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Cronarmerina - Aprile 2025

Famiglia Passaneto

Di rosso a tre bande d'oro e una fascia dello stesso soprastante su tutto.
Famiglia normanna portata in Sicilia da Ruggero signore di Passanete che acquista alcuni feudi e casali in Calabria e in Sicilia. Nel 1296 nel ruolo dei feudatari a Platie troviamo i Passaneto provenienti da Lentini e all'inizio del '300 questa famiglia è tra le più importanti del territorio. In questo periodo Riccardo Passaneto, figlio di Ruggero e nipote di Goffredo, signore di Mazzarino, è conte di Garsiliato e dei casali di Palagonia, di Passaneto e della fortezza di Tava (nei pressi dell'odierna Leonforte). Sempre Riccardo, conte di Garsiliato, diventa castellano di Lentini e aderisce alla fazione Catalana. Gli succedono il figlio Ruggero e nel 1389 il nipote Ruggerotto. Questi, conte di Garsiliato, nel 1392 si ribella a re Martino e il duca Martino il Vecchio gli confisca tutti i beni. Questo atto fa scomparire i Passaneto dalla storia della nostra Città. Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it
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Morti inutilmente?

 
Giorgio Boris Giuliano, 21 luglio 1979
 
Emanuela Setti Carraro e il gen.le C. A. Dalla Chiesa 3/9/1982
 
Giovanni Falcone, 23 maggio 1992
 
La moglie di G. Falcone, Francesca Morvillo, e la scorta: Vito Schifani, Rocco Di Cillo, Antonio Montinaro , 23/5/ 1992
 

Aldilà di tutti i discorsi, almeno due cose possiamo fare per loro, e per noi: 

ricordarli ogni anno e dare esempio di onestà alle giovani generazioni.

La prima molto facile, la seconda molto più difficile, ma almeno proviamoci!

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Soffio di poesia

Al soffio del vento

 
Si scuotono gli alberi
al soffio del vento,
in alto vedi volteggiare 
un foglio di carta,
mulinelli di polvere e sabbia
si dibattono nell'aria.
 
Tutto sembra prasportato dal vento
padrone di questo giorno,
coinvolgendo anche l'animo della gente.
 
Lo porta lontano verso dimore
mai prima ricordate:
amori, gioie e dolori, amici.
 
Tutto era così lontano,
eppure...
sulle ali di questo vento
è così facile arrivarci,
è così facile ravvedersi dagli errori,
è come leggere su un libro scritto prima.
 
Ora un raggio caldo di sole
accarezza la guancia,
libera dal vento
e quel foglio dolcemente 
ricade per terra.
E' bianco, è un foglio del libro, 
un'altra pagina da scrivere.
 
          Sergio Piazza, marzo 1986
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Antichi falegnami di Piazza/1

Falegnameria F.lli Masuzzo in via Roma, 1954

 I primi nell'elenco degli antichi falegnami di Piazza

A Piazza sino agli anni '40 non c'era strada o cortile che non avesse a so buttìga d' màstru d'ascia. Quest'ultimo è un altro termine per indicare il falegname, perché prima l'attrezzo più usato era l'ascia, che serviva a costruire le parti in legno degli aratri e quello più utilizzato era di rovere o di olmo. Consultando il mio archivio vivente ho potuto recuperare i nomi di tanti falegnami presenti nella nostra Città dagli anni '30 in poi, considerando antichi quelli sino a mio padre Gino Masuzzo, classe 1921, e moderni quelli successivi. La mancata menzione di qualche nominativo è del tutto involontaria e pertanto me ne scuso anticipatamente. Se qualcuno vorrà segnalarmene la mancanza gliene sarò grato. Intanto eccovi i primi nomi di quelli antichi in ordine alfabetico: Albanese Angelo, Anzaldi Gino nella salita Grisaffi, Arancio Turiddu discesa dell'Itria, Avanzato Salvatore, Baudo Pepè, Cagno Calogero in via Sette Cantoni¹, Calcagno Totò, Caltagirone Mario, Candurra padre dell'orologiaio, Cannizzo Stefano in via Cammarata, Caponetti Turiddu, Catalano Antonio, Catalano Calogero, Catalano (Rosario?) padre di Antonino e Calogero, Commendatore, Conti Calogero, Conti Concetto in via Monte, Conti Filippo (Lillìddu), Cosentino Salvatore, Cuzzolaro, Di Natale Ciccio, Di Natale cugino di Ciccio, Disma, Di Stefano, Falciglia Calogero, Falegnami (due) alle dipendenze dei baroni Camerata in via Garibaldi 76, Fiumicello Francesco (Ciccio), Fiumicello Valentino col fratello Ciccio in via Umberto 110, Flammà Liborio (Bobò), Forgia Filippo anche tabaccaio in via Marconi, Garigliano Ciccino, Garigliano fratello di Ciccino, Garigliano parente dei primi due, Giurbino Mario in via Sette Cantoni (socio di Cannizzo Stefano), Guadagna Vincenzo. (continua)
 
¹ Segnalatomi dal nipote Italo nel settembre 2018.
 
cronarmerina.it  
 
 
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Pezzo di storia da recuperare

