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Cronarmerina - Aprile 2025

Igiene medievale e non / 1

 
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Siamo stati abituati a immaginare le popolazioni del Medioevo come una torma di cenciosi maleodoranti e i loro corpi come un succulento banchetto per nugoli di cimici e pidocchi. A questa visione non si sottraggono i nobili o addirittura i sovrani che, seppur addobbati con abiti fastosi, crediamo che celino nelle loro parti intime una nutrita collezione di parassiti. Nei fatti, la reale condizione igienica dell'uomo del Medioevo è un po' più articolata. Innanzitutto non è vero che non ci si lavava mai: sono infatti numerose le miniature dell'epoca che rappresentano uomini e donne che fanno i bagni nudi, lasciando intendere come questa pratica fosse considerata naturale. Ancora, sfogliando i trattati del tempo, si legge che tra i doveri delle mogli c'è quello di dare ristoro al marito, che giunge dopo una giornata di duro lavoro, con acqua possibilmente calda e il cambio d'abito. In più, nei romanzi di cavalleria, "best seller" del periodo, appare buona norma offrire un bagno all'ospite che giunge stanco e impolverato o elargire il sollievo di un catino d'acqua calda per i piedi. I testi ci hanno inoltre tramandato immagini ricche di particolari, soprattutto in relazione alle classi agiate: il bagno avveniva in camera da letto, solitamente prima di andare a coricarsi; venivano esposti dei panni attorno al letto, ognuno cosparso di fiori ed erbe verdi profumate; inoltre erano disposte sul pavimento delle spugne sulle quali era possibile sedersi o sdraiarsi. L'abluzione vera e propria avveniva in un bacile di legno imbottito con un tessuto, riempito con acqua riscaldata resa fragrante da erbe fresche; ci si lavava il corpo con spugne morbide che venivano risciacquate con acqua pulita e tiepida, profumata di rose. Infine, il corpo veniva asciugato con panni puliti e, indossate le calze, ci si poteva finalmente abbandonare tra le braccia di Morfeo. Spesso il riserbo dotava la struttura di tende a baldacchino, al riparo dei quali era possibile godere di una certa privacy. Nei periodi più caldi, la vasca era posta nei giardini esterni e addirittura durante gli spostamenti veniva trasportato tutto l'occorrente affinchè il signore non si privasse di questa delizia, compreso un servo atto al mantenimento della temperatura dell'acqua. (continua) [tratto da G. Staffa, 101 Storie sul Medioevo, Newton Compton Editori, 2012]
 
Gaetano Masuzzo/cronarmerina
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Fontana Villa delle Meraviglie/n. 23

Questa fontana n. 23 è la n. 22 vista dal retro, sempre presso la Villa delle Meraviglie. Abbastanza grande e profonda è perfettamente efficiente tanto da ospitare senza alcun problema persino dei pesci rossi di diversa grandezza. E' caratterizzata da due colonne laterali, con al centro un grande stemma della famiglia Cammarata, scolpiti su pietra del luogo. Gaetano Masuzzo/cronarmerina
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Cavalieri di Montesa

