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Gaetano Masuzzo

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Ricordi inediti su P. Carmelo Capizzi/11

Mons. Michele Pennisi XI vescovo della Diocesi di Piazza Armerina dal 2002 al 2013

Ricordi e fatti inediti/11

Alla ricerca del nuovo Vescovo per Piazza Armerina
Nel 2002 con la dipartita del X vescovo di Piazza Armerina, Mons. Vincenzo Cirrincione, la Diocesi, per così dire, rimase orfana del grande padre. Sia il clero che i diocesani non avevano idea di chi potesse fare il nuovo capo della chiesa locale, allora informarono P. Carmelo della situazione che si era venuta a creare in Diocesi e a Piazza Armerina. Egli assicurò che avrebbe fatto del suo meglio per donare un buon pastore alla sua diocesi di origine. In quel periodo P. Carmelo insegnava al Pontificio Istituto Orientale, dove i sacerdoti più meritevoli frequentano l'università per poi diventare, possibilmente, vescovi. Proprio lì aveva conosciuto il sacerdote Michele Pennisi, originario di Caltagirone (CT) poco distante da Piazza Armerina. Gli parlò e gli chiese di accettare la nomina a vescovo per la diocesi di Piazza, che aveva tanto bisogno di un personaggio degno di rivestire tale importante incarico. Il nostro aspirante vescovo accettò e diede la sua disponibilità. P. Capizzi allora informò l'autorità di competenza in Vaticano e il futuro vescovo fu nominato ufficialmente tale. In seguito avvenne la consacrazione nella Cattedrale di Piazza Armerina. In quei giorni mi trovavo in ferie, anzi, il giorno della consacrazione, avevo deciso di rientrare a Belluno, ma mio fratello, telefonicamente, mi pregò di assistere alla cerimonia, considerando il fatto che lui non poteva partecipare per questioni di salute (infatti da lì a qualche mese venne a mancare). Quel giorno per Piazza Armerina è stata una grande festa, la Cattedrale era stracolma di persone, c'erano tante autorità religiose e civili, tra cui tre cardinali e alcuni vescovi. Finita la cerimonia ritornai a casa anche un po' stanco e il giorno seguente ritornai a Belluno.

Lettera a sua Eccellenza Vescovo della Diocesi di Piazza Armerina
Eccellenza Monsignor Vescovo,
sono Salvatore Capizzi, fratello del compianto Gesuita Padre Carmelo, io vivo nel bellunese da circa 5Oanni, sono un sottufficiale dell'Esercito in pensione. Visitando il sito internet del Comune di Piazza Armerina, ho notato che tra i personaggi illustri della città non esiste il nome di mio fratello. Credo che Lei abbia conosciuto Padre Carmelo Capizzi e sia informato di quanto lustro ha dato al suo paese natio a Roma e in Italia con le sue opere religiose, letterarie e universitarie. Da ricordare anche quanto ha fatto per Piazza, che era intenzione del capoluogo della Provincia (Enna) di spogliare la città dei vari servizi e della stessa Diocesi, per trasferire tutto nel Comune di Enna. Mi rivolgo a Lei con fiducia, sperando di vedere al più presto il nome di mio fratello tra i personaggi illustri di Piazza Armerina, magari anche dedicandogli il nome di una via o piazza.
Nel ringraziarla  per quanto Lei potrà fare Le porgo cordiali saluti, Salvatore Capizzi, Limana, 04 agosto 2010.

Carmelo da giovane aveva un sogno
Carmelo da giovane aveva un sogno nel cassetto: fare il missionario. Fra tutte le cose che mio fratello avrebbe voluto fare, c'era la possibilità di fare il missionario. Egli avrebbe voluto girare il mondo per conoscere  la vita e i costumi dei popoli e nello stesso tempo mettere in pratica la sua missione che era quella di convertire al cattolicesimo le persone, ma tutto ciò non gli fu permesso e il motivo e presto detto. I superiori non ritennero necessario mandarlo in giro per il mondo ma tenerlo in Italia e quindi in Europa, dove la sua presenza era più utile e redditizia, sia per lo studio che per l'insegnamento. Da ciò si capisce che il nostro sacerdote non aspirava a una vita comoda e tranquilla, ma era sempre pronto a sacrificarsi per gli altri e per la gloria di Dio. Infatti da quando egli si era ammalato di cuore ed era stato operato di bay-pass (4 per la cronaca), lavorava sempre di più, non si risparmiava e non si fermava mai, come risulta dai vari documenti. Fino a quando il suo cuore cedette definitivamente il 5 dicembre del 2002.

