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Cronarmerina - Aprile 2025

1785 Turista Abate de Saint-Non/Enna 1

 

Prima veduta dei Dintorni e dell'arrivo di Castrogiovanni

Visita del territorio e della città dove si pretende che sia stato il luogo dell'antica e celebre città di Enna, sostituita oggi da Castro Giovanni
 (Voyage Pittoresque...,¹  Volume IV, Parte I, Capitolo V, Tavola XLVIII, p. 120)
 - traduzione a cura di Maria Rizzo e Salvo Sinagra -
 - segnalazione di Maurizio Prestifilippo -

1
 Dopo avere percorso da Léon Forte¹ cinque o sei miglia di strada, in un territorio abbastanza collegato, salimmo per altre sei miglia per giungere all'altezza di Castogiovanni², questa famosa Enna, una delle più vecchie Città conosciute della Sicilia. Questo sarebbe, seguendo l'opinione di tutta l'antichità, il soggiorno di Cerere e la capitale del Regno di questa Dea, figlia di Saturno e di Cibele. Si sa che gli Antichi l'avevano messa tra gli Immortali, per avere insegnato agli uomini l'arte dell'aratura e se si crede pertanto a questa leggenda questo sarebbe stato uno dei Paesi dove si cominciò a farne uso. L'origine di questa Città si perde nella notte dei tempi e dei secoli, anche dei secoli eroici. Fu celebrata come il luogo dove Plutone avrebbe rapito Proserpina, in mezzo alle Ninfe, nelle campagne così deliziose, che diventata Dea, vi sarebbe venuta ad abitarle con Diana e Minerva. Questo era dunque il paese che le descrizioni dei poeti avevano reso magico con la fantasia. Purtroppo noi ne dovevamo pagare le spese, perché niente che riguardasse la natura rispose a queste ridenti e magnifiche descrizioni. La tristezza del paesaggio che avevamo sotto gli occhi ci fece credere dapprima che la parte deliziosa, tanto vantata dell'antica Enna, dovesse essere dall'altra parte della Montagna e che non potevamo vederla da dove eravamo, poiché niente lì vi rassomigliava. La Città stessa di Castrogiovanni, tanto pittoresca per il suo sito e la sua ubicazione, come ci sembrò al primo aspetto, offrì (invece) il quadro della miseria più deplorevole. Ubicata su una piattaforma scoscesa, tutte le case che si incontrano per arrivarvi, sono sparse qua e là e scavate nelle grotte, su dei costoni tagliati a picco. Queste brutte cavità, da dove sono cavati i materiali per costruire, sostituiscono le case, quando il tempo le ha distrutte, senza che ci si preoccupi di ricostruirne di nuove. Nell'interno della Città, strade tristi e spopolate non offrono maggiore interesse e ciò che vi si vede, di più appariscente, si limita alle chiese o ai conventi, con alcune grandi case deserte e abbandonate. Ecco come trovammo ridotta la mirabile Enna, che tutti gli Storici hanno amato dipingere e descriverci come il centro delle ricchezze e dell'abbondanza, il santuario della religione e il luogo dove fu istituito il culto più osservato dagli Antichi. Uno dei più importanti abitanti della Città, al quale eravamo stati molto raccomandati, cercò di consolarci, assicurandoci che ci avrebbe fatto vedere, sugli stessi luoghi, le antichità più curiose; ci parlò del Tempio di Cerere, del suo Palazzo, della Grotta di Plutone; ardevamo per la voglia di vedere i resti di questi monumenti rispettabili, ma quale fu il nostro stupore, quando fummo condotti nella parte più alta della montagna, (ove si trova) ciò che prende il nome di Castello di Castrogiovanni, nel non trovare di interessante che grandi muri merlati, alte torri quadrate, porte ogivali, in una parola, un vero Castello gotico del tempo barbaro. (continua)
 
¹Il titolo completo dell'Opera è Voyage Pittoresque ou description des Royaumes de Naples et de Sicile.
²Nell'opera originale: Leon Forte; Castro Giovani;
 

 

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1785 Turista Abate de Saint-Non/L'opera