Emblema antico dei Cavalieri di Montesa
 
Nonostante avessero reso grandi servizi al cristianesimo, nel 1307 i Cavalieri Templari furono accusati dal re di Francia Filippo il Bello e dal papa Clemente V di gravi reati e di eresia. Sotto la pressione del Re di Francia furono arrestati, torturati e processati e molti di loro arsi sul rogo. Il re Giovanni II d'Aragona, anche se non aveva dato credito alle accuse, fu costretto a fare altrettando in Spagna e in seguito alla scomparsa dei Cavalieri Templari manifestò l'intenzione di disporre di un Ordine Militare propriamente Aragonese, a somiglianza di quelli che aveva la Corona di Castiglia (Santiago, Calatrava e Alcàntara) in modo da poter impedire la crescita eccessiva dell'Ordine Ospedaliero di S. Giovanni Battista all'interno del suo Stato. Nel 1317 il Re ottenne dal Papa il permesso di creare l'Ordine Militare di Santa Maria di Montesa, dato che la sede dell'Ordine era nel castello e città di Montesa, a 70 Km. a Sud di Valencia. Nel 1400 all'Ordine di S. Maria di Montesa si unì quello di S. Giorgio di Alfama, fondato nel 1201 per la difesa delle terre cristiane dalle incursioni dei Berberi sulla Costa di Tortosa vicino Tarragona (a Nord di Valencia), ma da diverso tempo in grandi difficoltà economiche. L'Ordine così riunito venne rinominato Ordine di S. Maria di Montesa e S. Giorgio di Alfama con l'emblema della croce rossa di San Giorgio sui mantelli e abiti. A questi due dopo qualche decennio si unì anche quello dei Mercedari. L'Ordine di Montesa partecipò attivamente alla Reconquista Cristiana e alle guerre di espansione del Regno d'Aragona e nel 1748 un terribile terremoto causò il crollo del castello-convento di Montesa, dove morirono circa trenta persone. Giorni dopo, un altro terremoto finì di abbattere quello che era rimasto, lasciando il castello-convento inabitabile per sempre. I sopravvissuti, su ordine del re Ferdinando IV, si trasferirono al Palazzo del Tempio in Valencia dove in seguito furono costruiti il convento, la chiesa e il collegio dell'Ordine di Montesa.
Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it  
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Nodo di GORDIO

Questo nella foto è un mosaico che ho visto tante volte e per altrettante volte mi sono chiesto cosa sognificasse. Per poi concludere che fosse un disegno come tanti altri che si trovano nella nostra Villa Romana del Casale. Invece, leggendo l'ultimo numero di un interessante mensile al quale sono abbonato, ho scoperto che si tratta del simbolo chiamato Nodo di Gordio. Questo simbolo è protagonista di un antico aneddoto. In Frigia (regione centrale dell'Anatolia, penisola della Turchia), era custodito un carro di battaglia appartenuto al leggendario re Gordio*. Il carro era legato a un palo con un nodo molto robusto, che era diventato il simbolo del potere dei successivi Re. Chi avesse sciolto il nodo avrebbe dominato il mondo. Nell'inverno del 333 a.C. Alessandro Magno (356 a.C.- 323 a.C.) giunse a Gordio**, estrasse la spada e lo tagliò. Il Nodo di Gordio, e il modo peculiare in cui fu "sciolto", simboleggia da allora un problema intricato che può essere risolto solo con un intervento radicale. (tratto da FocusStoria, novembre 2013) Gaetano Masuzzo/cronarmerina  
 
*Re mitologico greco.
**Città che prese il nome dal Re mitologico, abitata dall'VIII al II secolo a.C. e oggi solo un villaggio a pochi chilometri da Ankara, dove sono rimaste soltanto tracce delle antiche mura oltre a una porta monumentale.
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Il mestiere più ambìto

 
Il porcaro
 
Il contadino medievale doveva essere in grado di svolgere innumerevoli mansioni, ma all'interno della comunità agraria vi erano alcune figure specializzate: tra queste un ruolo di primo piano era detenuto dal porcaro. Il maiale non offriva solo la carne più consumata, anche perché si poteva conservare meglio per lunghi periodi grazie alla salagione, ma anche setole, lardo e strutto. L'animale aveva un'importanza tale che a partire dal VII secolo diventò l'unità di misura di boschi e selve, cui veniva dato un valore in base al numero di suini che vi si potevano allevare. Il porcaro aveva perciò una rilevanza speciale all'interno della comunità: già l'Editto di Rotari (n.d.r. Re dei Longobardi e Re d'Italia) del 643 d.C. assegnava al magister porcarius il valore più alto tra tutti i servi casati, pari a quello di un artigiano, e in caso di assassinio imponeva un pagamento compensativo pari a 50 scudi d'oro, mentre un pastore di capre, pecore o buoi veniva "risarcito" con soli 20 soldi d'oro. (tratto da FocusStoria, Ottobre 2013) Gaetano Masuzzo/cronarmerina
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Fontanella Villa Garibaldi/n. 1

