Beato frat'Innocenzo Milazzo/8
Particolare dell'affresco distrutto sotto il portico della Chiesa di S. Maria di Gesù |
Vita del Beato frat'Innocenzo Milazzo
Capitolo 8°
(Aidone, Piazza, Catania, Giuliana, Grotte)
(dal Cap. 7°) Nella Terra di Daidone¹ avendo Biagio Barone sua moglie inferma, e diffidata da Medici, andò a Piazza per pregar il Padre Frat'Innocenzo, acciò andasse a visitare l'infermo per allora, il Guardiano non volle, che vi andasse, bensì gli disse il Servo di Dio, che se ne tornasse allegramente, perche trovarebbe sua moglie fuor di pericolo. Si partì Biagio, e trovò la moglie migliorata nell'istessa ora, che Frat'Innocenzo detto gl'aveva l'accennate parole. Nella Città di Piazza Suor Dorotea Basili per quindeci anni continuì patì certi dolori intensi, che la tennero attrata nel letto senza potersi muovere; essenso ancora vivente questo Servo di Dio, procurò aver il suo bastoncello, e presolo con divozione restò libera da dolori, e sana del tutto. Essendo Confessore di Monache in Catania, occorse, che Fabiano Rosa teneva infermi di febbre gravissima due suoi figli, uno chiamato Francesco, l'altro Agostino, e gli raccomandò all'orazioni di diversi Religiosi: inteso che in Santa Chiara vi era un Santo Confessore, qual era il Padre Frat'Innocenzo, andò a raccomandargli anco a lui con abondevoli lagrime, e promise andarli a visitar in casa. Arrivato al letto d'Agostino gli disse, meglio sarebbe per te, che morissi, ma non morirai, ed a Francesco disse, tu stai bene, non aver paura, e dicendo l'orazione ad ambedue, subito guarirono: le parole dette ad Agostino s'intesero, quando fu veduto patire grandissimi travagli, cagionò la rovina di sua casa, e finalmente morì nella guerra. Nell'istesso tempo, e Città era nel sudetto Monistero una Monaca per nome Suor Arcangela Pastore inferma d'un braccio per molto tempo, toccato il bastone di questo buon Padre, subito fu sana. Essendo Guardiano nel Convento di Giuliana, ed avendo bisogno di due Bovi per portare certo legname, gli dimandò imprestito a Matteo Sagio suo divoto, il quale gli rispose, che volentieri gli avrebbe fatta la carità, ma che uno de' suoi Bovi si trovava infermo in un piede in modo, che lasciato l'aveva in campagna, e credeva che per la gravezza del male fosse già a terra. Il Servo di Dio gli replicò, mandatelo a pigliare, che il Bue è sano; vi mandò colui, e fu trovato miracolosamente guarito. Andato una volta nella Terra delle Grotte², dimandò per limosina a Suor Vittoria Cerasaro Terziaria Francescana un fiasco di vino per li Frati, e benedisse la botte, gli diede colei il vino, e di quella botte bevettero tutto l'anno; passato l'anno i padroni la trovarono miracolosamente piena. Trovandosi finalmente di stanza nel Convento di Santa Maria di Giesù di Piazza aggravato dalle sue infermità, non lasciava i suoi soliti esercizi spirituali; abitava una cella vicino la Chiesa, alla quale poteva guardare per la finestra di essa, onde gli era cella, ed oratorio, potendo da quella adorar il Santissimo Sagramento, ed ascoltare la Messa quando non poteva celebrare. Passata la metà di Novembre migliorò alquanto, e dimandò al Guardiano se in Convento vi era l'oglio Santo? rispostoli di nò, replicò, è bene tenerlo per quello che può succedere, datemi un compagno, che anderò io a pigliarlo nella Chiesa Matrice³, ed andatovi trovò Don Vincenzo Alfonsino Sagristano, il quale intesa la dimanda gli disse, che volete fare Padre dell'oglio Santo in Santa Maria, mentre gl'infermi si curano nel Convento di San Pietro: soggionse egli, quest'oglio ha da servire per me da quì ad otto giorni, onde quello glielo diede; ritornatosene con esso al Convento se gli aggravarono i dolori in maniera, che non si puotè più muovere da letto. (continua)
¹ E' l'odierno comune di Aidone a pochi Km da Piazza.
² E' l'odierno Comune di Grotte (Ag). Nel 1634 il piazzese Sanfilippo Desiderio, sposando Olimpia de Gaffori, potè riscattare dagli Inguardiola il feudo di Grotte, divenendone Duca nel 1648. E' seppellito nella seconda cappella di sx della chiesa di S. Pietro.
³ E' il nostro Duomo nonché la nostra Cattedrale.
³ E' il nostro Duomo nonché la nostra Cattedrale.
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