Abate de Saint-Non, particolare del ritratto, autore H. Fragonard, Louvre

L'opera

Jean-Claude Richard de Saint-Non (Parigi, 1727-1791), meglio conosciuto come Abbé de Saint-Non (Abate de Saint-Non), fu destinato dalla famiglia alla vita religiosa e per questa ragione nel 1749 potè anche entrare come consigliere ecclesiastico nel Parlamento di Parigi. Superata la trentina, si dimise dal proprio seggio per dedicarsi a una vita da artista, sempre in viaggio alla scoperta degli angoli più pittoreschi d'Europa. Dal 1760 Saint-Non con diversi artisti visitò tutta l'Italia, raccogliendo appunti scritti e grafici accumulando un vastissimo patrimonio di fogli di pittori e disegnatori (27), architetti e incisori (66). Con tutto questo materiale in mano, iniziò a lavorare al grande progetto che rimane uno dei documenti più importanti dell'epoca. Nel 1781 esce il primo dei 4 volumi del Voyage pittoresque ou description des Royaumes de Naples et de Sicile (Viaggio pittoresco¹ o descrizione dei Regni di Napoli e di Sicilia). L'opera che in realtà è suddivisa in 5 libri per un totale di 5 parti (nel 1° libro c'è la 1^ parte; nel 2° libro, considerato come 2° volume, la 2^ parte, pubblicati nel 1781; il 3° libro è considerato il 3° volume pubblicato nel 1783; nel 4° libro si trova la 1^ parte del 4° volume e nel 5° libro la 2^ parte del 4° volume pubblicati tra il 1785 e 1786) raccoglie appunti di diario di viaggio corredati da 11 carte geografiche a doppia pagina, 3 piante e 277 tavole con 390 incisioni su rame². Le stampe rappresentano le vedute delle città, i paesaggi, le distese di rovine, le schede dei dipinti delle chiese e dei reperti archeologici, da cui emerge un'immagine dell'Italia del Sud che è, al tempo stesso, entusiasmante e malinconica. Tutta l'opera fu stampata a Parigi dalla Regia Stamperia Clousier e nelle 2 parti del 4° volume ci descrive la Sicilia partendo da Messina, poi Taormina, i dintorni dell'Etna e Catania, per poi inoltrarsi verso l'interno, parlando di Centorbi, Agira, Leonforte, Castrogiovanni, Sciacca, Agrigento e, infine, dell'isola di Malta nella 1^ parte e di Siracusa, Val di Noto, Piazza, Pietraperzia, isole di Lipari, Vulcano e Stromboli nella  2^ parte. 
 
Nei prossimi post ci saranno le descrizioni di Enna e Piazza Armerina con la traduzione dal Francese, curata da Maria Rizzo e Salvo Sinagra, gentilmente inviatami da Maurizio Prestifilippo, dalle quali scaturisce un confronto impietoso tra le due Villes nel XVIII secolo.   

¹ L'espressione può essere fatta risalire al pittore Galloche in una conferenza del 1752 pronunciata all'Accadémie de peinture di Parigi, dove egli aveva invitato gli allievi ad intraprendere un "voyage pittoresque", ossia un viaggio "da pittore" nelle principali città artistiche italiane, quali Roma, Bologna e Venezia. [MUNSTERS 1991, p. 70] Per poi allargarsi "a comprendere l'insieme di immagini raccolte dall'artista nel corso di un viaggio..." unendo " nel lussuoso formato in folio, un vasto corredo di tavole incise messe a punto da uno o più artisti." [Francesca LUI, Rivista La Questione Romantica, Ed. Liguori, NA, 2003-2004, n. 15-16, p. 32]

² Le incisioni su rame, chiamate anche all'acquaforte, è una tecnica di incisione su metallo in cui la lastra, in questo caso di rame, ricoperta di un sottile strato di vernice e incisa da una punta d'acciaio, viene sottoposta all'azione dell'acido nitrico che segna il metallo solo sulle parti scalfite. 

cronarmerina.it

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Nonostante tutto

Questo augurio, ricevuto il 26 dicembre u.s. alle 18:28, tra i commenti del post "Oggi, alla fine della conversazione" del 16 dicembre u.s., Ve lo ripropongo tale e quale, ringraziando l'Anonimo che lo ha inviato, anche a nome Vostro.

Buon Natale a Piazza

A Piazza com'era e com'è
Al tuo tempo andato
Con zagarelle e vampe vivamaria
Al tuo presente di realtà nuove
E di echi cadenti di vecchi splendori.

Buon Natale a chi in te vive
La sua presente quotidianità
A chi ti vive nel ricordo
O attraverso un tecnologico 'sentito dire'.

Buon Natale a chi si prende cura di te
Come realtà materiale, umana, sociale
A chi fotografa il tuo presente
A chi con la pazienza dell'archeologo
Scava nel tuo passato
E riporta alla luce memorie
Che resuscitano altre memorie
Chiuse e custodite nell'archivio dei nostri ricordi.

Buon Natale piccola grande città
Al tuo tempo dolce-amaro
Che scorre inesorabile
Verso chissà dove.

Comunque
Buon Natale

Anonimo

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Traduzione "Ancora m' r'söna..."

