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Gaetano Masuzzo

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Il poeta Carmelo Scibona / 4

 

Piazza Garibaldi anni 30, a dx il Circolo Operaio frequentato dal poeta Scibona

 
4^ parte
 
(dalla 3^ parte) Mentre il primo scopo della pubblicazione del libro di Carmelo Scibona, sembra essere stato raggiunto per averlo fatto conoscere, oltre che ai contemporanei, anche alle future generazioni, per il secondo, relativo al raggiungimento di una certa agiatezza, non ebbe altrettanta fortuna. Infatti, lo slancio dei Piazzesi nell'acquistare U Cardubu non fu pari a quello dei pochi altri residenti a Milano, nell'addossarsi le spese della stampa. Molte copie rimasero invendute e "il poeta visse gli ultimi anni della sua vita in penose ristrettezze economiche. Colpito da edema polmonare, confortato dalla moglie, dai figli e da alcuni vecchi e affettuosi amici, si spense il 12 aprile 1939. I funerali vennero pagati con gli scarsi proventi della sua opera." Un poeta di tale levatura non poteva lasciare questo mondo se non con un'ultima opera di grande modestia, sincerità e franchezza. Quando sentì prossima la fine, chiese al suo amico epigrammista Aristide Sottosanti di preparare l'epitaffio per la tomba senza infingimenti e ipocrisie, con queste parole:
 
A Rirìddu
 
E Rirì, m'è fè m-piasgér':
Quann' véngh' ô zz'm'tér',
Sovra a préa d'u mì fussöngh'
Non ghè fè na scr'zziöngh'
Cina d' farfantarì...
Basta n S cu na C. 

Carmelo Scibona
(U Cardubu, 1935)

 <<Traduzione: Ad Aristide /E Rirì, mi devi fare un piacere: /Quando vengo al cimitero, /Sulla lapide della mia fossa /Non ci devi fare un'iscrizione /Piena di menzogne... /Basta una S con una C (n.d.r. sigla che sta per Scibona Carmelo)>>
 
(tratto da C. SCIBONA, a cura di S. C. TROVATO, I mì f'ssarì - U CARDUBU e tutti gli altri componimenti editi e inediti, Ed. IL LUNARIO EN, Tip. Lussografica CL, 1997)
 
Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it
 

Il poeta Carmelo Scibona / 3

 
Il Podestà Avv. Nino Arena (1895-1952)
 
3^ parte
 
(dalla 2^ parte) Il volume U Cardubu del poeta piazzese Carmelo Scibona, fu stampato presso l'Officina tipografica Gilardoni-Chiesa-Gallazzi, in via Francesco Soave, 24, Milano, a spese e a cura dell'Avv. Nino (Antonino) Arena (1895-1952) che, mecenate di tanti artisti piazzesi del suo tempo, ricoprì la carica di Podestà (come si chiamava allora il Sindaco) di Piazza Armerina dal 1938 al 1942. La foto in divisa si riferisce all'inaugurazione nel 1941 del Regio Istituto Tecnico Industriale per Meccanici ed Elettricisti "C. Cascino", per il quale si era tanto interessato. Successivamente si trasferì con la famiglia a Milano, a pochi passi da piazza Duomo. Proprietario di gran parte della superficie su cui sorge l'attuale Villa Romana del Casale, divulgò nel dopoguerra la scoperta dei mosaici a beneficio di tutti, in cambio di un modesto risarcimento per l'esproprio del terreno. Il 29 dicembre del 2012 la prof.ssa Salvina Ciffo Arena ha donato i manoscritti originali relativi all'opera dello Scibona di proprietà del suocero, avv. Arena, al Comune di Piazza Armerina. (continua) (in parte tratto da C. SCIBONA, a cura di S. C. TROVATO, I mì f'ssarì - U CARDUBU e tutti gli altri componimenti editi e inediti, Edizioni IL LUNARIO EN, Tip. Lussografica CL, 1997.)
 
Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it

Il poeta Carmelo Scibona / 2

 

Il poeta Carmelo Scibona (1865-1939) nella sua falegnameria

 
2^ parte
 
(dalla 1^ parte) Carmelo Scibona, ormai anziano e molto indigente, si fece convincere dagli "amici Piazzesi residenti a Milano" soprattutto dal "Milanese di Piazza Armerina", l'avv. Nino (Antonino) Arena, a pubblicare le sue poesie perché "non sono un patrimonio suo personale, ma della sua amata Patria, Piazza, che ne reclama la divulgazione." L'Arena, ricevuto il manoscritto, non di pugno dello Scibona bensì di un amanuense, forse un apprendista della sua bottega cui l'autore affidò la copiatura, pubblica il primo quaderno, tralascia il secondo e aggiusta (elimina a suo piacimento e in altri casi rifà quel che non gli è chiaro) alcuni componimenti per preparare l'uscita a Milano, nel 1935, del libro U Cardubu (Il Calabrone, per il contenuto prevalentemente satirico e pungente) che lo Scibona avrebbe voluto intitolare I mì f'ssarì (Le mie fesserie) e che, sempre per l'Arena, avrebbe dovuto avere un duplice nobile scopo: onorare Piazza Armerina onorando "un suo diletto figlio", e "far vivere beatamente" all'autore ormai anziano "la sua ultima parte della giornata con i profitti della sua opera poetica". (continua
 
(tratto da C. SCIBONA, a cura di S. C. TROVATO, I mì f'ssarì - U CARDUBU e tutti gli altri componimenti editi e inediti, Edizioni IL LUNARIO EN, Tip. Lussografica CL, 1997.)
 
Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it

Il poeta Carmelo Scibona / 1


Il poeta-falegname Carmelo Scibona (1865-1939)
 
 
1^ parte
 
Carmelo Scibona nacque a Piazza Armerina il 12 ottobre 1865 da Giuseppe e da Alfonsa Farina, e vi morì il 12 aprile 1939. Dopo aver frequentato le scuole elementari al Collegio (edificio dei Gesuiti), prese la licenza e iniziò a esercitare l'arte di suo padre, il falegname. Per oltre mezzo secolo la sua vita, piena di privazioni, trascorse tra la sua bottega di falegnameria, dove componeva "tutte le fesserie che gli passavano per il cocuzzolo", la famiglia e in piazza al Circolo degli Operai (socio fondatore), o nella farmacia di Mario Salemi & Figli. Era in questi ultimi luoghi che, spinto da amici e compagni, lo Scibona diffondeva i suoi versi forti e pungenti verso gli avversari politici, ma ispirati sempre da nobiltà e purezza avendo come unico obiettivo il trionfo della correttezza nell'amministrazione della cosa pubblica, mai con fini privati ed egoistici. Versi che venivano pensati nella bottega, tra un colpo di  pialla e uno di martello, trascritti col lapis su fogli e foglietti sparsi qua e là. Alcuni poi li ricopiava in bella, altri li mandava al rogo. L'estro poetico l'ebbe sin dalle scuole elementari, quando compose le sue prime prove in italiano da autodidatta, passando subito al dialetto piazzese e, talvolta, anche al siciliano. Col passare degli anni fu attratto sempre più dalla poesia leggendo Dante e Trilussa. Da giovane conobbe sicuramente il "Cavalier Notaro" Remigio Roccella (1829-1915), autore di poesie e prose nel galloitalico della nostra Città, primo piazzese "ad aver consegnato alla scrittura letteraria un dialetto che per sette secoli era servito solo ai bisogni della comunicazione". Lo studio dell'opera del Roccella servì allo Scibona ad apprendere il sistema ortografico del piazzese perfezionandolo e fu per questo motivo che considerò il Roccella "u patri d'a ciaccésa poisìa" e se stesso suo erede insieme ad altri due suoi contemporanei, Vittorio Cagni e Gaetano Marino Albanese¹. A 63 anni, nel 1928, prese l'infelice decisione di trasferirsi, come tanti suoi concittadini, a Bengasi, in Cirenaica oggi Libia, per andarvi a cercare fortuna, dopo essersi sposato per la seconda volta. Vi rimase sino al 1932, quando tornò "più povero di prima, più vecchio e più accasciato". (tratto da Carmelo SCIBONA, a cura di Salvatore C. TROVATO, I mì f'ssarì - U CARDUBU e tutti gli altri componimenti editi e inediti, Edizioni IL LUNARIO EN, Tipografia Lussografica CL, 1997.) (continua)

¹ Mio nonno materno (1889-1958) che molti ricordano col soprannome di Ciucciùledda.

 
Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it

 

   
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