Piazzesi GRANDI e piccoli / 1
Piazza Garibaldi, anni 20 |
Per darvi un assaggio delle istantanee di vita piazzese, che troviamo nelle poesie del poeta piazzese Carmelo Scibona (1865-1939), vi voglio far leggere questo sonetto in siciliano che parla di alcuni concittadini che si distinguevano per una virtù o un difetto non comune, a cavallo dell'Ottocento e del Novecento. Nel commento al componimento ci si pone questa domanda: "Che non sia la conseguenza della fusione delle varie stirpi venute in questo crogiuolo etnico linguistico?"
Òmini ranni
Fra ranni lu chjù ranni fu Pasquali¹
Fu n gèniu di cirveddu veru finu
A st'omu cussì lustru ed immurtali
Successi Peppi l'orbu e Modestinu².
E Mariu³, fra l'artisti fu n valuri,
La sò vuci faccìa mparadisari,
Di li ssò pezzi fici gran fururi;
"Tunnina riginedda di lu mari..."
Brasi, u tortu, fu n celebri tenuri4,
Tamagnu5 nun lu poti superari.
Cungetta, a torta6, ni mpazzìu d'amuri
Pi la sò vuci e li biddizzi rrari...
(continua)
¹ Era Pasquale Falciglia, lo stupido che il poeta, al tempo della sua fanciullezza, vedeva sempre con le pietre in mano. Una volta schiacciò la testa ad un ragazzino e si mise a gridare d'avervi trovato "sangue e materia".
² Pepi e Modestino, erano altri stupidi contemporanei.
³ Era Mario Bologna, banditore di pesce che con la sua bella voce sonora dava una tonalità diversa a seconda del pesce bandito. In questo caso gridava la tonnina, reginella del mare.
4 Era Biagio Lo Curto, altro banditore, brutto di faccia, torto di gamba e del braccio destro.
5 Era il celebre tenore torinese Francesco Tamagno (1851-1905).
6 Era Concetta a Torta, detta così perché zoppa d'un piede. Squlibrata di mente, a casa si faceva la comunione con le ostie che le fornivano i farmacisti. Diceva sempre d'essere la pecorella smarrita che veniva condotta all'ovile.
(tratto da C. Scibona, a cura di S. C. Trovato, I mì f'ssarì - U Cardubu..., 1997, pp. 210, 211)
Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it