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Gaetano Masuzzo

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Fontana Torre di Renda/n. 28

Questa è la Fontana n. 28 del mio censimento, che si trova presso l'Azienda Turistica Torre di Renda. L'edificio principale dell'Azienda,¹ gestita dai fratelli Filippo e Ignazio Golino, è un'antica costruzione del 1600 divenuta in seguito residenza estiva del VI vescovo della Diocesi di Piazza Armerina, mons. Mariano Palermo (1825-1903). La contrada ove è situata la fontana è Torre di Renda, altrimenti conosciuta come c/da Palermi, in cui anticamente si trovava la chiesetta di S. Michele Arcangelo. La contrada in passato fu chiamata anche "Cappuccini Vecchi", in ricordo del convento che i frati francescani Cappuccini fabbricarono, nel lontano 1538, in questa località facente parte di quella più grande chiamata "Rambaldo". La modesta casa colonica e l'appezzamento di terra dove venne costruito il convento, l'avevano avuti in concessione dal nobile piazzese Giovanni Filippo Jaci, sino al loro trasferimento nella nuova sede accanto alla chiesa della Madonna delle Grazie, al Piano Sant'Ippolito, nel 1606.

¹ L'Azienda Turistica dispone di camere comodamente arredate ed è possibile fare delle passeggiate nel bosco naturale e privato di oltre 150.000 mq e delle nuotate nella piscina riservata ai clienti. Inoltre l'Azienda dispone di sala ristorante, sala conferenze e di ampio parcheggio. 

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I barbieri di via Marconi / 2

A sx il salone dei barbieri Orlando & La Porta in via/piazzetta Marconi
 
L'elenco dei barbieri di via Marconi iniziato ieri continua con questi altri: Lo Tenero (Calogero?) anche lui sfollato da Tripoli¹, Sapone Nando, Trupiano, Commendatore Totò, Parisi Bobò, Farinato Carlo, Ficarra Peppino & Cordaro, Minnella Filippo, Lo Giudice (poi parrucchiere per signora), Chiarito, Orlando & La Porta. Concludo con altri ricordi di un altro visitatore di questo blog (H. alias A. M.): «Il mio barbiere, da piccolo, era il sig. Orlando di piazza Marconi (n.d.r. nella foto, la porta di sx). Il locale era di pochi metri quadrati, con la spiritera per scaldare l'acqua [...]. Ricordo ancora le scritte appese sui muri "Vietato sputare per terra" e "La persona educata non bestemmia" [...]. I clienti parlavano sempre di donne e di politica [...] a me non veniva mai rivolta la parola. Entravo, aspettavo il mio turno ed uscivo come se fossi stato un fantasma. Mi facevano pena quei ragazzini mandati a lavorare e che spesso venivano presi a schiaffi perché non scaldavano bene l'acqua o non pulivano secondo gli ordini del barbiere-padrone».
Visto che anch'io frequentavo questo salone, mi ricordo che era così piccolo che spesso a noi ragazzi, specialmente nei mesi più caldi, per tagliarci i capelli ci facevano "accomodare" su uno sgabello posto in bilico sullo scalino davanti la porta, e il barbiere usava la macchinetta per lasciarci u còzz (la nuca) completamente rasato e liscio. Poi, contro le irritazioni e pruriti vari veniva spruzzata una nuvola di borotalco, con quattro colpi della pompetta color rosso-mattone.

¹ In questo post sono stati e saranno aggiunti gli altri barbieri più o meno anziani di Piazza che mi verranno segnalati: Abate Totò in via Vittorio Emanuele, Buda in  via Carmine, Cascino in piazza Garibaldi, Cipriano Salvatore in via Roma, Cisarella (fratelli) via Monte, Consiglio in piazza Garibaldi, Di Sano a Sette Cantoni, Ferrante via Garibaldi; Giarrizzo Salvatore in via Garibaldi, Masuzzo Santino in via Mazzini, Russo Gino via Mazzini, Torre sotto il cinema Ariston, Tudisco & Lo Tenero in via Marconi 20.
 
