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Gaetano Masuzzo

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Fontana Park Hotel/n. 68

Questo è il mascherone della Fontana n. 68 presente presso il Park Hotel Paradiso. Si trova in c.da Sant'Andrea, appena varcato l'ingresso della grande struttura alberghiera, sulla destra. Anche se nella bocca del mascherone in terracotta c'è un grosso tubo, da questo non fuoriesce l'acqua. Tanti anni fa, quando la struttura aveva cambiato il nome da Villa Assunta a Park Hotel Paradiso, poco metri dopo questa fontana, c'erano gli unici campi da tennis usufruibili della città. Oggi la struttura offre una piscina all'aperto in estate e una al coperto in inverno.

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Edicola n. 63

L'Edicola Votiva tra le vie Barbera a sx e S. Nicolò a dx

Interno dell'Edicola Votiva n. 63

L'Edicola Votiva n. 63 è quella che si trova tra le vie Barbera e S. Nicolò nel quartiere Monte. È un'edicola ricavata da un vano a piano terra dell'edificio posto all'inizio delle due vie, probabilmente di proprietà privata. Le vie si trovano nella parte più antica del quartiere Monte, a pochi passi dalle chiese di San Martino, del SS. Crocifisso e di San Nicolò. Quest'ultima è quella che, molto probabilmente, diede anche il nome al colle su cui si è formato nei secoli il quartiere, il colle Mira. Infatti, San Nicola o Nicolò, nato nel 270 ca. a Patara (in Licia - Turchia), è chiamato in diversi modi: San Nicola di Mira (o Myra - oggi Demre in Turchia) per essere stato vescovo di quella città, San Nicola di Bari, San Nicola Magno, San Nicola dei Lorenesi. L'altra via prende il nome dalla famiglia Barbera che abitava in quel sito. Raramente l'edicola si trova aperta, ma sono riuscito ugualmente a vedere e fotografare l'interno, dove, oltre a un portavaso alto, c'è un piccolo altarino con dei vasi in vetro, un crocifisso e un bambino Gesù, di quelli che si trovano nei presepi.

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Fontanella Stazione Dittaino/n. 22

Quella nella foto è la Fontanella della Stazione Ferroviaria di Dittaino/n. 22 del mio censimento. Mi verrebbe da dire che è quello che rimane della fontanella di una volta, a pochi passi dal cancello d'ingresso laterale di dx, che immette subito sulla banchina ferroviaria. È arci arrugginita dopo diverse mani di pittura, in disuso, senza acqua e messa lì in "castigo", abbandonata. Sarebbe meglio metterla da parte, ma noi, si sa, "ci teniamo" alle cose antiche. Chissà, forse un domani ci potrebbe servire nuovamente, meglio tenerla così, pronta al disuso. Inutile ricordare, soprattutto a quelli della mia età, l'importanza che aveva per noi Piazzesi questa stazioncina in mezzo alla piana deserta del fiume Dittaino, sino a qualche decennio fa. Da Piazza, prima in littorina, poi in auto, si arrivava per dirigersi coi treni sempre più "confortevoli", o verso Catania e quindi verso il Nord, per studiare o trovare fortuna, con la speranza un dì, di tornare (ma quànnu?!), o verso Palermo, per sbrigare faccende regionali o studiare come me all'I.S.E.F. Da Piazza più di due ore e mezza per Catania, quasi cinque per Palermo. Cioè il tempo che ci vuole oggi per andare in aereo a Milano, fare acquisti alla Rinascente, e tornare in serata. Per non parlare del ritorno. Se il treno arrivava in ritardo, quasi sempre, non si trovava la coincidenza con la Littorina prima, con l'autobus sostitutivo poi. Niente male, non rimaneva che telefonare ai nostri familiari in trepida attesa dal telefono a scatti del bar ma, se questo aveva già chiuso, dal telefono a gettoni, anch'esso quasi sempre fuori uso. Dopo qualche ora, un parente o un amico, a sua volta avvertito da qualcuno di passaggio da Dittaino, che gli aveva comunicato che c'erano numerosi viaggiatori lì ad aspettare, partiva alla volta della stazione, per recuperare i superstiti, a bordo di auto sempre ultimo modello. Pertanto, si arrivava a casa dopo ore e ore di viaggio, freschi come le rose. Se il "recupero-superstiti" tardava, c'era il MOTEL accanto per trascorrere lì la notte che, se non sbaglio e la memoria non m'inganna, si chiamava "SALA D'ASPETTO II CLASSE", con  lunghe poltrone in legno di mogano così comode, ma così comode! Scusate, mi sono fatto "trasportare" dai ricordi dei bei tempi. Comunque, nel bene e nel male, oggi, ogni volta che passo in velocità da quel bivio diretto verso l'autostrada o l'outlet, getto sempre un'occhiata a quella stazione e, vi assicuro, non è mai di sfuggita.

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Fontanella c.da Gigliotto/n. 21

Questa nella foto è la Fontanella di c.da Gigliotto n. 21. Come si vede è in pietra e molto recente, ma la storia del sito dove si trova, la stessa della Fontana/Abbeveratoio di c.da Gigliotto/n. 43 , è molto antica. Gigliotto, che da noi è associato al bivio che si trova a ca. 18 Km da Piazza, si trova a 4 Km da San Michele di Ganzaria e a poco più di 2 da San Cono, in provincia di Catania. La fontanella si trova al centro della grande Azienda Agrituristica Gigliotto, su una collina dalla quale si ammira il panorama di gran parte della Sicilia orientale. Al tempo degli Aragonesi questa vasta area chiamata Ganzaria,¹ era un feudo della famiglia Gravina, precisamente di Michele Gravina De Modica il quale, nel 1574, vende il feudo Gigliotto a Silvio Bonanno, forse un suo nipote.² Da allora il feudo rimane di proprietà della famiglia Bonanno sino ad arrivare a Francesco Paolo Bonanno Cattaneo principe di Linguaglossa nel 1899. Nel 1990 il feudo viene acquistato dalla famiglia Savoca, residente a Piazza, che trasforma la masseria.

¹ Il nome deriva da Cunsaria dall'arabo Hinzàriyyah ossia "cinghialeria", dagli animali che evidentemente popolavano questa zona e quella vicina di Qal'at a-Hinzàriyyah «la rocca della cinghialeria» ovvero Caltagirone, chiamata anche Qal'at al-Ganùn «la rocca dei genii» (Cfr. Biblioteca Arabo-Sicula, raccolta da Michele Amari, seconda edizione riveduta da U. Rizzitano, I, Palermo 1997, p. 86 e nota 231). Alla fine del Quattrocento il casale in terra di Ganzaria, fondato dagli Arabi e abitato dagli Angioini, risulta distrutto. È Don Antonio Gravina "il Bellicoso" che nel 1534 lo ricostruisce, favorendo l'insediamento di esuli Greco-Albanesi che si impegnano a costruire case in muratura, perciò il casale è detto "dei Greci".
² In quanto Michele Gravina De Modica, barone di Gigliotto nel 1569, era sposato con Fenisia Bonanno. Nella stessa pagina al rigo 17 di F. San Martino De Spucches, Vol. IV, p. 94, si riscontra un errore cronologico o di stampa: «s'investì dei feudi Gigliotto [...] a 6 maggio 1669» invece di 1569.

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