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Gaetano Masuzzo

Gaetano Masuzzo

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Il fantastico negozio

Il signor Valentino Alessandro al centro della foto

Finalmente è arrivata la foto del famoso negozio di giocattoli e altro, del Sig. Valentino Alessandro. Il negozio "Valentino magazzino per tutti" si trovava in piazza Garibaldi ai numeri 19 e 20. Erano almeno cinquant'anni che non vedevo l'interno del negozio, purtroppo in bianco e nero, ma i miei ricordi sono a colori. Non mi sbagliavo a ricordarmelo pieno di articoli di ogni genere e anche di profumi (in basso a dx se ne vedono alcune bottigliette). Ma quelli che rimanevano impressi erano i giocattoli, lì a portata di mano, ma non di portafogli. In questo periodo di carnevale si vendevano, oltre ai coriandoli e alle stelle filanti, vari tipi di scherzi: la polvere che faceva starnutire, l'altra gratta-gratta, l'anello e il naso-baffi-occhiali con le pompette d'acqua, il cuscino rumoroso che provocava scorregge sotto l'ascella, i flaconi di borotalco per spruzzarlo addosso ai compagni e, per i più temerari, le fialette puzzolenti, con la tipica orrenda puzza di uova marce!

Gaetano Masuzzo/cronarmerina

Carnevale con l'HULA HOOP

Questa mattina, un visitatore mi ha ricordato che "Valentino magazzino per tutti", per carnevale negli anni '60, organizzava in piazza Garibaldi delle serate danzanti. Durante una di queste, fece svolgere una gara di HULA HOOP, difondendo musica a più non posso dal suo fantastico negozio. Il visitatore anonimo, senz'altro mio coetaneo, ha concluso con questi aggettivi: bellissimo, fantastico e indimenticabile!

Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it

Simbolo del Fascio a Piazza

Fascio scolpito su una famosa scalinata di Piazza



Il Fascio Littorio nell’antica Roma era un simbolo del potere, dell’autorità giudiziaria e dell’unità del popolo, ereditato dal popolo degli Etruschi (era usanza degli Etruschi che il re di ogni città camminasse preceduto da un littore recante un fascio di verghe e una scure). Consisteva in un’ascia avvolta in un fascio di verghe di betulla bianca, legate insieme da nastri di cuoio. I “littori” erano i funzionari al servizio dei magistrati che all’inizio si limitavano a scortarli, per difenderli appunto con le verghe, successivamente il loro compito si estese all'esecuzione delle pene corporali con le verghe e alle decapitazioni con l’ascia. In età regia si ponevano davanti al Re in numero di dodici, in età repubblicana scortavano i magistrati maggiori in numero corrispondente al rango. Solo il dittatore poteva portare le asce dentro la Roma sacra, in quanto all’interno della città non poteva applicarsi la pena di morte ai cittadini romani. Il simbolo venne poi adottato dal fascismo italiano che proprio da esso prese il nome. Dall'antica Roma il fascismo prese anche l’appellativo duce (capo militare) e il saluto romano che si faceva alzando il braccio. Anche Piazza durante il ventennio fascista, era piena di scritte e di fasci, che furono eliminati immediatamente dopo la fine del secondo conflitto mondiale nel 1945. Per esempio la firma "MUSSOLINI" fu tolta dalla frase "Combattere e se occorre morire. E' il sangue che dà..." sul monumento al Generale Cascino. La frase faceva parte del discorso che l'allora socialista-interventista Mussolini tenne a Parma nel 1914. Ma non tutto venne cancellato. Il fascio scolpito della foto in alto ne è la prova e se vi dico dove si trova, non ci credete! Si trova in cima alla scalinata della chiesa di S. Pietro: aguzzate la vista!
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Dislocazione Porte della Città

La pianta della Città di Platia nel 1689
Le frecce rosse indicano le 7 porte della Città su una pianta del 1689. Le piante, disegnate in occasione dell'apertura dell'Università di Studia Superiora¹ nel Collegio dei Gesuiti, in realtà furono due, una (quella nella foto) dedicata e donata al catanese dottore Cristoforo d'Amico, giudice del tribunale e vicario generale nei Valli di Dèmone e Noto, l'altra al piazzese Mario Trigona barone di Azzolina, Gallizzi e Mandrascate nonché governatore del Monte di Pietà. Come si può notare dalle disposizioni, alcune porte esistenti secoli prima risultano al centro dell'abitato sul finire del XVII secolo. Ciò è dovuto all'espansione della Città verso Est e verso Sud che c'era stata in più di due secoli. Infatti, le porte che prima erano sul limite esterno delle mura come la porta n. 2, quella della Scattiola, ora si trova quasi al centro della pianta, e la n. 4, quella dell'Ospedale, la troviamo più spostata verso la Taccùra, quando prima, almeno due secoli, era spostata verso Piazza Maggiore, indicata col numerino 42. Un'altra cosa che salta agli occhi attenti è la presenza di un'altra porta, la n.7, tra la Catalana n. 5 e quella di San Martino n. 6 di cui non conosciamo nè il nome e nè l'ubicazione esatta. Potrebbe essere stata quella murata, di cui si intravede oggi solo il formato, proprio sotto la scalinata per la quale si va in via Vallone di Riso. A questa porta ci si arriva dopo 150 metri da quella Catalana, provenendo dalla via Stradonello e poi dalla via Costa Vallone di Riso. Girato l'angolo ci si immette nella via Campagna San Martino, ma a pochi metri dall'angolo si vede già il disegno della Porta e, subito dopo, la scalinata di via Vallone di Riso. 
I numerini rossi indicano: n. 1 Porta della Castellina; n. 2 Porta della Scattiola; n. 3 Porta di S. Giovanni Battista; n. 4 Porta dell'Ospedale; n. 5 Porta dei Catalani; n. 6 Porta di S. Martino; n. 7 Porta Vallone di Riso.
 
¹ L'Università degli Studi oltre a essere chiamata Università di Studia Superiora era chiamata Seminario Generale di Teologia o Collegio e Università degli Studi di Piazza P. Antonino Chiarandà.
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