1785 Turista Abate de Saint-Non/Piazza 3
Il "reporter" del Saint-Non, Déodat de Dolomieu (1750-1801)
Vista dei dintorni delle città di Piazza e Pietra-Percia
(Abate de Saint-Non, Voyage Pittoresque... , Vol. IV, Parte II, Cap. XIV, Tav. CXXVII, p. 329)
- traduzione a cura di Maria Rizzo e Salvo Sinagra -
- segnalazione di Maurizio Prestifilippo -
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Le campagne di Piazza, oltre il grano, di cui producono una grandissima quantità, forniscono anche un'infinità di altri prodotti da esportazione. Vi cresce la canapa e il lino e tutte le Città vicine vengono a fornirsi dei generi che la natura può produrre e di cui queste campagne forniscono un'immensa quantità. Le nocciole sono oggetto di commercio importante, pertanto i boschi di noisettiers sono coltivati con una cura infinita, richiedono altrettanta attenzione delle viti e hanno bisogno di frequenti irrigazioni. I vini sono di buona qualità e in grande abbondanza. Si esporta anche una grande quantità di pinoli, con cui si fanno degli ottimi dolci e pistacchi comparabili a quelli di Aleppo. Gli oli di oliva sono i migliori della Sicilia, perché si fanno con più cura. In una parola Piazza è uno dei Paesi del mondo più avvantaggiato dalla natura. Ma devo rendere giustizia anche agli Abitanti, essi non si lasciano andare a quell'ozio, quell'indolenza che è propria dei Paesi fertili e caldi; sono attivi, hanno molta intelligenza per l'agricoltura, sono ottimi Giardinieri ed eseguono perfettamente le irrigazioni. La fertilità delle campagne di Piazza è dovuta all'abbondanza delle sue acque e al suo buon uso che di essa si fa. Il Pittore non potrebbe rendere che imperfettamente nei suoi Paesaggi la bellezza delle campagne di Piazza; le preziosità vi sarebbero talmente profuse, che verrebbe sempre da pensare che le sue composizioni siano l'effetto dell'entusiasmo o di un'immaginazione feconda, sebbene i suoi quadri sarebbero realtà inferiori alla natura stessa. Sotto le mura della Città, vicino al luogo dove si svolge il Mercato¹, c'è un albero notevole per la sua anzianità e per l'epoca nella quale è stato piantato. E' un olivo che ha più di seicento anni, poiché fu piantato nel 1163, quando la Città fu restaurata sotto il regno di Guglielmo il Buono²; non è molto grande ma non sembra assolutamente malandato per la vecchiaia. Lo si conserva con cura, avendo preso la precauzione di costruire un muretto per sostenere la terra dove affonda le sue radici e vi è stata collocata una Targa, dove con due versi latini si ricorda la sua origine comune con la Città.
Par Urbi, ac olice ubertas, aequalis origo,
Sepibus huic arbor crescat et Urbis honor.
Il nome di questa Città è stato dato, perché essa fu la Piazza d'armi di Ruggero, quando conquistò la Sicilia. Si conserva nella cattedrale lo stendardo di questo Conquistatore. Piazza porta il titolo di Urbs opulentissima. Il Linguaggio degli abitanti differisce da quello del resto della Sicilia, si avvicina alla Lingua Romanza di cui ha conservato molte parole.
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¹ Secondo me si tratta del Piano Teatini, un tempo Piano del Patrisanto, poi Piano del Mercato Settimanale e, infine, oggi Piazza Martiri d'Ungheria. Ovviamente dell'antico albero di olivo non sono rimaste né le radici, né le olive e neanche la targa.
² Qui si riscontra un errore perché ormai si sa che il Re, che prima distrusse nel 1161 e poi riedificò a qualche chilomentro più a Nord-Est l'antica Platia, fu lo stesso Guglielmo il Malo nel 1163.
* Riflessioni personali: "Basterebbero queste impressioni di due secoli fa per dichiarare la città di Piazza e i suoi dintorni sito UNESCO da tutelare, e i Piazzesi?"
Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it