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Ruota degli Esposti 3

 
 
3^ Parte
 
(dalla 2^) Solo per i fortunati poteva accadere che i genitori, una volta superate le difficoltà economiche, decidevano di riprenderseli. Ciò era possibile se il bambino veniva abbandonato con un oggetto che ne rendesse certa la riconoscibilità: una moneta, una medaglietta, l'immagine di un Santo, oggetti spezzati a metà, nastri colorati ai polsi o alle caviglie, un biglietto scritto. In molti brefotrofi (istituti per i neonati abbandonati) vi era l'abitudine poco ortodossa di marchiare a fuoco o tatuare gli esposti per tutta la vita, per affermare l'appartenenza alla nuova famiglia dei proietti. Questa consuetudine registrata a Venezia con una "p" di pietà sul tallone, a Siena con una scaletta, a Roma con una croce a doppio braccio dell'Ordine di Santo Spirito, a Napoli con un cordoncino con medaglietta al collo detta mercatura (da merco = marchio, vedi foto), a Piazza questa consuetudine non è stata riscontrata. Al momento dell'accoglienza veniva dato anche un cognome e un nome al neonato abbandonato e la scelta era del tutto casuale, cioè senza uno schema ben preciso, se non addirittura il cognome che avrebbe ricordato per sempre l'abbandono come quello dato a migliaia di bambini a Roma PROIETTI, a Napoli ESPOSITO¹, a Firenze GITATELLI, a Milano COLOMBINI. Si andava dai nomi di oggetti di uso comune (Sasso, Ortica, Erba, Violetta, Vapore, Fuoco, Fiore, etc.), ai nomi di frutta e cibo (Susina, Focaccia, Pera, Ovo, Oliva, etc.), agli aggettivi derivanti dalle caratteristiche fisiche dei bambini (Naso, Ciglio, Gola, Grido, Piede, Gigante, etc.), ai fenomeni climatici del periodo dell'abbandono (Vento, Tuono, Neve, Natale, etc.), a qualche nome di origini nobili (es.: Principe, Duca, Conte, Barone). In caso di adozione il nome rimaneva quello originale, pertanto poteva accadere che in famiglia i fratelli avessero cognomi diversi, creando perplessità e problemi una volta adulti. (tratto da V. Careri e F. Cassibba, Il fenomeno dell'abbandono..., tesi A.A. 2006/2007, Biblioteca Comunale di Piazza Armerina) (continua)
 
¹ La prima volta che venne dato questo cognome fu il primo gennaio del 1643 presso la Ruota degli Esposti della basilica SS. Annunziata Maggiore di Napoli, al bambino di due anni di nome Fabrizio, come risulta dal volume più antico dell'archivio.
 
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