Benefattore poco conosciuto
Foto del ritratto del canonico Antonino di Piazza in mostra nella sagrestia della Cattedrale |
Lastra di pietra in ricordo del canonico Antonino di Piazza, Campanile della Cattedrale, Piazza Armerina, foto Marta Furnari 2020
In questi giorni un amico mi ha fatto pervenire il libro del canonico Filippo Piazza (1884-1959), La Valanga primogenita e la bonifica ruro-biologica, del 1941. Quasi alla fine del suo libro, a pag. 140, il professore di latino e greco ricorda, oltre al famoso gesuita Prospero Intorcetta, anche un grande benefattore suo antenato, Antonino di Piazza: «Ritorna sempre cara l'ombra di Antonino di Piazza che dettò a beneficio della Cattedrale le celebri parole: Vendete e fabbricate. Nel suo testamento del 1628 lascia erede universale di tutti i suoi beni la Chiesa Cattedrale, che allora s'incominciava a fabbricare. Dispose che vi si costruisse una cappella dedicata a S. Antonino, in cui si sarebbe seppellito il suo cadavere [...]. Morì nel 1638 ed ebbe sepoltura provvisoria nella chiesa di S. Antonio, dove un marmo lo ricorda moderator, cioè superiore della Confraternita dei Nobili. Dal 1746 (anno in cui fu terminata la fabbrica della Cattedrale) ad oggi i Sigg. Fidecommissari non hanno provveduto all'osservanza di tale disposizione. Si ricordino che ingenti son le sue ricchezze [...]. Secondo l'Ufficio Araldico di Palermo, egli proviene da quel Piazza tedesco, che nel sec. IX faceva servizio diplomatico da Berlino a Torino. Le sue propaggini sono diffuse dall'Alta Italia alla Sicilia per mezzo delle colonie lombarde. Nicolò Piazza nel 1739 è il primo ad avere il cognome "Piazza" e non "di Piazza", come risulta chiamarsi suo padre Domenico nell'atto di battesimo del 1709 [...] appare certo che l'indice nobilesco del "di" scomparse tra il 1729 e il 1739». Lo stesso Filippo Piazza, ma in un suo scritto del 1931, così scrive sotto la figura 13, come quella nella foto in alto, che ritrae il nostro Antonino di Piazza: «molto devoto a Maria SS. delle Vittorie, lasciò un ingente patrimonio per la fabbrica della cattedrale. Morì nel 1638 ed ebbe sepoltura provvisoria nella chiesa S. Antonio, in cui, purtroppo, giace ancora: aspetta d'essere seppellito, come dispose nel testamento del 23 agosto 1638, nella cappella S. Antonino della cattedrale, in cui istituì due cappellanie di messe quotidiane» (Filippo Piazza, Il Vessillo del conte Ruggero e la Madonna dei fascisti, Editoriale Tipografica Siciliana, Catania 1931, p. 20).
cronarmerina.it
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