Qualcuno ipotizza che il nome di
Piazza derivi dalle imponenti strutture della Villa Romana del Casale denominate
Palatia = i palazzi, dal quale deriverebbe
Platia, che nel tardo latino indicava anche deposito e mercato. È appunto dei mercati o fiere della nostra città che voglio parlare, avendo avuto l’imput dalla foto in alto che, gentilmente, il mio amico Pino Farina mi ha fatto avere di recente. Nel mio libro “
Cronologia…” si parla delle fiere di Piazza sin dal 1375, quando sotto gli spagnoli-aragonesi, la città allora chiamata
Plaza, che contava 8.000 abitanti (allora Palermo e Siracusa contavano rispettivamente 22.000 e 9.000 abitanti), ospitava fiere tra le più ricche della Sicilia interna, frequentate da mercanti provenienti da tutte le parti, persino da Pisa. Le fiere si svolgevano soprattutto nelle stagioni più clementi e i loro siti dipendevano dall’espansione del centro abitato e dalla varietà delle merci in vendita. Il 22 maggio si svolgeva la
Fiera Franca (perché esente dal dazio e gabelle) compresa tra le tredici fiere franche d’Italia, di patronato della
Chiesa Madre della Cattedrale, proprio sul piano antistante la chiesa e nelle strade adiacenti. Dopo, i giorni aumentarono svolgendosi dal 28 maggio sino al 13 giugno, festa del
SS. Sacramento, in contemporanea a quella del bestiame al
Piano Terremoto. Dal 1859 questa fiera fu trasferita nella più conosciuta
stràta a fèra (strada della fiera) oggi Via Umberto I, e arrivava sino al Piano dei Padri Teatini. Si svolgeva il 24 giugno, per la festa di
S. Giovanni Battista e si vendeva di tutto, anche manufatti di creta (brocche, di tutte le misure, recipienti per l’olio smaltati dentro e fuori, catini e vasi da notte, gabinetti e/o
càntri) portati da Caltagirone e da Camastra. C’era anche una fiera che si svolgeva accanto alla chiesa di
S. Pietro che, prima fu spostata nei pressi della
Commenda di S. Giacomo d’Altopascio (di fronte all’ingresso del Cimitero della Bellia), poi nel 1613, fu trasferita in località
Bellia il I di settembre, dove si festeggiava la
Madonna della Noce. In ottobre si svolgeva quella sotto il patronato della
Compagnia dei Preti della
Chiesa di S. Stefano. Si svolgeva sempre nei pressi della
stràta a fèra ma iniziava il 18 ottobre e durava sino al 13 novembre. Si chiamava
Fiera di S. Luca perché il 18 ottobre è la festa del Santo. Cinque giorni prima, dal 14 ottobre, nello stesso sito, si svolgeva la fiera del pellame e del cuoio, dove erano maestri gli abitanti dei
Canali. Nei primi decenni del secolo scorso la fiera del bestiame si svolse prevalentemente al
Piano Terremoto, mentre l’altra iniziò a svolgersi lungo la
Via Libertà, come un prolungamento dell’altra. Passando gli anni, la fiera del bestiame rimase nello stesso luogo, mentre l’altra (come si vede nella foto) partiva dal
Jolly Hotel e, snodandosi per la
Via Roma, arrivava sino in
Piazza Garibaldi. Per quanto riguarda i mercati settimanali è rimasto famoso quello chiamato
du chiànu Balìlla¹. Si svolgeva dove oggi ci sono la
Villetta Scibona e l’asilo nido di
Via Floresta, sino ad arrivare, quando s’ingrandì, in
Piazza Castello². Veniva chiamato
chiànu Balìlla perché, dopo la demolizione negli anni 30 della chiesa di
Sant'Agata e del suo Monastero di Benedettine, il piano che ne rimase fu destinato dalle autorità fasciste a piccola piazza d’armi per l’istruzione paramilitare dei giovani
Balilla (8-10 anni) e
Avanguardisti (12-18 anni) ogni sabato. Altri cenni sulle fiere negli anni '20 li trovate in
1925 I Commercianti a Piazza/2. Inoltre, Don Egidio Franchino nella sua opera
La Diocesi di Piazza Armerina del 1929, ci parla delle 2
Fiere Franche che si tenevano ogni anno all'inizio dell'Ottocento: una si svolgeva dall'1 settembre sino all'8, l'altra dal 18 ottobre all'1 novembre. La prima nel 1615 per concessione del Generale Parlamento di Palermo tramite il Vicerè, la seconda nel 1624 per concessione del Parlamento Siciliano di Palermo.
² Prima chiamato "Colle degli Aranci" e nella seconda metà dell'Ottocento anche "Piano dei Baroni" per essere stato scelto dal patriziato cittadino come luogo privilegiato di residenza.