Santi senza r'zètt né r'spett
S. Gaetano a Brancaccio (PA) |
Come ogni essere umano, le statue hanno la loro specifica storia. Quelle dei Santi non trasgrediscono questa regola e le sculture dedicate in particolare al mio Santo, San Gaetano, non si fanno mancare aneddoti curiosi sulle collocazioni e sugli spostamenti. E' il caso della statua di San Gaetano a Palermo. La statua del fondatore della Regola dei Padri Teatini, era stata scolpita dal maestro Giacomo Pennino a spese dei religiosi. Mentre il piedistallo, costruito su progetto dell'architetto Paolo Amato non aveva nulla a che vedere col santo. Infatti, originariamente, fu costruito e adibito a basamento della scultura che ritraeva Filippo V re di Spagna, destinata ad abbellire nel 1701 la piazzetta in prossimità della non più esistente Porta della Dogana, proprio davanti la chiesa di Santa Maria della Catena, alla Cala. Quando, nel 1720, al dominio degli Spagnoli in Sicilia era subentrato quello breve degli Austriaci, la statua reale venne divelta, non si sa bene se da un anti-ispanico o da un vandalo di passaggio, e depositata malconcia nei sotterranei della vicina Zecca. Il sontuoso piedistallo, rimasto inutilizzato per dieci anni, accese le speranze dei Teatini, i quali chiesero di ottenerlo in comodato per collocarvi proprio San Gaetano. Ottenuto il benestare dal governo, il santo e il basamento reale nel 1730 trovarono posto nell'angolo tra via Maqueda e via dell'Università, ben posizionati. Sia la statua che il basamento uscirono miracolosamente indenni anche dalla furia devastatrice scatenata dal popolo e dall'esercito nelle terribili giornate del settembre 1866, passate alla storia come la "Rivolta del sette e mezzo", appunto perché durò sette giorni e mezzo, quando in quella piazzetta chiamata San Gaetano fu trucidato Pietro Omodei, "primo martire del popolo insorgente". L'anno successivo, però, il santo ricevette un affronto inaspettato da parte dell'amministrazione comunale, guidata dal marchese Antonio Starrabba di Rudinì*, la quale avendo constatato, con un po' di esagerazione, che il monumento intralciava la viabilità (in quel periodo a circolare erano in prevalenza pedoni, carrozze, cavalli e portantine), ne decretò il trasferimento nei magazzini del Museo nazionale, dove rimase per venticinque anni, sottratto alla vista dei devoti, dei turisti e dei palermitani. A fine Ottocento venne finalmente individuata una nuova destinazione: il bivio tra la via Brancaccio, la via Conte Federico e la via S. Ciro (a Sud-Est del centro città). A dire il vero, non è proprio il centro storico della città, ma almeno il santo ha trovato collocazione vicino all'omonima parrocchia in cui molto tempo dopo operò il martire don Pino Puglisi. Non ne siamo sicuri ma, a suo tempo, San Gaetano ci sarà comunque rimasto un po' male nell'aver trovato posto vicino al fatiscente fabbricato un tempo adibito a mulino per il sale (foto in basso). Un prodotto della natura non proprio compatibile con i materiali marmorei che compongono statue e piedistalli ma anche con quelli che servono per costruire targhe con lo scopo di fornire notizie sui monumenti. Sicuramente il sale e lo smog hanno fatto la loro parte, e oggi il monumento ha bisogno di una salutare ripulitura. Tranne la targa informativa che nessuno si è mai sognato di affiggere e, aggiungo io, poi ci permettiamo di chiedere le grazie senza alcun ritegno!
(tratto da Lino Buscemi, 11 dic. 2014,
(tratto da Lino Buscemi, 11 dic. 2014,
http://lacittascoperta-palermo.blogautore.repubblica.it/)
*(1839-1908) Lontano discendente del principe piazzese Vincenzo Starrabba (m.1729) al quale fu intitolata a stràta ô Prìnc'p, odierna via Garibaldi. Quell'anno divenne Prefetto di Palermo e nel 1891 e 1896 fu Presidente del Consiglio dei ministri.
Gaetano Masuzzo/cronarmerina