Il VESPRO di Roccella
La copertina della ristampa con lo stemma di Piazza, in basso il II da sx |
Dopo aver elencato i 101 militi/nobili di Placea mobilitati da re Pietro d'Aragona nel gennaio del 1283, per combattere contro i Francesi-Angioini, durante la sollevazione popolare conosciuta come Vespro Siciliano, mi sembra opportuno riportare una poesia in gallo-italico, composta da un nostro concittadino in ricordo di quei tragici e difficili anni. La poesia è tratta da una Ristampa anastatica dell'edizione "Sicilia-Vespro" del 1882 per commemorarne il VI centenario (1282-1882). Il volumetto¹, infatti, racchiude una vera e propria antologia di scritti degli uomini di cultura di quel tempo che, pur essendo di discipline differenti e di convizioni politiche diverse, vollero rendere più solenne la celebrazione. Fra questi ci fu anche il nostro notaio Remigio Roccella (1829-1916) che prese spunto dall'assedio che gli Angioini effettuarono alla nostra città non nel 1282, bensì 17 anni dopo, nel 1299. L'assedio del duca Roberto I d'Angiò, che già aveva causato la breccia (u pr'tusg') nelle mura a protezione del borgo della Castellina, fu tolto grazie alla resistenza dei Piazzesi che reagirono aiutati da circa 60 Cavalieri Templari e Ospedalieri di guarnigione in città guidati dal trapanese Palmerio Abate e dal catalano Guglielmo Calcerando. La battaglia decisiva avvenne sul piano del Patrisanto (piano Teatini) allora fuori le mura, infliggendo al Duca una dura e sanguinosa sconfitta che lo costrinse a ritirarsi verso Paternò. L'eroica resistenza di Piazza fu l'unica vittoria registrata dai Siciliani in quell'amara stagione del 1299. Tre anni dopo fu firmato il trattato di pace di Caltabellotta che riconobbe a Federico I d'Aragona (1272-1337) il regno di Sicilia², re che sette anni dopo, nel 1309, avrebbe approvato le Consuetudini di Piazza, il nostro codice civile. Eccovi la poesia del nostro concittadino che troviamo a pag. 30 del volumetto:
PER L'EROICO ASSEDIO
SOSTENUTO DAI PIAZZESI
PER LA GUERRA DEL VESPRO
Ottava in dialetto piazzese
Ombra di t'rr'nanni ! m' paress,
Ch ' v' ve' sövra i muri e u turriöng,
Armadi cui d' rönca, e cui d' fess,
Cui d' spe' cui d' spata e d' p'ccöngh;
E m' par davveru ch' s'ntess
I vostri vösg' ch' ing'nu u vaddöngh:
Non ggh'è patt ch' tengh ! Aum, Ciaccesi,
Meggh' murì, ch' dèv'n ai Francesi !!
Remigio Roccella
Traduzione
Ombra dei proavi ! mi sembra,
Vedervi sulle mura e sul torrione
Armati chi di roncone, chi di accetta,
Chi di spiedo, chi di spada e di piccone;
E mi sembra che veramente udissi
Le vostre voci che rimbombano nella vallata:
Rigettiamo ogni patto ! Coraggio, Piazzesi,
Meglio morir, che arrenderci ai Francesi !!
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¹Segnalatomi dall'assiduo lettore e visitatore del blog, Vtr.
²E' lo stesso regnante che nel 1296 era venuto a Placia per convocare, in un caseggiato al nunero civico 25 dell'odierna via Crocifisso, il Parlamento con i baroni e i nobili delle città demaniali e decidere la guerra contro i d'Angiò. Nell'occasione la nostra città offrì al re un donativo di 12.000 fiorini per ricevere privilegi ed esenzioni e, qualche anno più tardi, le nostre Consuetudini.
Gaetano Masuzzo/cronarmerina