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Gaetano Masuzzo

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Bön Natali, Gesù! (versione corretta)

Carmèlu p'rp'töngh¹
Nonostante l'Italia sia tra i primi dieci paesi più industralizzati al mondo, ancora oggi conta 50 mila senzatetto o senza fissa dimora o clochard, per dirla alla francese, che fa più snob. Ma la sostanza non cambia. Anche Piazza ha avuto i suoi clochards, nella foto/disegno il più famoso che ha dato lo spunto al poeta ciaccës per parlare delle sofferenze che patiscono uomini che vivono a pochi centimetri da noi.
Il poeta Aldo Libertino avendo letto il mio post mi ha mandato la versione e la traduzione corrette della sua poesia con una prefazione:
"Nell'immaginario collettivo Natale è allegria, voglia di festa, di luci, di grandi abbuffate coi parenti e gli amici. Ma a tutto questo fa da contraltare un coro di voci che spesso preferiamo egoisticamente non sentire. Sono le voci dei diseredati, di chi soffre e non ha più lacrime da versare, delle madri in lutto per la morte dei figli, dei bambini affamati con i ventri gonfi di niente, di chi vive solo e dimenticato. All'unisono  queste voci si rivolgono al Bambinello, in cerca di conforto e di speranza."
    
Bön Natali, Gesù!   
 
Bön Natali, Gesù!                                     
Dû pav'röm 'ngr'ddù,                               
ch' dòrm 'nt 'mpurtöngh                           
sövra 'n ddétt d' cartöngh...                          
 
Bön Natali, Gesù!                                 
D' cu è 'nciaià e 'mp'natù                           
senza ciù ddarmi e cu 'n fìu d' vösg,          
stanch e straccangià d' purter a to crösg...               
                   
Bön Natali, d' cu fa festa                              
e 'nciöd a porta a cu resta                          
bannunà, 'mmenz ê guai,                       
d'siann a mort ch' nan vengh mai...           

Bön Natali, Gesù!                                      
Nan s' cönt'nu ciù                                        
i crösg e i calvàri                                              
dî matri 'nduluràdi!..                                 
 
Cu i panzi önci d' nent,                                    
vanu ciangénn ô vént                                     
neri angiuletti senz'ali...                                            
cussà s'rìv'nu a 'n autr Natali!                         
Tanti aguri, d' cu è 'n guerra                                
cû Celu e cu a Terra...                              
d' cu sö, d'sp'rà e nan gghâ fa ciù...              

Bön Natali, Gesù!                                           
 
Traduzione
Buon Natale, Gesù!
 
Buon Natale, Gesù!
Dal poveretto indirizzito,
che dorme in un portone
su un letto di cartone...
 
Buon Natale, Gesù!
Da chi, straziato dalla malattia,
senza più lacrime e senza più voce,
è stanco e stravolto di portare la sua croce...
 
Buon Natale da chi fa festa
e chiude la sua porta a chi resta
abbandonato in mezzo ai guai,
col desiderio di una morte che non arriva mai...
 
Buon Natale, Gesù!
Non si contano più
le croci e i calvari
delle madri affrante dal dolore!..
 
Con le pance gonfie di niente,
vanno piangendo al vento
neri angioletti senz'ali...
chissà se arriveranno a un altro Natale!
Tanti auguri da chi è in guerra
col Cielo e con la Terra...
da chi è solo, disperato e non ce la fa più...
 
Buon Natale, Gesù!
 
¹ Carmèlu era un mendicante accattone degli anni '60 che girovagava per la nostra Città e spesso lo si vedeva in piazza Garibaldi addossato alla chiesa di Fundrò. Per alcuni p'rp'töng deriverebbe dal nome alla ciaccësa dell'uccello "upupa", per altri da "polpettone", per altri ancora, ed è la versione esatta, dal cognome palermitano "Pipitone" (nome siciliano dell'upupa) del signore abitante in via Santa Chiara che alla sua morte gli lasciò in regalo la scapulàra (mantello di lana grezza nera) di cui non si separava mai.
cronarmerina.it

 

Natale 1980

 
 Attraverso le parole di Sergio di 33 anni fa il blog Vi augura Buon Natale 2013 

A TE

 
A te scrivo
con lieto cor
dolce fanciulla
dei miei giorni d'or.
 
A te sorprendo,
chissà con qual color,
con ciò che mai pensasti
e con la qual ti rendo onor.
 
A te auguro con gioia 
e con sincero amor
un buon Santo Natale
del Bambino Redentor.
 