 
Questa è la prima Fontanella di una lunga serie. E' quella che si trova sulla sinistra della nostra grande e bella Villa Garibaldi, dietro la parte destra della chiesa di S. Pietro. La villa fu ricavata dopo il 1866 dalla selva del vicino convento francescano. Appunto perché una volta giardino dei frati, ove coltivavano le erbe medicamentose, ancora oggi ci sono piante e alberi particolari e secolari. Sulla fontanella c'è scritto "Omaggio Ente per il Turismo Enna" ma non è la stessa dalla quale mi dissetavo mezzo secolo fa, salendoci e appoggiandomi con la pancia perché non ci arrivavo e, quindi, prima di bere certe volte lo zampillo, sempre alto e fresco, anzi, freddo anche d'estate, mi bagnava tutto il viso. Il "Giardino Garibaldi", come c'era scritto con le siepi nel pendio centrale in fondo, prima era molto frequentato e curatissimo. C'erano i giardinieri che nan babbiav'nu con i ragazzi che disturbavano o calpestavano le aiuole: i cörsi ch' n' fascev'nu fé! 
Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it

 

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Famiglia Torre

D'azzurro alla torre d'argento accostata da due leoni affrontati e controrampanti d'oro e sormontata da tre gigli d'oro posti in fascia. In capo un'aquila bicipite spiegata d'oro¹
 
Famiglia Torre o La Torre
 
La famiglia Torre (alias de la Torre) originaria dalla Francia dal cognome La Tour (de la Turre), passa in Italia (diventando tra le più potenti con principi a Milano, cardinali, arcivescovi e patriarchi d'Aquileia) e poi in Sicilia alla fine del XIV secolo. A Plaza nel 1445 troviamo Marco de la Turri (alias de la Torre) che è Giurato testimone in atti amministrativi. Nel 1455 Bartolomeo de la Turri è avvocato della Magna Curia nella nostra Città. 1527 Francesco La Torre è notaio e Giurato che testimonia in atti amministrativi. 1540 ca. fra Tommaso La Torre, laico, da Caltagirone, fa parte dei Francescani Osservanti Riformati che ottengono il permesso di ritirarsi nel convento di S. Maria di Gesù, per condurre una vita da anacoreti. 1555 Giovanni La Torre è tra i firmatari dei "capitoli di la pachi"² tra la fazione della famiglia degli Aguglia (alla quale fa parte Giovanni Francesco Trigona e il figlio Marco) e quella dei de Assoro (famiglia della futura moglie di Marco, Laura) e Lo Bosco. Della nobile famiglia La Torre nella nostra Città, esiste un solo stemma posto su una colonna nel chiostro del convento del Carmine, per aver contribuito con aiuti finanziari al suo completamento nella seconda parte del XVI secolo.

¹ L. Villari, Storia della citta di Piazza Armerina, Roma 2013, pp. 622-623, e F. Mugnos, Teatro genologico delle famiglie illustri, parte III, libro VIII, G. Mattei, Messina 1670, p. 493.

² Questi capitoli furono chiamati anche "Capitoli di Pace" e risolsero, con l'interessamento diretto del vicerè don Giovanni de Vega e del Priore del Convento Carmelitano cittadino, P. Timeo d'Aidone, «membro di una antica e nobile famiglia piazzese», una violenta contesa per interessi economici durata oltre 10 anni. I Capitoli furono firmati nella Chiesa Madre ancora in piena fase di rinnovamento e con il campanile senza gli ultimi due livelli.

cronarmerina.it

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Cav. Legnosecco / Curriculum 2

