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Gaetano Masuzzo

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Famiglia Inguardiola

Di verde, con un castello a una torre merlata d'argento, chiuso di nero dalla cui sommità alzasi una bandiera scaccheggiata d'argento e di nero con una croce di S. Andrea del primo svolazzante a destra*
La famiglia Inguardiola, intesa anche Guardiola, fu portata nel 1393 in Sicilia (Catania) dai fratelli Andrea (nel 1409 tesoriere generale del Regno) e Ubertino Guardiola, al servizio del re aragonese Martino il Giovane. 1416 Luigi è cavaliere dello Speron d'Oro, il fratello di Luigi, Giovanni, è miles nel 1422. Nel 1457 Bernardo è cavaliere armato col titolo di magnifico. La famiglia piazzese degli Inguardiola è oriunda di Caltagirone nei primissimi anni del XVII secolo. 1614 Vincenzo Inguardiola è dottore in legge, Giudice e Giurato, nel 1619 è Capitano di Giustizia e acquista il feudo Ursitto, inoltre qualche anno prima ha costruito il suo palazzo di via Monte 1. 1620 Francesco è Prevosto della Collegiata del Duomo e anche Vicario Generale della Diocesi di Catania. 1625 Francesco barone di Ursitto nel 1630 è Maestro Secreto del Regno e nel 1666 è anche barone di Ganigazzeni (presso Caltanissetta). 1634 Gli Inguardiola perdono il loro feudo di Grotte (presso Agrigento) per il riscatto effettuato dal barone, poi duca, Desiderio Sanfilippo. 1637 Ferdinando è Giurato. 1645 Carlo è Capitano di Giustizia barone di Pirrera (presso Gela) e nel 1713 di Ganigazzeni, inoltre possiede l'Ufficio della Secrezia e Dogana della Città. 1654 Suor Susanna è badessa presso il Monastero delle Benedettine della SS. Trinità. 1720 La baronessa di Ursitto Marianna Inguardiola, è la I moglie di Giuseppe Trigona marchese di Dainammare. 1723 Carlo junior è Giurato della Città. Gaetano Masuzzo/www.cronarmerina.it
*Lo stemma per il Villari (St. di Piazza, 1981, p. 596) è "d'azzurro a due braccia affrontate sotto tre stelle ad otto raggi ordinate in fascia, il tutto in oro". 

1836 Turista le-Duc 3

Una bettola in un dipinto di fine Settecento

Parte 3^: La fuga (da Piazza)

Dalla 2^ Parte <<Se aveste visto le nostre facce tristi, calcolando dato il posto la quantità di insetti che dovevano la notte cospirare contro il nostro risposo, voi avreste avuto pietà di noi. E non era tutto; partendo da Agrigento, col sangue un po' riscaldato dalle quattro giornate che avevamo lavorato al sole, avevo cominciato a sentir alcuni foruncoli che mi spuntavano sulle gambe e nel fondo schiena. Ciò cominciava a darmi molto fastidio, sia per camminare che per sedere; io non potevo, dunque, né lavorare né riposare, situazione molto difficile... Mentre tristi e silenziosi eravamo in questa bettola a dissetarci con dell'eccellente vino a due soldi il litro e della buona acqua, il padrone di casa, una specie di contadino sornione e di brutto aspetto, venne a farci un bel discorso, dicendoci che noi eravamo dei grandi signori, anzi grandiosi secondo la sua espressione, e quindi dovevamo pagarlo bene; noi gli offriamo tre tarì per la sua camera, cioè 27 soldi, cioè che equivale in franchi a 35 soldi almeno; egli accetta e se ne va. Sua moglie, accovacciata come un gufo a filare nel vano d'una finestra, appena il marito se ne andò, approfittando del fatto che non si poteva trovare una camera che a casa sua, ci domanda sei tarì; questa cattiva fede, l'orribile aspetto della camera, la fisionomia bassa e brigantesca dei nostri ospiti e infine il sole che in questo paese vi toglie un po' la pazienza, ci fanno andare completamente in bestia... "Peppe", gridiamo (al nostro mulattiere), "il cavallo: partiamo subito per Caltagirone". Peppe costernato, già stanco sebbene avesse fatto le otto leghe sulla bestia con il nostro bagaglio, tuttavia obbedisce vedendo la nostra faccia furiosa e determinata (...). Infine il vecchio Peppe, prendendo la sua decisione, sella il suo cavallo, carica il nostro bagaglio, si mette in sella, ed eccoci di nuovo in viaggio con grande stupore dei Piazzesi e della nostra locandiera, che certamente avrebbe voluto non avere avuto tanta pretesa>>. (Tratto Dalle relazioni dei Regi Visitatori..., web.tiscali.it/università popolare, 1999, I. Nigrelli/Univ. Pop. Tempo Libero, I. Nigrelli, Piazza Armerina)
cronarmerina.it

Chiedo lumi agli specialisti

In via Salvatore La Malfa, quasi di fronte le Poste

PILASTRI A FALSA SQUADRA

Visto che vado a caccia di curiosità, alcuni amici mi hanno segnalato la particolarità dei pilastri di questa porta in via Salvatore La Malfa. E' l'unico esempio presente lungo tutta la strada, e mi sa tanto in tutta Piazza. Non riesco a capire il motivo perché la sezione dei pilastri non sia retta bensì con un angolo di diversi gradi verso Est, e poi leggermente diverso l'uno dall'altro. A meno che non siano il risultato di blocchi di pietra riciclati, così com'erano stati trovati, o di un errore da parte di chi li ha disposti, ci dovrebbe essere qualche motivo estetico o pratico o architettonico, pertanto mi piacerebbe sentire qualche esperto in merito. Il proprietario al quale ho chiesto, sconosce il motivo e gli piacerebbe conoscerlo, visto che è proprietario di un altro locale vicino ma dai pilastri regolari. Vi segnalo un altro esempio di questo genere di cui sono a conoscenza, ma in un'altra città siciliana. Hanno queste caratteristiche i pilastri del portone d'ingresso principale di una chiesa di Mazzara del Vallo, quella di Santa Veneranda (per vederle basta cercare su googlemaps: Via Santa Maria la Nuova, 5, 91026 Mazara del Vallo, Trapani, Sicilia, quindi posizionarsi trasferendo l'omino giallo sul punto e zoommare sul portale della chiesa, inoltre spostatevi anche un po' più in là per un'altra angolazione più chiara). Gaetano Masuzzo/www.cronarmerina.it

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