1282 - Fra Bartolomeo da Piazza
Storia di un Piazzese di 7 secoli fa
Michele Amari, storico e politico palermitano (1806-1889), nel suo I volume de La guerra del Vespro Siciliano o Un periodo delle istorie siciliane del secolo XIII, II Edizione, Baudry Libreria Europea, PARIGI 1843, frutto di ricerca tra gli archivi e biblioteche di mezza Europa, ci fa sapere a pag. 154¹ che, mentre re Carlo d'Angiò giunto a Catona (Reggio Calabria) nel giugno del 1282, era in procinto di sferrare duri attacchi alla città di Messina, difesa dai suoi eroici cittadini sotto la guida del capitano Alaimo di Lentini, il frate minore Bartolomeo da Piazza <<fu d'esempio e di conforto agli eroici cittadini di Messina>>. Il frate francescano piazzese, avendo appreso che <<i Messinesi strugeansi di saperne a punto le forze e i disegni... a' preghi del consiglio della città... prese a esplorarli>>. Insomma, il frate <<uom litterato, di specchiati costumi, e di gran nome, prese a esplorarli; non vile spiatore d'eserciti, ma cittadino, ch' all'uopo della patria affronti la mannaia, com'altri la spada>>. Quindi si prende di coraggio e <<nè furtivo, nè dimesso va dunque in Calabria>> dove incontra re Carlo che appena lo vede lo apostrofa: <<"A che da' miei traditori ne vieni?" brusco domandavalo il re. Ed ei più fermo: "Non io traditor, disse, nè terra di tradimento lasciai. Mosso da religione e coscienza vengo ad ammonir qui i frati minori, che non seguano queste tue ingiustissime armi. La Provvidenza ti commise un'innocente popolo, e tu lo lasciavi a dilaniare a lupi e mastini: tu indurasti il cuore alle querele, a' pianti: e allor ci volgemmo al Cielo; e il Cielo ne ascoltò, e ci fe' vendicare santissimi dritti. Ma se speri oggi vincendo chiamar ciò fellonia, sappi, o re, che indarno tant'armi a' danni de' Messinesi aduni. Torri hanno e mura, e forti petti rinfocati dal divin raggio di libertà; onde maggiori che uomini, ti aspettan pronti a morire. A Faraone tu pensa!" Per terrore di lassù, o istinto d'accarezzar Messina, il re si ritenne dall'offendere il frate. Die' sfogo all'ira con ordinare una prima fazione: e Bartolomeo tornandosi a' suoi, narrava la potenza dell'oste, e le truci voglie di Carlo>>. Il rimprovero e l'ammonizione del nostro frate a nulla valse, perché il Re iniziò comunque l'assalto alla città dello stretto. Ma il suo eroico esempio spinse ancor più i Messinesi alla resistenza. Pochi mesi dopo, nel mese di agosto, il re spagnolo Pietro d'Aragona sbarcò a Trapani per venire in "aiuto" del popolo siciliano in rivolta contro i Franco-Angioini. Iniziava così un'altra dominazione, quella Spagnola-Aragonese che si concluderà due secoli dopo, nel 1516, con l'inizio di quella Spagnola-Asburgica che, sempre per la felicità dei Siciliani, sarebbe durata anch'essa due secoli, sino al 1713. Etc. etc.
¹ Anche il Villari ce ne parla riportandolo a p. 136 nel suo Storia della Città di P. Armerina, 1981, con un paio di errori di stampa.
Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it