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U bèu Palazzètt da B'ddìa In evidenza

Com'era il Palazzetto dello Sport "Giuseppe Sammarco" prima del crollo nel 1988

Com'è oggi il Palazzetto dello Sport in c.da Bellia

Per tutti i Piazzesi sportivi e non, il crollo del Palazzetto di Piazza Armerina in contrada Bellia, intitolato all'avvocato Deputato Regionale nonché Sindaco della nostra Città On.le Giuseppe Sammarco, fu come un fulmine a ciel sereno. Nessuno, mai e poi mai, si sarebbe aspettato questo vero e proprio cataclisma sportivo in un paese da sempre affamato di strutture sportive di un certo livello. Nonostante la presenza di squadre di pallacanestro e di pallavolo militanti in campionati maschili e femminili di indubbia importanza a livello regionale e nazionale, mai Piazza aveva avuto nel suo territorio una struttura così funzionale, accogliente ed efficiente, anche se veniva criticata la distanza dal centro abitato. Era invidiata da tutti gli sportivi ospiti, soprattutto dopo l'installazione del parquet in legno che ne aveva arricchito l'estetica, proteggendo finalmente le articolazioni dei giocatori agevolandoli negli spostamenti limitandone i traumi. Chi vi scrive ha avuto il piacere di giocare, di allenare, di arbitrare e di assistere a incontri memorabili, sino alla sera precedente alla catastrofe. Mai si è venuta a sapere con certezza la causa reale del crollo avvenuto il 5 luglio del 1988, nessun colpevole forse "perché il fatto non sussiste" come si vede nella foto! E, come al solito, "còm vol Déu" continua a "piovere sul bagnato". Fatto sta che dopo l'installazione di un grosso aspiratore sulla sommità della cupola più grande, per eliminare l'umidità durante i match affollati, la struttura costruita nel 1978 con la tecnica del pallone che gonfia una rete metallica colma di cemento, implose. Per questo motivo di condensa, già esisteva una calotta in vetro-resina, come quella che si vede sulla cupoletta accanto degli ex spogliatoi, di m 3,5 di diametro compreso il telaio, che veniva alzata e abbassata all'occorenza con un motorino elettrico, ma si ritenne che non bastasse, infatti si scivolava di continuo. Se la grande cupola fosse ceduta su se stessa un giorno prima, saremmo rimasti in oltre 400 tra le macerie. Non ci sarebbe stato bisogno di estrarci dalle rovine, troppo costoso e pietoso. Sarebbe bastata una colata di cemento (anche depotenziato, come si usa dalle nostre parti) coperta dalla solita lapide, con i nomi degli ex sportivi ed ex spettatori rimasti lì sotto, per le future commemorazioni con i soliti pianti e discorsi di rito. Ed ecco che il nostro poeta pochi giorni dopo l'accaduto, ancora esterrefatto e scioccato, scrive questa poesia in galloitalico a futura memoria. Ancora oggi u bèu palazzètt è lì, crollato e mai ricostruito, a fare "bella mostra", e non posso fare a meno di guardarlo amaramente quando vado a farmi la solita partitina a tennis sui campi limitrofi. Un altro esempio di inettitudine piazzese... se ce ne fosse stato bisogno.

U Palazzètt du sport

Avev’mu ‘npalazzètt ch’era ‘namör,
Cu s’ f’r’màva ddà föra a talièlu,
Sbarraccàn l’öggi, s’ fasgèva u cör,
‘Ntrasèn’ggh pöi truvàva ‘ngiòiellu:

‘Mpav’mént ch sp’cchiliàva com l’ör,
Tr’bùni v’stùi d ddègn r’f’nù
Furmàv’nu döi pàlchi d’anör
Unna s’tà non t’ r’fr’ddàva u cù.

Fu fàit pi mèr’ti di nostri atléti
Ch giuàv’nu ‘ntémp all’ègua e o vént,
Èra u vantamént di ciaccësi tutti
E a ‘nvìdia ntâ S’cìlia e o Cunt’nént.