 Traduzione de

"Ancora m' r'söna n' l'aréggi"
 
"Ancora mi risuona nelle orecchie"

Non mi ricordo chi fu a dirlo, credo un poeta
E secondo me, lui aveva mille ragioni
Certe parole hanno dentro una specie di magia
Tu le pronunci e di colpo ti ritrovi trasportato da un'altra parte
Altri tempi, altre situazioni
Una di queste parole è "RICOTTA".

A nominarla mi sembra di sentire la stessa voce del ricottaio
Che due volte alla settimana veniva nella mia strada gridando il suo richiamo
"Il ricottaio, nel cestino bella calda calda, la ricotta, e che è?"
Ed ecco che in casa mia si metteva in moto una specie di catena di montaggio
Il "PRONTI... VIA" lo dava mia nonna.

Lei all'anagrafe era registrata col nome di Crocifissa
Ma non voleva essere chiamata così
Perché diceva che era un nome più vecchio dell'urina
Queste erano le sue precise parole
Per questo lei stessa l'aveva modernizzato con quello di Fifì.

Me la ricordo sempre seduta sopra la sedia
Dietro il balcone che dava sulla via Crispi
Questa era una buona postazione per guardare chi passava per strada
Se era solo, in compagnia, com'era vestito
E poi il taglia taglia insieme a sua sorella Ciccina.

Anche lei abitava in casa mia perché, ormai vedova e senza soldi
La manteneva mio padre
Così le due sorelle si facevano compagnia
E non avendo altro da fare
Chiacchieravano tra loro dalla mattina alla sera
E a chi davano e a chi promettevano.

Ora che abbiamo spiegato la situazione in casa mia
Torniamo indietro al "PRONTI... VIA"
Mia nonna Fifì era un po' tesa di orecchie
Ma quello che le piaceva sentire lo stentiva meglio degli altri
Per questo era la prima che sentiva la voce del ricottaio anche da lontano.

Al primo richiamo cercava con gli occhi sua figlia
E poi gridava "Angelina Angelina, c'è il ricottaio
Muoviti che quello non aspetta i tuoi comodi."
Angelina che era mia madre cercava me
"Rosà, Rosàlba, vieni qua"
Mi metteva nella mani il solito piatto con le foglioline dorate
Questo piatto ce l'ho ancora conservato per ricordo
E io scendevo giù al pianterreno.

Trovavo il ricottaio con la sua bisaccia sulla spalla
E i cestini in una mano appoggiato dietro la porta
Lui era un uomo magro e alto con due baffetti neri
E in testa un berretto a quadretti.
La scena era sempre la stessa, io gli tenevo il piatto
E lui scuotendo il cestino vi faceva andare dentro la ricottella.

A guardarla così bianca e morbida che si cullava tutta
Veniva voglia di mangiarsela nello stesso momento
Ora, dopo tanti anni se chiudo gli occhi
Riesco a sentire lo stesso sapore
E pure il richiamo
ANCORA MI RISUONA NELLE ORECCHIE

Rosalba Termini


N.B. I due tipi di cestini per la ricotta: la fascèdda e la cavagnèdda. Perché quelli nella foto non sono fascèddi.

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Suoni indimenticabili

Il desiderio irrefrenabile di riproporre ricordi lontani non trova ostacoli.
Eccovi un'altra poesia nel nostro difficile gallo-italico, con tante inesattezze linguistiche ma con infinite emozioni che meritano una finestra sul blog.

Ancora m' r'söna n' l'aréggi

Nan m' r'gord cu fu a dirlu, crëc 'n puéta
E secön mi, ièu aviva milla can' d' ragiun
Certi paroddi han d'intra 'na spec d' magia
Tu i momni e d' ncorp t' r'trovi traspurtà a n'autra banna
Autr' temp, autri s'tuaziöi
Una d' chissi paroddi è "R'CÖITA".

A numne'la m' par d' sentr' propri a stissa vösg du r'cuttèr
Ch' du voti a s'mana v'niva ntâ mè stràta griànn a sò banniada
"U r'cutté, n'dda fascèdda bedda cauda cauda, a r'cotta, e chi è?"
Ed eccu ch' 'ncasa mia s' m'tiva 'n motu 'na spec' d' catina d' montaggiu
U "PRONTI... VIA" u dava me nanna.

Ièdda a l'anagraf era r'gstrada cu nom' d' Cruc'fissa
Ma n'an vuliva essr ciamàta accuscì
P'richì djeva ch'era 'nom ciù véggh' du p'sciatu
Chissi er'nu i so pr'cisi paroddi
P' cöss iédda stissa l'aviva modernzzat' cu cödd d' Fifì.

