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1785 Turista Abate de Saint-Non/Enna 2

Veduta del Tempio di Cerere a Castrogiovanni

Visita alla Città di Enna, sostituita oggi da Castro Giovanni
 (Voyage Pittoresque... , Vol. IV, Parte I, Cap. V, Tav. XLVIII, p. 123)

- traduzione a cura di Maria Rizzo e Salvo Sinagra -
 - segnalazione di Maurizio Prestifilippo - 

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La sua ubicazione, in un luogo molto elevato e da cui si scorge una grande parte della Sicilia, è senza dubbio ciò che, nei tempi di guerra, ha potuto convincere i Normanni o i Saraceni a costruirlo. Circondato da ogni parte da Montagne, senza alberi né verde, mai luogo più povero e più miserabile si era presentato ai nostri occhi; tuttavia dall'alto delle muraglie di questa specie di Fortezza, che non aveva niente di notevole, né per la costruzione, né per la forma, vedemmo a poca distanza, come una specie di poggio pittorescamente scosceso e una parte considerevole della rupe, assolutamente isolata da tutte le parti, la cui vista sembrava essere l'unica cosa un poco interessante da osservare. Le antiche tradizioni del Paese pretendono, infatti, che, sulla cima di questa Montagna isolata, esisteva una volta il celebre tempio di Cerere; se ciò sia potuto mai esser (vero), bisogna convenire come tutto questo paese abbia cambiato prodigiosamente forma e natura e che anche il clima e la temperatura dovessero essere molto differenti, perché durante l'inverno, la cima della Montagna è coperta quasi sempre di neve e il freddo è molto intenso¹. In quanto alla Rocca, sulla sommità della quale era posto il tempio di Cerere, c'è da pensare che una grande parte ne sarà crollata per qualche vecchia rivoluzione o qualche terremoto e che oggi non resta più che il centro e il nocciolo della Montagna; ma siccome i nostri Disegnatori² volevano a tutti i costi vedere ancora in questo luogo qualche resto di un Tempio di Cerere, sembrò loro che la massa solo della Rocca, nel suo degrado, potesse ancora darne l'idea: la forma di questa Roccia pressapoco priramidale, alcuni gradini grossolanamente intagliati per salire sulla superficie e i resti di una Croce, caduti in rovina, il cui piedistallo somigliava discretamente a un altare antico, bastarono per richiamare alla loro immaginazione l'altare di Cerere e rendere piacevole ai loro occhi la vista di uno dei Siti più selvaggi che si possa incotrare. Incaricammo il nostro Paesaggista di prendere con la più scrupolosa esattezza, una Vista alla quale solo il prestigio dell'arte poteva apportare qualche valore e ci consolammo pensando che era molto difficile che un Monumento, un Edificio qualsiasi, abbia potuto avere tanta solidità da resistere sin dal tempo trascorso della ragazza di Saturno, fino a noi; ma almeno, ci dicevamo, troveremo il Lago di Proserpina, la Grotta di Plutone, i Prati deliziosi di cui gli Antichi ci hanno lasciato così belle descrizioni; i Monumenti cadono in rovina, ma la natura è più costante, più duratura nelle sue forme e nelle sue manifestazioni. Tutti gli Esperti di antichità, i Ciceroni del paese ci garantivano sia il Lago che la Grotta, non era possibile dubitarne.
 
(seguiranno i post sulla visita del Lago di Proserpina e dei dintorni di Piazza)

¹Nella traduzione il traduttore apre una parentesi per farci fa notare che questa è un'indicazione precisa sul clima dell'epoca.
 ²I loro nomi poco leggibili si trovano alla base e ai lati della tavola, appena sotto il disegno. Quello di sx è Décoré par Chatelet = "Disegnato da Chatelet", uno dei 27 disegnatori; quello a dx Gravée par Varin = "Inciso da Varin", uno dei 66 incisori dell'Opera. Inoltre in basso a sx è riportato il numero arabo della tavola n. 48. Sicile e in basso a dx la sigla A.P.D.R. ovvero "Avec Privilége Du Roi" (col privilegio del Re).

 

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