. Eravamo desolati: la fantasia dei Poeti aveva costruito ogni cosa, ma la natura non si prestava a niente. Infine, a forza di girare e guardare il Lago da ogni parte, trovammo tuttavia un aspetto, un punto di vista che poteva fornire un quadro abbastanza piacevole. E' quello sotto che è rappresentato qui (n.d.r.: è la vista riprodotta in questo post). Alcuni Abitanti di Castrogiovanni che si erano raccolti sulle rive del Lago per immergere la loro canapa, vennero, molto a proposito, ad arricchire e ornare il primo piano del quadro. Alcuni arbusti, un poco di fiori di prato, coloravano fortunatamente in questa parte le rive più vicine del Lago e infine l'Etna, sebbene a quaratotto miglia di distanza, venne in nostro soccorso per fornire al Pittore uno sfondo paesaggistico splendido e ci fece dimenticare per un momento (il cattivo) umore da cui non ci eravamo potuti difendere, vedendo questo Paese, tanto vantato (dai poeti classici) ed oggi in un abbandono così deplorevole.
(seguirà il post relativo alla veduta della Città di Piazza)