Ch ggh l’avèva désg’anni d vìta!
O cìncu d giugnétt all’impenzàda,
St’ bèu palazzètt, stànch d stè addrìtta
Trabuccà còm ‘nscècch fràcch ntâ cianàda.

Appèna u sèpi, ch m’ pars vèru:
<<S’ ggh su ancöra addrìtta costruziöi
ch s r’gòrd’nu o Cònti Ruggèru,
e st’òpra d’avànt’aièr cad aöi?

Ma chi ggh scattià ‘na bòtta d vént?
O ch fu ‘na scòssa d t’rr’mòt!>>
I pumpéri ch stànu ddà acànt,
Cu dd bòtt, u p’gghiànu böngh u mòt.

Vulèva èss punt’ddà st cubulöngh
E ggh ‘mp’nnìnu ‘ncantàr d ddampiöi
E a fìna, u mutör pa v’ntulaziöngh
D cu nan èr’nu stìgghi söi.

Nan cadì p’cöss! Ghhià dèss a casiöngh
‘Nasg’ddàzz röss ch s ggh puzzà,
Avénn a r’s’tènza du cartöngh,
U tètt nan pot ciù e s scaccià.

Öra putöma dì ch f’nì bòna,
S’ non s ggh truvà nudd dda s’ràda,
Cèrt fu u vulèr da nòstra Patröna
A scungiurè u p’rìcu da fr’ttàda.

S’alivòti a gaddìna fa l’ov vàpr
Nan è ch s’àda purtè a da féra,
‘N st’ mönn gghè cu s’ röd u ddàbr
E cu ‘mp’dùgghia da mattìna a séra.

Öra tutti niàuti n’auguröma
Ch nan su scòrd’nu st palazzètt,
Ch s’ ‘nterèssa ‘mpèzz ross d Ròma
E chi sportìvi pònu avér r’zzètt.

Sìddu u fànu fè, nan v’avè cunfönn
P’ decìd còm àda v’nì st tètt,
S’ non s tròva nudd cu sa fè tönn
Annèv’n o s’cùr, fasgèlu rètt!

S’àda annè pèrs, gghè l’ov du sciànch ch’è böngh,
Jé d’sgèss d sfrutèlu còm s po’,
v’dè sìddu u putè p’gghiè sangh sangh
E purtèlu o paìs, p’ p’sciarö!

Francesco Manteo
 
Traduzione

Il palazzetto dello sport
Avevamo un palazzetto che era un amore,
Chi si fermava là fuori a guardarlo,
Spalancando gli occhi, si rincuorava,
Entrandoci poi, trovava un gioiello:

Un pavimento che splendeva come l'oro,
Tribune rivestite di legno rifinito
Formavano due palchi d'onore
Dove seduto non ti raffreddava il sedere.

Fu fatto per i meriti dei nostri atleti
Che giocavano un tempo sotto l'acqua e il vento,
Era il vanto dei piazzesi tutti
E l'invidia in Sicilia e al Continente.

Che ce l'aveva dieci anni di vita!
Il cinque luglio all'improvviso,
Questo bel palazzetto, stanco di stare all'impiedi
Cadde come un asino fiacco nella salita.

Appena lo seppi, che mi sembrò vero:
<<Se ci sono ancora in piedi costruzioni
che risalgono ai tempi del Conte Ruggero,
e quest'opera dell'altro ieri cade oggi?

Ma che vi s'abbattè un colpo di vento?
O fu una scossa di terremoto!>>
I pompieri che stanno lì accanto,
Con quel botto presero un gran spavento.

Occorrevano i sostegni per questo cupolone
Ma vi appesero un quintale di lampioni
E alla fine, il motore per la ventilazione
Da chi non aveva tanta esperienza.

Non crollò per questo! La causa gliela diede
Un uccellaccio grosso che vi si posò,
Avendo la resistenza del cartone,
Il tetto non ne potè più e si schiacciò.

Ora possiamo dire che finì bene,
Se non vi si trovò nessuno quella serata,
Certo fu il volere della nostra Patrona
A scongiurare il pericolo della frittata.

Se talvolta la gallina fa l'uovo senza guscio
Non è che si deve portare al mercato,
In questo modo c'è chi si rode il labbro
E chi imbroglia dalla mattina alla sera.