continua in Racconti inediti su P. Carmelo Capizzi/12

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Fontana Valguarnera/n. 50

Questa è la Fontana/Abeveratoio Valguarnera n. 50. E' chiamata "Sciumaredda" perché poco vicino scorre un piccolo fiume (sciùm). Si trova sulla dx a poche centinaia di metri dall'ingresso Est di Valguarnera Caropepe provenendo da Piazza Armerina, lungo la provinciale SP4. E' formata da una una vasca più piccola sulla sinistra, dove ormai non scorre più l'acqua dal canaletto originale e, sulla destra, da una vasca più grande che viene alimentata dall'acqua che esce in discreta quantità da un tubo in acciaio applicato esternamente. E' molto frequentata, ma spesso non viene lasciata pulita da chi la frequenta e poi di fronte, dall'altro lato della strada, ci sono stati diversi cassonetti della spazzatura che, quando ci sono, aggravano la situazione complessiva. Proprio sopra il vecchio canale all'asciutto, sono state murate grezzamente due lastre di marmo, dove sono stati scolpiti due avvertimenti <<Acqua non potabilizzata>> in quella in alto e <<E' proibito lavare automezzi ai sensi dell'Art. 60 Regolamento di P.M.>> in quella in basso.

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Edicola n. 43

L'Edicola Votiva n. 43 nella foto si trova a metà Discesa Itria. Ricavata forse da una ex finestra, è la tipica Edicola Votiva con una piccola e semplice grata in ferro (con due vasi e tre fiori ciascuno in lamiera) che la protegge. In primo piano c'è una statuetta dell'Immacolata Concezione (particolarmente venerata in questo sito, come abbiamo visto nell'Edicola n. 41 ) dietro di questa un quadro grande quanto l'Edicola dove è rappresentata la Madonna con in braccio Gesù Bambino, oltre ai soliti vasetti con fiori di plastica. Ero passato diverse volte dalla Discesa Itria ma non l'avevo notata scenendo a dx, se non fosse stato per la segnalazione di un amico abitante nei pressi. Così è stato per un'altra edicola poco vicina ma difficile da individuare se non si è del posto e di cui vi parlerò la prossima volta.

Nel mese di dicembre 2018, un fedele (Sig. A.) mi ha fatto notare che la Madonna con in braccio Gesù Bambino è la Madonna del Carmine. Infatti, nella parte inferiore del quadro sono rappresentate le anime sante del Purgatorio. La Madonna del Carmine è venerata anche come particolare protettrice delle anime sante del Purgatorio, infatti a livello iconografico spesso è raffigurata mentre trae dalle fiamme dell’espiazione del Purgatorio le anime purificate e anche per questo è invocata come “Madonna del Suffragio”. La Madonna, in una delle rivelazioni a santa Brigida, affermò: “Io sono la Madre di tutte le anime che si trovano in purgatorio ed intervengo continuamente con le mie preghiere per mitigare le pene che meritano per le colpe commesse durante la loro vita”. Tra le altre cose, il sig. A. mi ha fatto notare che sul quadro esistono dei buchi dove erano stati inseriti, dai devoti, degli ornamenti "preziosi" (aureola al Bambino Gesù, orecchini alla Madonna) sottratti ormai da tempo, ed è rimasta solo una collana di scarso valore annerita.  

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Dolce ma spinosa

Non c'è niente da fare, il ficodindia per noi Siciliani è un frutto che ci ispira così tanto che lo vedrei come stemma sulla bandiera della nostra Isola. Potrebbe essere una proposta (indecente?) tra le altre da fare a Palermo. Questa volta il frutto sacro agli Aztechi ha ispirato una poetessa piazzese sino ad ora sconosciuta ai più.

Dözza Sp’nusèdda

Sign’ dözza e savurösa,
sp’nusèdda, rascòsa rascòsa,
cu pènza a mi pènza a S’cìlia sciurösa
cìna d culöri e sciampagnösa.

Fui p’ tant’anni u “Pàngh di Puv’rèddi”
cunurtànn’s d f’cud’nèddi:
mattìna, mad’giörn e ‘mpùru a sera
prima d cum’nzè a travagghiè arrèra.

Sanguègna, Muscarèdda e Surfarìna,
cösti i qual’tà da f’cudìna;
u bèu sö d stà tèrra i matùra
e di so sciùri ogn bàggh s culöra.

Cöst è u frùtt savurös e profumâ
u ciù mèggh ch’ poi truvèr zzà.

Maritena Cremona


Traduzione

Dolce Spinosetta

Sono dolce e saporita,
spinosetta, pungente pungente,
chi pensa a me, pensa alla Sicilia profumata
piena di colori e briosa.

Fui per tanti anni il “Pane dei Poveri”
consolandosi di ficodindia:
mattina, mezzogiorno e pure al sera
prima di cominciare a lavorare di nuovo.

Sanguigna, Muscaredda e Surfarina,
queste le qualità del ficodindia;
il bel sole di questa terra li matura
e dei suoi fiori ogni baglio si colora.

Questo è il frutto saporito e profumato
il migliore che puoi trovare qui.

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