Salvatore Legnosecco dal 2009 ha frequentato il primo Corso di abilitazione "Servizio Ordine" presso Mariscuole Taranto e, attualmente,svolge l'incarico di 1° Aiutante del Comando Forze da Pattugliamento per la Sorveglianza e la Difesa Costiera, ove ha dimostrato di possedere chiare e spiccate doti professionali ed umane che ne fanno un sicuro punto di riferimento e di esempio. Durante la frequenza del corso presso il Rgt. San Marco di Indottrinamento e di abilitazione allaVigilanza e Protezione ai siti dell’Operazione Strade Sicure/Strade Pulite, per l’impegno profuso durante il corso stesso, è stato un esempio per i colleghi più giovani e punto di riferimento, ricevendo da parte del personale istruttore del Rgt. "San Marco" sentimenti di incondizionata stima e alta considerazione. Lo stesso impegnato sul territorio alle dipendenze della Brigata Garibaldi di Caserta, prima come comandante del sito di Caivano (NA) e successivamente come Comandante della Compagnia Marina ad Acerra (NA), ottenendo vivo apprezzamento per l’ottimo lavoro svolto rafforzando l’immagine della Marina Militare in ambito Interforze. Nell’anno 2010 si è laureato in Scienze Giuridiche alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Messina, discutendo una tesi sulla storia del Diritto Italiano dal titolo "Per un atto giuridico-istituzionale di Augusta: l'Arsenale della Marina Militare" ricevendo sentimenti di compiacimento e riconoscimento da parte dei docenti universitari. Contribuisce altresì in maniera significativa ad impegnarsi, con positive ricadute verso l’immagine istituzionale della Forza Armata, in attività sociali di pubblica utilità, dimostrando grande senso del dovere e della responsabilità civile e guadagnandosi unanime riconoscimento e plauso. Su base di continuità è, inoltre, impegnato in attività di volontariato inaltre associazioni umanitarie e culturali presso il "Servizio Internazionale Strategie Onlus" qualereferente per il territorio Sicilia, svolgendo  un'intensa e proficua attività ai fini del raggiungimento degli obiettivi statuari che sono: tutela dei diritti civili, antiusura ed antiracket, tutela dei rapporti bancari, diritti del consumatore e tutela degli immigrati. Inoltre, fa parte dell’Associazione culturale "Lamba Doria" di Siracusa, partecipando tra l’altro a varie iniziative: a titolo esemplificativo nel 2007 partecipò alla commemorazione e alla scopertura di una lapide marmorea al monumento ai Caduti d’Africa a Ragusa e nel 2009 all'intitolazione di una piazza a Cassibile (SR). Attività queste che lo coinvolgono nella realtà quotidiana e in particolare nella provincia di Siracusa a beneficio di tutta la collettività, dando così lustro e prestigio alla Marina Militare e, più in generale, alle Istituzioni. Il Luogotenente Legnosecco è  insignito delle seguenti onorificenze: Cavaliere Della Repubblica, Medaglia Mauriziana per meritevole servizio, Medaglia d'Onore d’Argento per lunga navigazione marittima compiuta (15 anni), Croce d'Oro con stelletta per anzianità di servizio militare (40 anni), Croce Commemorativa per attività di soccorso internazionale in Albania, Croce Commemorativa Operazione Strade Sicure, Distintivo d’Onore per il lungo periodo di imbarco sui Dragamine. Sposato con la Signora Restivo Assunta, ha due figli Vanessa di 28 anni e Antonino di 23.
Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it
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Fontana Villa delle Meraviglie/n. 22

 

Questa nella foto in alto è la parte anteriore di un'altra fontana della Villa delle Meraviglie, perfettamente funzionante e con una vasca retrostante rettangolare che vi mostrerò la prossima volta. C'è una lapide (foto in basso) con una scritta in latino e gli stemmi delle famiglie Cammarata e Trigona che fa riferimento ai proprietari. Gaetano Masuzzo/cronarmerina
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Cav. Legnosecco / Curriculum 1