E sia per te felice
il nuovo anno per ogni or
mio candido, bello
e profumato fior.
 
 
Dicembre 1980                 Sergio Piazza
 
 
Gaetano Masuzzo/cronarmerina
 
 

 

Nuvena d' Natàli p' niàutri

Il poeta ciaccës Tanino Platania augura Buon Natale a quanti si sono trovati a condividere, in pieno o in parte, le sensazioni giovanili descritte nella sua poesia:

A niàutri...

 
A niàutri, ch' purtav'mu i càuzzi cùrti na v'cètta smangiàdi,
chiètti 'n tèsta e gammunètti sèmpr sm'nnàdi.
 
A niàutri, ch' dav'mu piàdi ô palùni sövra u ponti â galarìa,
ô Ciàngh ê Bùffi, â Frattùdda e, d' cùrt, n'tâ bonarma d' Glaucu Mendolia.
 
A niàutri, ch' cu quattr puntàgghi, fasgèv'mu i porti
e cu a cöva d' löggi t'rav'mu lìnii, 'ncuscènza, sèmpr torti.
 
A niàutri, ch' 'ngrasciav'mu u palùni d' coir, cusgiù, ancöra, cu i ddàzzi 
e giuav'mu d' picch, d' tàcch e muttànn 'mpuru cu i bràzzi.
 
A niàutri, ch' currév'mu ciù fort du vént senza canösc erba¹
e autri purcarì d' spavént.
 
A niàutri, ch' senza r'ddòggi, savév'mu unna annèr
e quànn turnèr.
 
A niàutri, ch' nan scangiav'mu "Tutti i Santi" 
cu i cuvözzi sp'rciadi², ch' fanu pigghiè scanti.
 
A niàutri, ch' sp'ttav'mu u Natàli, macàri, p' sént scròsc di grài
e n' truvav'mu poi, sulu cu i ròsuli³ ntê mai.
 
A niàutri, ch' nan putév'mu parrè adaccuscì,*... Bon Natàli...!
... P' l'autri, nan ggh'höi nènt chi dì.
 
P. Armerina, Natale 2008    
Tanino Platania
 

¹Droga; ²Zucche bucate per la festa di Halloween; ³Geloni; *In dialetto.

 

cronarmerina.it

Famiglia Villanova

D'argento, con un castello di verde accostato da due cipressi al naturale
La famiglia Villanova (alias Villanuova) è originaria dalla Catalogna (Spagna) e nel nostro territorio è presente già nel 1288 con Vitale de Villanova, catalano, che riceve in perpetuo da re Giacomo II d'Aragona e I di Sicilia (1267-1327) il Casale di Mazzarino e inoltre possiede i feudi di Bracalechi e di Gibilscemi. Nel 1324 Stefano Branciforti combina il matrimonio del figlio Raffaele, milite di Platie, con la figlia di Vitale de Villanova, Graziana, unica erede della casata catalana. A questo punto il Casale di Mazzarino passa a Raffaele Branciforti Regio Secreto, Maestro Portulano del Regno e Castellano della notra Città. 1361 Riccardo Billanovi possiede terre in cotrada Braemi-Rabottano. 1392 Calcerando de Villanuova è nominato dal duca Martino il Vecchio signore di Castiglione e di Francavilla. 1424 fra' Giovanni de Villanova ha il governo della Commenda di S. Giovanni Battista. Seconda metà del 1500, Gabriello Villanova è miracolato dal Servo di Dio frat'Innocenzo Milazzo, francescano del Convento di S. Maria di Gesù della nostra Città. 1605 Francesco Villanova è Giurato e insieme ad altri tre nobili ottiene l'erezione della Casa Professa dei Gesuiti. 1612 Placidus Villanova è Priore dell'Abbazia Benedettina di S. Maria di Fundrò. A Piazza abbiamo soltanto uno stemma riguardante questa famiglia ed è quello murato nella piazzetta di Fundrò, sulla porta d'angolo con via Marconi. Lo stemma è tondeggiante e partito con a dx le armi della famiglia Villanova e a sx le armi della famiglia Cagno, probabilmente apparentati per matrimonio. Il palazzo passa alla famiglia Tirdera (alla quale appartiene la Serva di Dio suor Arcangela, 1538-1598 di cui si può leggere sulle "Ricerche Storiche") intorno al 1550, poi ai Giurati di Piazza che, nel 1620, lo cedono ai Benedettini provenienti da Fundrò. Gaetano Masuzzo/cronarmerina   
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