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I barbieri di via Marconi / 1

 
Il sig. Tanino Bilardo all'opera nel suo salone di via Marconi
Dopo aver parlato dei barbieri siciliani in generale, oggi vi elenco i primi barbieri che avevano u salùn (il salone o la barbieria) nella nostra via Marconi in quasi mezzo secolo, dagli anni '30 ai '60. È ovvio che il mio "archivio vivente e personale" (mio padre Gino) ne avrà dimenticato qualcuno, e di questo me ne scuso, quindi se ve ne ricordate degli altri vi prego di comunicarmeli per aggiungerli. Iniziando dal tratto della via Marconi confinante con piazza Garibaldi: barbiere Interliggi Cono¹ di San Cono morto con tutta la famiglia per la frana sùtta a còsta d' San Francìscu, Di Marco e fratello, Barbera poi sostituito da Testa Pino, Bilardo Tanino (nella foto)², Ficarra³, Garigliano poi brigadiere dei Carabinieri abitante in via Garibaldi 38, don Catalano Catino, Ribilotta abitante alla Castellina, i fratelli sfollati da Tripoli Rausa Gigino e Bastiano quest'ultimo bravissimo nel suonare il violino, Caminiti forestiero (di Aidone), Magro Carmelo. Concludo questa prima parte riportando i ricordi di una lettrice (Rosaria M. S.) del blog che simpaticamente ci riportano indietro negli anni: «Io i barbieri me li ricordo ancora più remoti. Quando le donne passavano per via Marconi arrossivano, perché si sentivano scrutate dagli uomini che stavano seduti davanti le barberie, come se fossero i soci di un club. Allora il barbiere si pagava a mese o ad annata, mio padre lo pagava ad annata col grano che raccoglieva. Il barbiere veniva pure in casa a tagliarci i capelli e anche a cavarci i denti guasti. Mi piaceva l'odore del viso di mio padre la domenica, quando si sbarbava. Fino a quando stavamo a Piazza, mio marito si serviva da Pino Testa, il poeta. Le sue prime poesie gliele diede lui su fogli scritti a macchina. Altri tempi!».
 
¹ Il cognome e il nome di questo barbiere mi sono stati segnalati sui "commenti" da Tanino Santangelo che ho ringraziato. Però, una parente, sempre attraverso i "commenti", me l'ha fatto correggere da Intraligi a Interliggi.
² Il figlio di Tanino Bilardo, Giuseppe, ci ha ricordato che la foto fu scattata da un turista di passaggio che poi gentilmente gliene spedì una copia proprio in via Marconi 8.
³ Segnalatomi in seguito.
Continua nella 2^ parte.
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Barbieri siciliani anni '50 e '60

 
IL BARBIERE DI SICILIA
 
<<Con le ginocchia leggermente piegate, le braccia tese, l'unghia lunga e i gemelli d'oro, una tazza sulla testa del cliente mentre il fornellino a spirito scaldava l'acqua, il barbiere siciliano pettinava la vita e, senza saperlo, teneva a battesimo la questione meridionale che sulla lotta quotidiana tra pensieri e capelli è notoriamente fondata. Con la brillantina lucidava anagen, catagen e telogen, mentre la Storia e il Diritto venivano tranciati con i peli della barba perché tutto si poteva dire dal barbiere, tempio della insensatezza aggregativa. Poi con la lacca stabilizzava il mondo: capelli biforcuti e pensieri messi in piega contro Roma, contro il Piemonte, contro le banche, ma sempre con spensierata gratuità. E a volte il barbiere faceva partire la musica: improvvisazioni alla chitarra e al mandolino che allentavano il rancore sociale perché, prima che prendesse piede la democrazia - ma ha poi preso piede? -, il salone al Sud aveva la stessa funzione che al Nord avevano le bettole, quelle dove Renzo va a mettersi nei guai. Ed erano raschi di gola e vocalizzi da "amatore", battendo il tempo sul flacone del proraso e del prep in mezzo al chiasso ma anche alle pernacchie, spesso di stomaco, alle risate e agli scappellotti che i carusi prendevano dal mastru. L'ultimo dei carusi scopava ciocche e cicche ed era come spazzare via le ribellioni più strampalate perché niente aveva rigore dinanzi al rigore di una lama affilata. Al primo dei carusi l'onore di preparare la saponata, C'era, d'obbligo, la Domenica del Corriere e il sabato u mastru officiava il rito della schedina. Ed era un mondo tutto maschile, greve e caprone. Alzandosi dalla sedia girevole, il cliente si toccava con la mano a coppa. Il calendario profumato era "sexy" e non ancora "porno", e i baffi erano a camminata di furmicula, a cammino di formica, "perché i fimmini vogliono sentire la polpa, ma ci piace pure il solletico". Ogni tanto u mastru andava a radere un morto. "Baciamo le mani" scandiva chi entrava; "ragazzo spazzola!" era il saluto d'uscita, quando al caruso toccava, con lo scappellotto, anche la mancia>>. (tratto da Francesco Merlo, Il Barbiere di Sicilia, La Repubblica.it, 15/11/2009 - Foto di Lino Lateano; riproposto in facebook: Rivutura, 24/2/2014)
Sullo stesso tema I barbieri di via Marconi/1  e I barbieri di via Marconi/2
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