M'a r'gord sempr s'ttàda supra a seggia
Darrera u balcun ch s' facciava na via Crispi
Cössa era 'na böna pustaziön p' vardè cu' passava pa' strata
S'era sulu, 'ncumpagnia, com'era v'stù
E poi via cu tagghia tagghia 'nsému a so' söru Ciccina.

Puru iéa ab'tava 'ncasa mia p'richì, ormai veduva e senza grai
A mant'nëva me pà
Accuscì i döi soru s' fajevn cumpagnia
E nan avenn d'autr chi far
ciucciuliav'nu ntrâ ieddi da' mattina â sira
E a cu' ggh dav'nu e a cu ggh pröm'ttiv'nu.

Ora ch'avöma spiegat' a s'tuazion d' 'ncàsa mia
Turnöma d'arrera o "PRONTI... VIA"
Me nanna Fifì era tanticchia tranda d'aréggi 
Ma cödd ch gh' piajeva sentr u s'ntiva meggh' d' l'autri
P cöss era a prima ch' s'ntiva a vösg du rìcuttè puru d' dduntàngh.

Ad a' prima banniada z'rcava cu l'öggi so figghia
E poi griava "N'giulì N'giulì, gghiè u r'cutté
Mov't ch' cödd nan spetta i to com'di."
N'giulina ch'era mè màtri z'rcava a mì
"Ro, Rosà, vengh' zzà"
M' m'tteva 'ntë mai u sol't piatt' cu i fugghietti doradi
Cöss piatt ggh'l'öi ancora sarvà p r'gord
E je sc'nneva dda' giösa o piant'rren.

Truvava u r'cuttè cu a so b'sàzza ntâ spadda
E i fasceddi 'n na màngh punt'ddau d'arrera a porta
Iéu era n'om sicc' e long' cu döi mustàzzeddi niuri
E 'ntesta 'ntaschett a quadratini.
A scena era sempr' a stissa, jè ggh' t'neva u piatt
E ièu trandulann' a fascedda ggh' fasgeva annè dintra a r'cutedda.

A talièlla accuscì bianca e morb'ta ch' s' naccava tutta
V'niva vogghia d' mangers'la ddu mument stëss
Ora, dop' tant'anni s' ciudu l'öggi
R'nesciu a sent'r u stëss savör
E mpur a banniada
ACORA M' R'SÖNA N' L'ARÉGGI 

Rosalba Termini, dicembre 2015

N.B. Di questa poesia è disponibile la traduzione.

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A Betlemme...

Ogg 23 dicembre 2015 alle ore 17:30 presso la Scuola Media "Cascino"
 
l'Università Popolare del Tempo Libero "Ignazio Nigrelli"
 
di  Piazza Armerina
 

 

Presenta
 

 

A BETLEMME
 
(Döi ciaccèsi 'ntô presepi)
 

 

Commedia brillante di Aldo Libertino
 
e

Commento musicale di Giuseppe Sanalitro
 

 

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Com'erano Piazza e i Piazzesi

Domani, mercoledì 16 dicembre, alle ore 17:30, non prendete impegni. Cercate di essere presenti alla conversazione su com'erano Piazza e i Piazzesi negli ultimi 9 secoli, presso la Scuola Media "Cascino" ospiti dell'Università Popolare del Tempo Libero "I. Nigrelli".
 
La conversazione sarà curata dal sottoscritto Gaetano Masuzzo.

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Oggi Santa Lucia

Queste quattro pietre rimaste l'una sull'altra, rappresentano quella che doveva essere la chiesa di Santa Lucia in c/da Ralbiato, lungo la strada provinciale 15, a metà strada tra Piazza e Barrafranca. Chissà se la festa alla Santa, il 13 dicembre, veniva festeggiata anche qui?
 

Non tutti però sanno che prima della chiesa, ex sinagoga ebraica, dedicata a Santa Lucia nel quartiere Canali, a Piazza ce n'era un'altra molto più antica dedicata a questa Santa martire siciliana, precisamente di Siracusa. Si trovava al Monte presso la Regia Cappellania del vecchio castello, chiamato Castrum Reginae. In seguito i Carmelitani nel 1238 la intitolano a San Calogero, nel 1392 i Francescani la dedicano a Santa Maria degli Angeli, nel 1603 i frati dell'Ordine Ospedaliero di Santo Spirito di Roma, subentrato nella gestione dell'Ospedale, la dedicano allo Spirito Santo. Nel 1640 i Giurati di Piazza, per la situazione economica disastrosa dell'ospedale, sono costretti a vendere la chiesetta di Santo Spirito ai vicini Francescani Conventuali, che l'abbatteranno per allargare lo spazio antistante la loro chiesa dedicata a San Francesco.

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