Il 1°Mar. lgt. LEGNOSECCO Salvatore, nato a Piazza Armerina il 12 agosto 1958, l’11 gennaio 1975 si è arruolato volontario del C.E.M.M. da Mariscuole in qualità di Allievo Elettricista per la ferma di sei anni a premio, ha frequentato il corso di specializzazione ed al termine è stato imbarcato sull Nave “U. Grosso” per il completamento pratico di categoria. Successivamente è stato inviato al Maridepocar di La Spezia per Marinarsen per la frequenza del corso di Conduttori di Girobussola, al termine è stato imbarco sul DR. “Timo” in qualità di sottordine al C° Elettricista e Girobussolista.Dopo essere stato ammesso a domanda alla ferma complementare a premio di due anni, ha frequentato il corso I.G.P. e i corsi di completamento studi di Alta e Media Tensione presso la stessa Mariscuola Taranto e Marinarsen Taranto. Nel 1982 ha frequentato il Corso di Dragaggio e compensazione Magnetica presso Maricendrag Spezia. Dal 1982 al 1985 imbarcato sul Dragamine “Vischio” in qualità di Capo Elettricista e dal 1985 al 1987 è stato imbarcato sulla Fregata "V. Fasan" con l’incarico di Capo Gruppo Forza e Centrale. Dal 1987 al 1990 è stato destinato presso il Comar Augusta per l’Ufficio Porto come Capo Elettricista e Capo Officina Elettrica, con periodi di temporaneo imbarco su Nave “Adige” in sostituzione del Capo Elettricista. Imbarcato su Nave “S. Todaro” dal 1990 al 1991 e, stando a disposizione dello stesso Comando inviato a Mariscuola Taranto, imbarcato su Nave "De P. Cristofaro" dal 1991 al 1992 come Capo Elettricista e Capo Centrale, ha partecipato alle operazioni “Pellicano” per il primo esodo Albanesi. Nell’arco degli ultimi 37 anni  ha sempre evidenziato notevole attaccamento alla Forza Armata e ha svolto tutti gli incarichi assegnatigli con eccellenti risultati. Infatti, dal 1992 al 1996, destinato al Comar Augusta per il Deposito Mine di Belpasso di Sigonella - Nato Depot Mine per la U.S. Navy., ha ricevuto lettera di apprezzamento per aver dato lustro alla Marina Italiana per la disponibilità, la professionalità e per la capacità di risoluzioni di problemi tecnici/logistici dimostrata durante delicate operazioni di rilievo inerenti l’operatività del Deposito Mine. Ha altresì frequentato presso il Btg. San Marco il corso di difesa installazioni e bonifica area da esplosivi inesplosi. Dal 1996 al 1998, imbarcato su Nave "Urania" come Capo Componente Elettrica, ha partecipato all’operazione “Alba 2” e, dal 1998, ha espletato il proprio servizio presso l’O.P.I. di Marinarsen Augusta sino al 1999 ove, successivamente è stato destinato al Comar Augusta per l’Ufficio Porto con l’incarico di Capo Elettricista e poi trasferito nuovamente presso il Deposito Mine di Belpasso di Sigonella per la U.S. Navy. Presso tale destinazione, dal 2001 con l’incarico di Capo elettricista e Capo Officina Elettrica, ha ottenuto da parte del Comando della U.S. Navy vivi sentimenti di apprezzamento e riconoscimento per i lusinghieri risultati per la professionalità dimostrata sia durante l’attacco alle “Torri Gemelle” dell’11 settembre 2001, disponendo di propria iniziativa (essendo il Sottufficiale di guardia), tutte le misure di sicurezza per la difesa dell’installazione in sinergia con il personale della U.S. Navy e, per i periodi successivi, contribuendo alla risoluzione delle varie tipologie di carattere tecnico/logistico interni all’installazione e sia con soggetti esterni, contribuendo a rafforzare l’immagine della Forza Armata operando a favore del Comando della U.S. Navy. Successivamente è stato impiegato dal 2007 al 2010 presso la DSD – Sezione Sistema da Combattimento di Marinarsen Augusta ove ha conseguito pregevoli risultati. (continua)
Gaetano Masuzzo/cronarmerina
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