Chi la dura la vince In evidenza
Inutile nasconderlo, piace sempre ricevere complimenti, specie se in versi, da una signora e, per giunta, se dal lontano Nord. Ciò vuol dire che il mio lavoro fatto con passione è benaccetto anche oltre a B’ddìa. Indescrivibile la soddisfazione per essere paragonato a un artigiano che ricuce un tessuto logoro e sfibrato. Grazie Signora per l'e-mail di mercoledì scorso, ovunque si trovi.
CHI LA DURA LA VINCE
C'era una volta un magnifico tessuto
Per lungo tempo forte e robusto mantenuto
Nella sua trama per sventura vivevano spietati congiurati
L'oltraggio e l'usura del tempo sfuggiti di mano ai guardiani bacucchi e imbacuccati
Aprirono la strada a tarli tarme e tigne che ne fecero straccetto beddu camuliatu
Ad ogni strappo a ogn p'rtùsg verso un pozzo senza fine 'n sàutu
Om'ni cr'stiài pòv'ri rìcchi santi e 'ndiavulàdi precipitavano
Tra una chiesa una casa un monumento ‘na stràta. Così volavano
Via patrimoni materiali umani artistici e culturali
Nell'indifferenza di tanti mortali
Un giorno però il DESTINO aprì le sue ALI
E guidò verso lidi sicuri qualcuno col suo carico di ideali
Lo incuriosivano i buchi di quel tessuto straziato e strazzàtu
Su cui inciampava ogni giorno di più e sempre più smarav'gghiàtu
Avanti, MASUZZO - si disse - non tutto è perduto!
Dunque ricostruisci quanto è rimasto di quel tessuto!
E così fece annodando ogn spuntùn filo dopo filo, sottile o spesso, colorato
O sbiadito, quasi sepolto e all'oblio destinato
Creò un puzzle ben complicato
Che giorno per giorno immagine dopo immagine archivi di ricordi sopiti risvegliò
O a chi li ignorava pezzi di storia non noti mostrò
Di fino con tenacia con pazienza e competenza l'abile ARTIGIANO lavorò
E fu così che risorse a nuova vita il vecchio prezioso caro tessuto
A nulla poté l'oltraggio del tempo e degli uomini, ESSO non andò perduto.
Una Signora del Nord, febbraio 2016
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