A fascèdda
Per chi frequenta oggi i supermercati o i moderni negozi di generi alimentari, l'oggetto nella foto può sembrare tutto tranne che un contenitore di ricotta o meglio un "cestino di ricotta" da noi chiamato "fascèdda". Si chiama così perché è formata da tante strisce di canne legate o 'nfasciàte e serviva al trasporto della ricotta da parte du r'cuttèr che poi la vendeva nelle nostre strade, dopo averla personalmente lavorata e raccolta. Lui gridava u r'cuttèeee! e le casalinghe si affacciavano davanti i catöi, o scendevano na stràta, porgendogli il piatto per farsene dare una o due, non di più perché abusarne "poteva fare male alla salute". Quando invece erano gli uomini ad acquistarla durante la pausa nella loro attività lavorativa, il recipiente dove contenerla era il più delle volte improvvisato. Infatti, mio padre mi ha raccontato che quando passava u r'cuttèr dalla via Roma, dove lui lavorava nella falegnameria di mio nonno Tatano alla fine degli anni Trenta, spesso il vassoio che accoglieva a r'cuttedda vellutata, era un foglio di compensato, ovviamente "spolverato" ben bene (alla faccia dell'igiene) ed era uno spettacolo vederla depositare con magistrale delicatezza... ah che bontà!
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