Soluzioni semplici, ma geniali
U sgabèllu in via Sant'Agostino, a pochi metri dalla via Mazzini |
U sgabèllu d préia
Dato che i mezzi di locomozione di una volta erano i quadrupedi, asini, muli e più raramente cavalli, questi venivano adoperati a tutte le età. Sino a quando si era giovani e baldi, salire in groppa al mezzo era abbastanza agevole, bastava uno slancio e... oplà, ma quando l'età superava gli "anta" occorreva l'aiuto di qualcosa o di qualcuno per arrivare a mettersi in sella ('ncàv a bardèdda). Se l'utilitaria era di piccola cilindrata, come gli asini, poteva bastare il gradino du catöi, ma se si trattava di un segmento più alto (muli) e l'agilità ormai non lo permetteva più, occorreva qualcosa di più alto e stabile. A tal uopo i nostri avi avevano escogitato l'uovo di Colombo, lo "sgabello fisso". Un blocco di pietra comune murato accanto al "garage", come vedete nella foto, alto circa mezzo metro. Questo semplice marchingegno consentiva di alzarsi di quel tanto per slanciare comodamente la gamba al di là della schiena del quadrupede, senza aiuto di qualcuno e senza l'ausilio di staffe varie. Inoltre, serviva pure da paraspigoli perché riparava i pilastri delle porte dagli altri mezzi di trasporto più sofisticati e più larghi, i carrètti, che spesso nelle loro manovre repentine (soprattutto al rilascio della frizione!) a largo raggio sbandavano andandoci a sbattere rovinandoli. Il problema si ripresentava al ritorno, ma in questi casi bastava avvicinarsi 'n mùrett o 'n bancönedd per riprendere la marcia e turnèr n'càsa sèmpr cu cù 'ndulurù!
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