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Dalla conferenza su Fundrò/2

La chiesa di S. Maria di Fundrò¹
 
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 La chiesa e il refettorio dei monaci benedettini

(dalla 1^ Parte) «Dal punto di vista archeologico, il complesso di Fundrò è ancora visibile, ben definito e conserva resti evidenti delle diverse apoche. Il gruppo Studio del territorio² ha tentato di ricostruire la pianta del piano terra di tutto l'edificio con evidenti difficoltà dovute ai numerosi crolli, soprattutto nella parte nord-orientale. In futuro studi più approfonditi e scavi archeologici potrebbero definirla in maniera più esatta. La pianta del piano superiore non è stata realizzata a causa dei numerosi crolli e per l'inacessibilità degli ambienti rimasti. Dalla pianta possiamo solo dire che, a parte i vari ambienti adibiti a celle per i monaci, si riconosce la chiesa (nella foto) e un grande ambiente a due navate separate da pilastri con coronamento. Questo ambiente, realizzato nel XVI secolo, forse dopo l'incendio del 1560, probabilmente i monaci lo usavano come refettorio. Gli ampi spazi che si estendono all'esterno è probabile che venissero utilizzati sia come giardini/orti sia come ricoveri per animali domestici» (C. Parlascino, Il Casale di Fundrò, Ed. G.A.L.V., Tip. Del Casale, P. Armerina, 2013) (continua)

¹ Questa era la chiesa dove in fondo, nella nicchia centrale, era messa la statua della Madonna del Bosco che si ritiene sia di un Gagini, forse Domenico (1420 ca. - 1492) o Antonello (1478-1536), e che ora si trova sull'altare maggiore della chiesa di S. Rocco della nostra Città.
² Facenti parte del gruppo Studio del Territorio: il compianto Enzo La Vaccara, Carolina Capizzi, Salvatore Sinagra, Enzo Cianciolo, Paolo Minacapilli e Gaetano Masuzzo.
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