Lina Roccazzella, ultima erede diretta, davanti la casa nel 1956
La mietitura con la casa sullo sfondo
Mentre l'altro giorno si festeggiava l'anniversario dello sbarco alleato, e si è in attesa dell'arrivo di un gruppo di Canadesi che faranno tappa venerdì 26 prossimo per ricordare i 526 connazionali morti in quella operazione, mi è arrivata questa segnalazione che con molto piacere vi propongo. Attraverso una e-mail il signor Ernesto Siciliano, a nome degli eredi Roccazzella-Iaci, mi chiedeva se attraverso il mio blog avessi potuto contribuire al recupero di una memoria di non poco conto. Si tratta di una casa di campagna nella nostra contrada Scarante, proprio dietro l'ex mercato ortofrutticolo, su due piani di fine Ottocento, appartenente al fratello di suo nonno ovvero ad Agatino Roccazzella. Sino a qui nulla di particolare, senonché l'edificio venne utilizzato, proprio in quei mesi successivi allo sbarco, dagli Americani come sede del loro Quartier Generale. E come se non bastasse, a riprova che anche nelle guerre più tecnologiche il fattore "umano" è importantissimo, gli Alleati vi installarono nel sottotetto della casa una piccionaia per allevare i piccioni viaggiatori che usavano per la trasmissione dei messaggi di guerra. Come luogo della memoria di quei terribili momenti di settant'anni fa non c'è male, anche perché l'edificio oggi un po' trascurato, non è vastisssimo come si vede nelle foto, ma potrebbe ospitare, solo se si volesse, un piccolo museo della II Guerra Mondiale che come un tornado passò anche dalle nostre parti. Questa memoria storica che rischia di scomparire se dovesse essere oggetto di ulteriore speculazione edilizia, potrebbe essere acquisita dal Comune come bene storico della comunità piazzese. Pertanto da questo blog, attraverso il quale metto in risalto i gioielli della nostra Città, mi sento di sollecitare l'amministrazione Comunale affinché compia i passi necessari per recuperane un altro, visto che siamo ancora in tempo. Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it  
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Scendelavacca

Questo sì che era un gioco pericoloso. Lo chiamavamo SCENDELAVACCA e prendevano parte più giocatori. Chi iniziava doveva appoggiarsi a un palo o a un altro ragazzo che non partecipava, per non sbattere contro al muro. Gli altri della stessa squadra si disponevano dietro in fila piegati per formare la schiena della VACCA. I componenti della squadra avversaria saltavano a turno per salire sulla schiena. Quando erano saliti tutti bisognava resistere e, se si voleva esagerare, battendo le mani, quindi solo con la forza delle gambe, stile rodeo, per un determinato tempo. Se qualcuno tra quelli di sopra cadeva i ruoli s'invertivano, se invece erano quelli di sotto a non resistere rompendo la fila (la vacca scendeva o cadeva), ritornavano a formare la schiena. I giocatori mentre saltavano sulla schiena erano soliti gridare SCENDELAVACCA CHE CHIANA LU TORU ! Sino a quando si perdeva l'equilibrio candendo in piedi, tutto filava liscio, ma quando si cadeva malamente ci poteva andare di mezzo anche qualche testa, dura, e io ne so qualcosa perchè è proprio in una fase di questo gioco che ho visto "le stelle"! Chi vinceva? Chi tornava a casa tutto d'un pezzo!  

Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it  

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Il poeta sul sito

Qualcuno mi ha chiesto chi fosse il poeta che ogni tanto mi invia le sue poesie che io vi propongo. Eccovelo nella foto, è Roberto Lavuri, nato a Milano nel maggio del 1966 che dopo 15 anni ritorna a Piazza, dove vive e si diletta a scrivere versi e considerazioni su vari argomenti. State attenti che nelle prossime settimane vi proporrò altri componimenti. A questo punto invito i tanti poeti sconosciuti a farsi vivi mandandomi le loro "fatiche", che saranno pubblicate con immenso piacere e... sempre a vostro rischio e pericolo! Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it
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A t'rzalöra

Ieri Enrico B. ha indovinato il nome. La rivoltella o pistola a tamburo o, in inglese, revolver, alla ciaccësa era chiamata T'RZALÖRA. Ma questo termine trizzalora poteva indicare anche altre cose in altri posti della Sicilia: a) la campana che si metteva al collo delle pecore; b) l'alzavola, la più piccola delle anatre detta anche pappardedda; c) il piccolo mattone di tufo; d) l'arma e il fucile. Lo spunto per parlarne me l'ha dato mio padre, che l'altra sera mi raccontava di un signore che possedeva na t'rzalöra ancora più particolare, perché a due canne parallele ma non sovapposte, giustapposte (in orizzontale! Gaetano Masuzzo.cronarmerina.it

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Fontana c.da Azzolina/n. 5

 

Continua la scoperta delle fontane e relative B'V'RAÖRI. Questa è Fontana n. 5 di C.da Azzolina. Si trova dopo l'eremo di Liano, a ca. 1 Km verso Aidone (sulla SP 38). L'acqua dell'enorme vasca ottagonale della foto in basso è alimentata dal canale della foto in alto.

cronarmerina.it 

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Nelle radici

 

La vita è nelle radici

 
Dalle sue radici
la pianta va su
sempre più bella e rigogliosa.
 
Si alternano le stagioni 
ma lei, anche se spogliata 
dal rigido inverno, 
è sempre più bella e viva,
forte e resistente alle intemperie
ed a qualsiasi insetto che l'attacca.
 
E' nelle sue radici e nella sua terra è la vita.
 
Ma trapiantata in altra terra,
priva delle sue radici e del suo ambiente,
va consumando la riserva della sua linfa.
 
Quelle foglie, un tempo verdi
e luccicanti al sole,
ora ingialliscono, i rami seccano.
 
Poteva dare buoni frutti 
ma chi per lei ha deciso della sua vita,
violando ogni naturale ciclo della sua sopravvivenza.
 
Non è più nelle sue radici, nella sua terra,
non è più la sua vita.
 
 
Settembre 1987                             Sergio Piazza 
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