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Gaetano Masuzzo

Gaetano Masuzzo

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Reportage da vedere

Mario Noto
Una delle 22 foto della mostra
Ero indeciso tra i tanti titoli che potessero incuriosirvi a tal punto da convincervi ad andare a visitare la mostra fotografica nella nuova "Casa della Cultura" in via Garibaldi: L'Ovest di una volta, Il Sud nel dopoguerra, Ritorno al passato prossimo, Settanta anni fa, Due passi a Est, ma poi ho deciso altrimenti. Al nostro concittadino Mario Noto, autore di questi 22 scatti, risultato di diverse settimane di permanenza in quelle terre martoriate dalla guerra civile, oltre a confermargli la bella presentazione scritta da Concetto Prestifilippo "...Il reportage fotografico di Mario Noto, ha lo stesso valore eversivo delle indagini sociologiche del secolo scorso... i personaggi non hanno nazionalità. Non hanno nulla. Sono uomini sventurati. Sono l'insulto al falso mito di progresso. Sono brandelli di anime... Le inquadrature dei ritratti... non lasciano indifferenti... immortalano realtà rerefatte.", ho lasciato queste parole sul libro dei visitatori: "Guardando le tue foto, ho provato tanta invidia per non averle fatte io!". Sentiremo parlare molto di questo superfotografo al quale vanno i miei complimenti.  
Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it 

U carrözz

U carrözz
Ed eccovi subito una foto d 'n carrözz che mi è stata inviata affettuosamente e celermente da un assiduo visitatore del blog. Era proprio così il mezzo di trasporto ludico tanto usato negli anni '60, e anche prima, per le strade di Piazza. Per l'uso erano indicate soprattutto le strade in discesa, e nella nostra Città, tutta in collina, non mancavano di certo e c'era l'imbarazzo della scelta: via Cavour, via Itria, via S. Stefano, via Castellina, via Roma, via Monte. Bastavano due tavole di legno, di cui una molto più larga, e tre cuscinetti (sempre difficili da reperire) e voilà il mezzo di locomozione bello da fare invidia. Le tecniche per montare sul bolide a spinta era due: a) da seduti, ma la guida tirando u rumaneddu come redini era alquanto difficoltosa, specie nelle curve ad alta velocità, ma, in cambio, dava la possibilità di "viaggiare" in due; b) da sdraiati, a pancia in giù, dove si potevano raggiungere facilmente le velocità da slittino su ghiaccio e anche il più vicino pronto soccorso, cioè u sp'tàl Chiellu! Perché, una volta partiti, il problema era come frenare a quella velocità in presenza di qualche ostacolo fermo, come 'na cantunera, o uno mobile, come u zìu cu scèccu! Di solito per frenare si usavano i talloni per la prima tecnica, le punte dei piedi per la seconda, per la gioia dei calzolai! Grazie all'amico che ci ha fatto rivivere l'ebbrezza di quella velocità incosciente.
cronarmerina.it   

1411 - La regina Bianca di Navarra

Castello di Pietratagliata o dei Gresti

Nel maggio del 1411 la regina vicaria Bianca di Navarra (1387-1441), vedova di re Martino I d'Aragona detto il Giovane, trovandosi ad Assoro, dopo aver fatto tappa presso il castello di Pietratagliata nella foto (si trova tra Aidone e Raddusa), approva i Capitoli per la Terra Placie o Universitati di Plaza che in questo periodo conta 8.000 abitanti. Queste nuove regole vanno a integrare quelle già in uso presso la nostra Città come, per esempio, quella che per trattare questioni di grande interesse prevede la riunione del Consiglio Civico Generale, sempre dietro autorizzazione del Re. Il Consiglio, composto da 400/500 cittadini, si riunisce presso la Chiesa Madre dedicata a S. Maria Maggiore, unico edificio in grado di accogliere tale gran numero di persone. Diciannove anni prima i due sovrani hanno completato la costruzione del Castello Aragonese, che è stato realizzato dopo aver trasferito il convento francescano preesistente dove c'era stato sino ad allora il Vecchio Castello di Placea. Il borgo che era nato ai piedi di questo Vecchio Castello aveva già preso il nome di Castellina, poi uno dei quattro quartieri storici della Città. Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it

Famiglia Lancia o Lanza

D'oro al leone coronato di nero, linguato di rosso, con la bordatura d'argento e di rosso
La famiglia Lancia o Lanza discende da Ernesto duca di Baviera che, nel 970 ca., è nominato il capitano dalla grande Lancia, da ciò il cognome. I figli di questi vengono in Italia, precisamente in Lombardia e nel napoletano. Il capostipite della famiglia in Sicilia è Bonifacio Lancia signore d'Anglona. Per quanto riguarda il nostro territorio nel 1300 Ugo Lancia è feudatario di Imbaccari Superiore, dei Censi e Decime dei Mulini di Platie, di Bessima, di Castania, di Castelminardo e, nel 1342, aderente al partito catalano. Il figlio Blasco Lancia è feudatario di Mongiolino (Mineo), Ficarra, Galati e Longi. 1330 ca. Cesarea Lancia dei conti di Caltanissetta sposa il duca Giovanni d'Aragona (1317-1348). 1340 Nicolò Lancia è sindaco della Città e appoggia il partito catalano del duca Giovanni e nel 1342 è stratigoto (ufficiale di nomina regia). 1342 Barbara, unica figlia di Blasco, è baronessa di Imbaccari Sup. e va in sposa a Bernardo di Villardita. 1356 Corrado, fratello di Blasco, è barone di Sinagra e Blasco, privato del feudo e del castello di Mongiolino, si trasferisce nei suoi feudi di Ficarra, Sinagra, Brolo, Galati e Longi, siti in territorio di Patti (Me). Da re Federico III di Sicilia Blasco ottiene il feudo e il castello di S. Teodoro presso Troina. Avverso al partito chiaramontano è nominato nel 1358 capitano di Platie, ma ribellatosi al Re viene spogliato dei feudi di Brolo, Ficarra, Sinagra e S. Teodoro. Nel 1362 si adopera per la pace, chiamata appunto "pace di Piazza", e viene reintegrato nei suoi beni. Nel 1391 gli vengono nuovamente confiscati i beni ma nel 1393 gli vengono restituiti. 1392 a Pietruccio, figlio di Corrado, i sovrani aragonesi (Martino il Giovane e Bianca di Navarra) lo privono dei suoi beni feudali, ma dopo 6 anni riottiene l'investitura di Sortino (Siracusa), terra della madre, Caterina de Moac. Gaetano Masuzzo/www.cronarmerina.it
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