Conversazione Piazza Garibaldi/4 In evidenza
Chiesa di San Rocco o Fundrò, Piazza Armerina
Palazzo di Città ex Palazzo del Senato, Piazza Armerina
(dalla 3^ parte) Dal Calendario alla Ciaccësa della prof.ssa Lucia Todaro veniamo a sapere che a Piazza c’era questo «MÒDU CURIÖS D’ PAIÈ I DEB’TI», che io ho cercato di tradurre così:
- MODO CURIOSO DI PAGARE I DEBITI (una specie di gogna) -
«Guardando i basamenti sotto il campanile della chiesa di Fundrò [nei riquadri in giallo foto in alto] o a fianco del portone del Circolo di Cultura, si capisce che prima vi dovevano essere dei sedili di pietra. Non servivano solo per sedersi, ma per fare una pratica di grande mortificazione per gli sventurati che vi capitavano! Si sentiva prima una tamburinata, per chiamare la gente. Poi veniva l’usciere con quello che doveva riscuotere i debiti. Il cattivo pagatore, strascinato, era spinto a forza nel sedile e lo si faceva sedere con tutti i sensi, tante volte per quanti debiti aveva, davanti a tutti, che gliene dicevano di tutti i colori. Da quest’usanza non tanto civile, viene il modo di dire che “se uno scivolava e sbatteva a terra per bene” vuol dire che aveva pagato tutti i debiti! Viene naturale pensare come potesse finire a noi di questi tempi, perché tutti siamo indebitati! Da questo viene l’origine della maledizione: "VA DÖNA CÖ CH’ T’ R’STÀ" che in italiano è "Vai a dare quello che ti è rimasto (di pagare)"». Però, aggiungo io, il "CÖ" alla ciaccësa può essere frainteso col "CÛ", quindi con «Vai a dare il culo… che ti è rimasto (da dare)».
Dopo la chiesa di Fundrò passiamo a un altro grande edificio presente nella nostra piazza Garibaldi: il Palazzo di Città. Prima era chiamato Loggia Comunale (foto in basso), poi fu ristrutturata per dar posto al Palazzo del Senato o «Casa senatoria». Il titolo di Senato fu concesso da re Ferdinando IV di Borbone nel 1777 ed era l’istituzione che deliberava le decisioni giurisdizionali, amministrative e legislative comunali. I componenti del Senato erano scelti tra i nobili, da cui scaturiva il governo municipale formato da 6 senatori, uno dei quali prendeva il titolo di Patrizio (il Sindaco dal 1821). Il primo Patrizio di Piazza fu il sacerdote Vincenzo Starrabba dei principi di Giardinelli, poi diventato I marchese di Rudinì (1730-1803). L’incarico della costruzione del Palazzo Senatorio fu dato, nel 1764, al catanese Francesco BATTAGLIA, architetto del principe di Biscari, Ignazio Paternò Castello. Il Battaglia è lo stesso architetto che tre anni dopo, nel 1767, completerà la cupola del nostro Duomo, progettata oltre un secolo prima dall’architetto romano Orazio Torriani. I maggiori fautori, col beneplacito dei vicini monaci Benedettini, furono tre appartenenti alla nobile famiglia dei Trigona della Floresta. Il Palazzo fu ultimato nel 1778, data riportata nell’affresco della volta nella sala consiliare¹ realizzato dal palermitano Salvatore Martorana. Al piano terra del Palazzo di Città oggi c'è la sede del Circolo di Cultura, da alcuni chiamato anche Circolo dei Nobili. Nel 1814 si chiamava Circolo Unione, nel 1835 vi si stabilì anche il Circolo Progresso. Nel 1910 di questi due circoli se ne formò uno solo, chiamato prima Circolo Operaio poi Circolo Indipendente che, dal 1922, divenne Circolo di Cultura Fascista sino al 1944, quando fu chiamato semplicemente Circolo di Cultura, come oggi. Una curiosità, durante l’ultima guerra mondiale, il circolo fu requisito e occupato dai militari che vi organizzavano anche serate da ballo. (continua)
¹ Il 21 luglio 2019 l'aula consiliare è stata intitolata a Boris Giuliano, il Capo della Squadra Mobile di Palermo nato a Piazza Armerina il 22 ottobre 1930 e assassinato dalla mafia il 21 luglio 1979.
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