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Dalla conferenza su Fundrò/3

 
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 La torre-campanile
 
(dalla 2^ Parte) Il complesso di Fundrò ingloba una torre medievale di forma quasi quadrata (lato di m.5, spessore del muro m.1) che si erge addossata al muro di recinzione dell'abbazia, quasi all'angolo. E' probabile che inizialmente la torre sia stata usata per effettuare segnali notturni e diurni¹. Infatti abbiamo una testimonianza del 1255 quando Pietro Ruffo, nel tentativo di crearsi una signoria personale tra la Sicilia e la Calabria, tesse trame contro Manfredi. Egli, essendo partito da Castrogiovanni, pernotta a Fundrò; di là invia uomini ad Aidone perché, ad indicium luminis², segnalino il consenso di poter muovere da Fundrò. L'uso di questo tipo di comunicazione a vista non è una novità, ma la notizia è preziosa per la verifica distanziometrica tra le località menzionate che è possibile fissare intorno ai dieci chilometri. Infatti la tratta tra Fundrò (a sud di Pergusa) ed Aidone corrisponde a tale distanza. Successivamente la torre viene trasformata in campanile quando il benedettino piazzese Guglielmo Crescimanno nel 1418 restaura la chiesa e fa costruire un cenobio del quale è il primo priore. Sul lato nord-ovest, c'è una scalinata costruita in un secondo momento con blocchetti, calce e rinzeppature di frammeti di tegole. Sul lato nord-est si conserva una finestra stretta e lunga, poi tamponata inserendo prese d'aria a doppia tegola sovrapposte. Attualmente la torre si presenta quasi completa, senza copertura e con piccoli crolli in vari punti (cf. C. Parlascino, Il Casale di Fundrò, 2013). (continua)
 
¹ Chiamati anche "fani".
² Con luci d'indicazione.
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