1° Santo Compatrono
La chiesa di S. Vincenzo Ferreri |
1° Santo Compatrono, San Vincenzo Ferreri
Nel 1455 il Papa proclamò santo Vincenzo Ferreri. Nato in Spagna nel 1350 a 17 anni entrò nell'Ordine dei Domenicani. Uomo saggio, fu spesso richiesto come arbitro e consigliere di pubbliche associazioni, nonché di famiglie nobili e popolari. Morì in Bretagna nel 1419. Il Padre Domenicano Vincenzo Pistoia del convento Domenicano di Plaza¹, essendo stato miracolato in gioventù, ucciso di spada e buttato nelle fiamme, era stato richiamato in vita miracolosamente da San Vincenzo Ferreri, alla proclamazione di santità fu invaso da sacro ardore: non solo convinse popolo ed autorità a dare inizio alla costruzione di una chiesa in onore del nuovo Santo, ma propose ed ottenne di proclamare lo stesso, patrono della città di Piazza. Il Pistoia morì a Plaza nel 1466 in odore di santità e i lavori per la costruzione della chiesa di San Vincenzo, iniziati nel 1470 proprio accanto al convento dei Domenicani (poi Seminario Vescovile), cessarono essendo venute meno le pubbliche donazioni. Dopo circa un secolo l'edificio incompleto fu concesso al sodalizio di San Vincenzo e dei SS. Crispino (non Cipriano²) e Mercurio³, con l'obbligo di completare la chiesa. Nel 1578 fu decisivo il contributo del nobile piazzese Giuseppe Starrabba che, insieme ad altre elargizioni, ultimò i lavori di costruzione. Lo Starrabba oltre a essere conte di Naso era barone di Gatta, Bimisca e Scibìni (dove dal suo discendente, il principe Gaetano Maria, nel 1756 fu fondato il paese di Pachino). Alla sua morte, nel 1610, venne seppellito in un sarcofago, ancora esistente, nella chiesa di San Vincenzo, in fondo alla navata, a sx dell'altare maggiore. Ed eccovi spiegato perché nella chiesa, da tempo chiusa, vi si trovano innumerevoli stemmi di questa famiglia.
¹ Come anche veniva chiamata la nostra Città nel XV secolo.
² Nel marzo del 2018 ho riscontrato l'errore di copiatura, effettuato a suo tempo dallo storico Litterio Villari, nel riportare quanto da lui appreso dal manoscritto Chiese conventi ed istituti di Filantropia in Piazza di Alceste Roccella. Questi, infatti, aveva scritto «Sodalizio dei SS. Crispino e Mercurio» e non, come riportato dal Villari, dei «SS. Cipriano e Mercurio». In effetti San Crispino è ricordato come protettore dei calzolai e dei conciatori perché come il fratello, San Crispiniano, aveva scelto di fare il calzolaio.
³ L'11 agosto del 2012 il quadro, rappresentante il Santo di autore ignoto del 1609, è stato presentato al pubblico, presso la Pinacoteca Comunale di Piazza Armerina, grazie al vescovo Pennisi a cui il quadro appartiene e che ha voluto condividere l'opera con i cittadini e i turisti. «All’inizio si pensava che il dipinto raffigurasse San Mercuriale tradizionalmente indicato come il primo vescovo di Forlì, successivamente si è giunti alla conclusione che si tratta di San Mercurio un santo militare che visse in Cappadocia. Sembra che l’artista abbia ripreso il modo di dipingere molto diffuso in Sicilia intorno al quattrocento, in particolare del pittore Filippo Paladini, ponendo il santo al centro e raffigurando ai lati delle scene della sua vita» in <https://www.startnews.it/startmobile/stampanews.asp?key=6021> ultima lettura 19/10/2021. Da qualche anno il quadro rappresentante San Mercurio si trova nella sede originaria, ovvero in un altare minore a dx della navata della chiesa di San Vincenzo Ferreri. La presenza di San Mercurio nell’intitolazione del Sodalizio, della statua e di un quadro in un altare della chiesa, si spiega perché “Mercurio”, nella mitologia romana, è il dio dei commerci e, in quella greca, corrisponde a Hermes figlio di Giove, dio, tra le altre cose, dei viaggiatori, dei pastori e mandriani, dei poeti, dell’astuzia e del commercio. San Mercurio fu un martire soldato scita, decapitato intorno al 250 d.C. perché, assurto al grado di generalissimo dell’esercito romano, non ripudiò il suo battesimo e che, più di cent’anni dopo, nel 363, la leggenda dice che fu l’uccisore di Giuliano l’Apostata per ordine della Vergine Maria. Il culto del Santo venne nell’Italia meridionale assieme ai Bizantini nel VII secolo, quando portarono con sé i resti di San Mercurio e di altri santi, per essere aiutati nella vittoria contro i Longobardi. Il secolo successivo lo troviamo venerato, assieme ad altri cavalieri celesti (S. Demetrio e S. Giorgio), dai Longobardi prima e dai Normanni dopo, durante la prima Crociata. (cf. Giovanni Mascia, San Mercurio, chi era costui?, in “Il bene comune”, pp. 90-95, in <http://www.toro.molise.it/public/news/foto/sanmercu.pdf> ultima lettura 15 gennaio 2019).
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