Famiglia Starrabba
Un globo celeste¹ orlato d'oro col suo piede dello stesso colore in campo azzurro |
Il primo nome che registriamo della famiglia Starrabba, di origine greca, è quello del capostipite intorno al 1300, il magnifico Starab, i cui figli Anselmo e Ludovico sono Maestri di Camera della regina Eleonora d'Angiò nel 1310. A Plaza² il primo di questa famiglia è Pietro I che nel 1554 è Regio Milite, Carceriere delle pubbliche carceri, Gabelliere del pane e del vino, barone di San Cono e di Ciappazzo. Nel 1562 il figlio di Pietro I, Giovanni Francesco barone di Spedalotto, si sposa con Ippolita Sortino baronessa di Scibini e Bimisca. Dopo questo matrimonio Giovanni Francesco conte di Naso e Protonotaro del Regno, acquista i feudi di Gatta, San Cosmano, Saccolino, Lersa, Ciavarini, Regiovanni e il castello di Capo d'Orlando. Alla loro morte il Conte è seppellito nella chiesa di Santo Stefano e la Contessa in quella di San Vincenzo di Platia². Dei loro 7 figli ricordiamo il primogenito Raffaele, nato 1564, che è bandito dal Regno sia per aver ucciso il Capitano di Giustizia spagnolo di Platia³, de Estapignan, sia per i molti debiti contratti; il secondogenito Pietro II barone di Gatta, dal quale continuerà la linea degli Starabba di Plaza²; il terzogenito Giuseppe conte di Naso, che vende il feudo di Gatta a Marco Trigona nel 1592 e che, alla sua morte, viene sepolto nella chiesa di San Vincenzo di Platia², della quale ha contribuito al completamento nel 1578. Subito dopo abbiamo il figlio di Pietro II, Francesco, che dopo essersi sposato con Catarina Trigona si fa prete, e suo nipote, Vincenzo, I principe di Giardinelli nel 1711. Questi (m. 1729) è ricordato anche per aver contribuito alle spese per i festeggiamenti a San Gaetano di Thiene (3° Compatrono della Città) nel 1671 e per essere stato a Platia² Capitano di Giustizia, Patrizio (il Sindaco di allora), Cancelliere del Monte di Pietà e del Regno nel 1701. La nostra Città alla notizia del titolo di Principe gli dedica la strada (stràta ô Prìnc'p) poi via Garibaldi, dove lui ha costruito il suo palazzo. Suo nipote Gaetano Maria (1725-1796) III principe di Giardinelli, con la collaborazione del fratello Vincenzo, marchese di Rudinì poi canonico (1730-1803) e nel 1777 primo Patrizio (Sindaco) dell'istituendo Senato, fonda sul suo feudo di Scibini-Bimisca-Vignali il paese di Pachino nel 1756. I due fratelli riposano nella Chiesa Madre del SS. Crocifisso a Pachino. Dei 5 figli di Gaetano Maria ricordiamo Pietro IV principe di Giardinelli nel 1798, che possiede ben 22 feudi oltre alle Regie Dogane di Platia², occupante come barone e conte il 17° seggio del Parlamento di Sicilia nel 1812. È lui che acquista il palazzo di via Maqueda angolo "Quattro Canti" di Palermo, restaurato tra l'altro, di recente, e che dona delle ingenti somme alla chiesa di San Vincenzo³ di Piazza. Per finire il lungo elenco, chiudiamo con altri tre nomi di questa illustre famiglia, Francesco Paolo marchese di Rudinì conte di Pachino, che nel 1848 a Palermo presiede il Comitato per la raccolta fondi in preparazione della guerra contro i Borboni; il figlio di questi, Antonio, Ministro, Presidente del consiglio dei ministri (1891, 1896), Sindaco (1863-66) e Prefetto (1867) di Palermo e di Napoli (1868); Eleonora Trigona dei principi di Sant'Elia, 2^ moglie di Francesco Saverio Starrabba, che Tomasi di Lampedusa cita ne Il Gattopardo chiamandola di Giardinelli e non di Sant'Elia. Principessa sarebbe diventata non nel 1860, ma quando avrebbe sposato il suo lontano cugino Francesco Saverio Starrabba nel 1869. A Palermo, oltre al palazzo ai "Quattro Canti" di cui sopra, esiste un altro palazzo Starrabba di Giardinelli in via Divisi, tra le vie Maqueda e Roma. A Piazza oltre al palazzo in via Garibaldi abbiamo quello in piazza Castello. Di blasoni di questa famiglia nella nostra Città ne abbiamo diversi, soprattutto nelle chiese di San Vincenzo (insieme alle famiglie Calascibetta e Villanova), Santo Stefano (insieme alle famiglie Landolina, Sortino e Trigona; lo stesso stemma si trova nella chiesa di Santa Maria della Catena a Palermo) e in quella di Santa Maria delle Grazie ai Cappuccini (insieme alla famiglia Virgilio).
¹ L'esperto, nonché responsabile del "Museo Marchese Antonio Starrabba Di Rudinì" di Pachino (SR), Guido Rabito, mi ha precisato, nel febbraio 2016, che si tratta di una "sfera armillare" o "astrolabio sferico" usati per mostrare il movimento delle stelle attorno alla Terra.
² Come veniva chiamata e trascritta nei documenti la città di Piazza in quel periodo.
³ La chiesa di San Vincenzo Ferreri (1° Compatrono della Città) si trova accanto al Seminario Vescovile ed è da decenni chiusa al culto.
cronarmerina.it
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