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Gaetano Masuzzo

Gaetano Masuzzo

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Viaggiare alla Romana

La via Appia Antica

A proposito di viaggi di una volta, i Romani iniziarono a costruire strade per collegare le città del loro Impero sin dal III secolo a.C. Avevano imparato la tecnica dagli Etruschi ma la migliorarono riuscendo a tracciarle il più possibile in linea retta. In un primo momento servirono a far spostare le loro legioni più celermente, dopo anche per motivi commerciali, prendendo il nome dai Consoli che le promuovevono. Le truppe potevano percorrere 35-40 Km. in un giorno, ma i corrieri, che utilizzavano ottimi cavalli, arrivavano anche 120 Km. Per raggiungere Londra da Roma (5.300 Km.) occorrevano 45 giorni, Gerusalemme (3.000 Km.) 25 giorni, Costantinopoli (2.800 Km.) 20 giorni. Dalla foto si capisce che anche se pavimentate non dovevano essere molto agevoli, sia per le truppe a piedi sia per quelle sui carri e a cavallo. Ma la conquista e il raggiungimento di nuove frontiere non badavano ai dolori ai piedi e non si fermavano davanti ad alcun ostacolo. Tacito riporta quello che pensava dei Romani il capo tribù scozzese Calgaco (una specie di Braveheart): "I romani razziatori del mondo, massacrano, rapinano e lo chiamano impero. Fanno il deserto e lo chiamano pace".

*Le notizie principali sono tratte dal mensile Focus Storia.

Soluzioni semplici, ma geniali

U sgabèllu in via Sant'Agostino, a pochi metri dalla via Mazzini

 U sgabèllu d préia

Dato che i mezzi di locomozione di una volta erano i quadrupedi, asini, muli e più raramente cavalli, questi venivano adoperati a tutte le età. Sino a quando si era giovani e baldi, salire in groppa al mezzo era abbastanza agevole, bastava uno slancio e... oplà, ma quando l'età superava gli "anta" occorreva l'aiuto di qualcosa o di qualcuno per arrivare a mettersi in sella ('ncàv a bardèdda). Se l'utilitaria era di piccola cilindrata, come gli asini, poteva bastare il gradino du catöi, ma se si trattava di un segmento più alto (muli) e l'agilità ormai non lo permetteva più, occorreva qualcosa di più alto e stabile. A tal uopo i nostri avi avevano escogitato l'uovo di Colombo, lo "sgabello fisso". Un blocco di pietra comune murato accanto al "garage", come vedete nella foto, alto circa mezzo metro. Questo semplice marchingegno consentiva di alzarsi di quel tanto per slanciare comodamente la gamba al di là della schiena del quadrupede, senza aiuto di qualcuno e senza l'ausilio di staffe varie. Inoltre, serviva pure da paraspigoli perché riparava i pilastri delle porte dagli altri mezzi di trasporto più sofisticati e più larghi, i carrètti, che spesso nelle loro manovre repentine (soprattutto al rilascio della frizione!) a largo raggio sbandavano andandoci a sbattere rovinandoli. Il problema si ripresentava al ritorno, ma in questi casi bastava avvicinarsi 'n mùrett o 'n bancönedd per riprendere la marcia e turnèr n'càsa sèmpr cu cù 'ndulurù!

cronarmerina.it

La Madonna al Gen. Cascino n. 0

La Madonna nell'Edicola Votiva in piazza Gen.le Cascino

  L'Edicola di Maria SS.ma del Soccorso e della Rocca

Le poche parole riportate alla base del dipinto ci fanno sapere a chi è dedicata l'Edicola n. 0 del mio censimento e il perchè si trovi in quel posto. Il titolo "del Soccorso" è chiaro che richiama il nome della chiesetta dirimpetto l'edicola (da considerare che nei primi anni dell'Ottocento ancora non c'era il cinema Ariston), già esistente nei primi decenni del XII secolo, su cui resti fu costruita la Commenda di S. Giovanni Battista dai Cavalieri Crociati Ospedalieri intorno al 1145. Infatti, tutta la zona circostante la Commenda dentro le antiche mura della Città, veniva intesa come Quartiere di S. Maria del Soccorso o del Soccorso e, dopo la costruzione della Commenda, Quartiere di S. Giovanni Battista. Senza dimenticare che le Commende nacquero soprattutto per prestare soccorso ai pellegrini e ai cavalieri di passaggio diretti o di ritorno dalla Terra Santa. Per l'altro titolo "della Rocca" bisogna sapere che proprio in questa adiacenza nel piano delle Botteghelle esisteva la chiesa (non si conoscono le dimensioni) di S. Maria della Rocca, che ho elencato nel mio libro tra le 5 chiese urbane abbattute. Rocca era chiamata la zona del quartiere Casalotto situata al di sopra dell'edicola, infatti ancora oggi esiste la via Madonna della Rocca, dove doveva esserci un piccolo castello sede per tanto tempo del Comando della Milizia Urbana della Comarca di Piazza. Inoltre, si chiamano Rocca sia il torrente, oggi sotterraneo, proveniente dall'alto del quartiere, e sia la valle attraversata dallo stesso, sotto la costa S. Francesco. Per quanto riguarda il Vescovo che concedeva l'indulgenza nel 1809, si tratta di uno dei tre Vescovi della famiglia Trigona, Mons. Filippo Maria Trigona Bellotti dei baroni di Imbaccari Sottano Terra di Mirabella e di S. Cono, nato a Piazza nel 1735 e morto nel 1824. Vescovo di Siracusa dal 1807, nel 1818 ricoprì la carica anche di Delegato per i primi adempimenti della nascente Diocesi di Piazza. Sono sicuro che chi ha letto queste righe, la prossima volta guarderà con più attenzione quest'edicola semplice ma importante o Generàl Cascìnu.
 
Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it
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