Ora tutti noi ci auguriamo
Che non si scordino questo palazzetto,
Che si interessi un pezzo grosso di Roma
E che gli sportivi possano avere sistemazione.

Se sarà ricostruito, non dovete confondervi
Per decidere come rifare il tetto,
Se non si trova nessuno che sappia farlo tondo
Andate per il sicuro, fatelo retto!

Se deve andare perduto, c'è l'uovo accanto che è buono,
Io direi di sfruttarlo come si può,
Vedete se lo potete prendere sano sano
E portatelo al paese, per pisciatoio!

cronarmerina.it









 

 

Commenti  

0 #6 Giuseppe B. 2016-09-12 17:08
Subito dopo ci siamo resi conto che per nostra fortuna eravamo salvi ma il nostro pensiero è andato al povero custode del palazzetto, il signor C., che giornalmente a quell'ora si trovava dentro la struttura sportiva, dopo aver parcheggiato la sua auto davanti l'ingresso. Di corsa abbiamo raggiunto l'ingresso che si trovava dalla parte opposta da dove avevamo visto la nuvola di polvere, per vedere se c'era la sua auto. Fortunatamente non c'era e un po' ci siamo tranquillizzati, mentre accorrevano i vicini pompieri, rimasti allibiti e spaventati anche loro. Il tuo post assieme alla poesia mi hanno riportato indietro a quel tremendo pomeriggio. Ciao Tanino
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0 #5 Giuseppe B. 2016-09-12 17:00
In un primo momento ci era parso che fosse saltato in aria qualcosa e lanciando a terra le racchette siamo usciti immediatamente dal campo per allontanarci il più possibile dal tremendo rumore. Allora ci siamo resi conto che stava crollando la grande cupola del palazzetto e appena ci siamo girati abbiamo visto un'enorme nuvola di polvere che si alzava in aria. (continua)
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0 #4 Giuseppe B. 2016-09-12 16:53
A proposito del crollo del palazzetto io, insieme ad altri due amici, siamo stati gli unici testimoni oculari della catastrofe. Erano le 16:00 circa ed io, assieme a Oscar G. ed Enzo S., eravamo ai campi da tennis per la solita partitella e precisamente sul campo più vicino al palazzetto. Improvvisamente abbiamo sentito un sibilo fortissimo, paragonabile al passaggio di un treno velocissimo, senza renderci conto di cosa stesse succedendo. (continua)
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0 #3 Signore del Nord 2016-09-08 07:52
Ha perfettamente ragione. E' meglio fermarsi qui. Anche perché sappiamo benissimo che, essendo il Sindaco e tutta la Giunta degli assidui lettori dei questo sito, immediatamente si attiveranno affinché entro le ore 12 del 30 settembre prossimo il palazzetto sia completamente ricostruito!!! La saluto e... mi raccomando: quando va a giocare a tennis, cerchi di non disturbare gli operai del cantiere che stanno tirando su la cupola (sic!).
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0 #2 Gaetano 2016-09-08 07:32
Mi spiace Signore del Nord ma il mio compito finisce qui. Fotografare la situazione, limitandomi a qualche critica perché, conoscendomi, andrei a scavare così profondamente che troverei così tante macerie che neanche nel più tremendo terremoto si trovano. E così si continua...
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0 #1 Signore del NORD 2016-09-08 07:19
Che dire. Iniziare la giornata con queste notizie e leggendo questa bellissima poesia viene un nodo alla gola ed una forte amarezza. Immagino che il progettista ed i costruttori abbiano continuato tranquillamente la loro professione costruendo ponti, gallerie e viadotti. Ed ora una domanda, egregio prof: sarebbe possibile sapere il nome del progettista e quello della ditta costruttrice? Non dovrebbe essere difficile scoprirlo; basta andare in Comune a Piazza, dove i soliti efficientissimi impiegati in 4 e 4... 12 troveranno tutta la documentazione. Con questo, noi che siamo devoti al dio Cemento, potremmo indirizzare le nostre preghiere mattutine a questi signori.
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