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Gaetano Masuzzo

Gaetano Masuzzo

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Violinista Edgardo Catalano

Il violinista piazzese Edgardo Catalano (1872-1927)
La foto di fine anno scolastico 1916-17 della III classe della Regia Scuola Normale Promiscua Superiore "F. Crispi" di Piazza Armerina, che vi ho mostrato qualche giorno fa, tra le 36 alunne e i 14 insegnanti, al n. IX ci ha indicato il volto del professore piazzese di Canto al quale è stata intitolata una via della nostra Città, quella tra il Teatro Garibaldi e il Cinema Ariston. Si tratta del prof. Edgardo Catalano, nato a Piazza Armerina il 28 ottobre del 1872 e morto l'11 luglio 1927 nella sua abitazione di Via Umberto. Il generale Litterio Villari nel suo volume Storia di Piazza Armerina¹ ci fa sapere che fu <<insigne violinista e il primo assoluto in un concorso nazionale ed ebbe l'onore di suonare davanti alla regina Margherita>>.
 
¹ Nell'ultima edizione del libro, la IV del 2013 a p. 577, viene indicato erroneamente come anno di nascita il 1892, mentre in quella precedente, la II del 1981 a p. 530, è indicato erroneamente il 1827.
Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it

Bedda vacanza

 
Sino al 1977, l'11 Febbraio di ogni anno a scuola c'era vacanza. In quel giorno si ricordava il reciproco riconoscimento tra la Santa Sede e il Regno d'Italia avvenuto nel 1929, VII anno dell'era fascista. I Patti furono chiamati Lateranensi perché firmati presso il Palazzo di San Giovanni in Laterano a Roma, da Pietro Gasparri, cardinale Segretario di Stato per conto della Santa Sede, e da Benito Mussolini, capo del Fascismo e primo ministro italiano. La vacanza cadeva sempre nel periodo di Carnevale e per questo era doppiamente ben accetta. Gaetano Masuzzo/cronarmerina 

La prof.ssa Vaccarella

Prof.ssa Elisabetta Vaccarella
Tra le insegnanti nella foto di gruppo della classe III (corsi A e C) della Regia Scuola Normale Superiore Promiscua "F. Crispi" di Piazza Armerina, del giugno 1917, abbiamo individuato al n. III l'insegnante Elisabetta Vaccarella. Nata il 20/12/1881 a Montemiletto (Av) la prof.ssa Vaccarella, dopo il conseguimento del Diploma di Magistero a Firenze nel 1905 quattro anni più tardi assume l'ufficio di segretaria, in sostituzione della titotare Verga Giuseppina, presso la Regia Scuola Normale Femminile "G. Turrisi Colonna" di Catania e qualche mese dopo a Roma sostiene gli esami di concorso per la cattedra di Italiano per le Scuole Normali del Regno. Nel 1915 è attiva nella Croce Rossa. Socia fondatrice della Sezione femminile della "Dante Alighieri" presta assistenza ai figli dei richiamati in guerra a Catania e a Piazza Armerina durante l'anno scol. 1916/1917¹, quando insegna nelle classi della foto di gruppo. Dall'anno successivo è trasferita sino all'aanno scol. 1951/52 alla Regia Scuola Normale, poi Liceo, "G. Turrisi Colonna" di Catania. Alla fine del conflitto mondiale l'11 novembre 1918 è incaricata dal Comando Militare a celebrare la Vittoria al Teatro Massimo di Catania. Oltre all'assistenza morale agli orfani di guerra, la prof.ssa tiene conferenze artistico e letterarie a Catania e a Palermo per diversi anni. (tratto da notizie fornite dal prof. Francesco Impallomeni, Catania)
¹ Della prof.ssa Vaccarella esiste, presso la Biblioteca Nazionale di Napoli, il testo monografico di 51 pagine dal titolo Commemorazione di giovani studenti piazzesi caduti per la patria, Ed. A. Vincifori, P. Armerina, 1917. Sul frontespizio l'Ente che l'ha promosso: "Unione generale degli insegnanti italiani, sezione di Piazza Armerina".
cronarmerina.it

Il Campanile della Cattedrale

Il Campanile della Cattedrale (2^ parte del Trecento-1581)
 
Il nostro Duomo, dal 1817 Cattedrale (chiesa principale della Diocesi in cui ha sede la Cattedra Vescovile) ha un campanile alto 44 metri e largo 12 metri ca. che si presenta di stile gotico-catalano, «l'ultima parabola del gotico-aragonese, in sul finire del '400» (Manganuco), nei primi due piani o ordini¹ e di stile rinascimentale-classicista² negli altri due superiori. L'ideazione di questi ultimi avvenne alla fine del Quattrocento, mentre l'effettivo inizio fu nel 1517, in coincidenza del notevole lascito (60.000 scudi) della nobile Panfilia Spinelli vedova di Giovanni Andrea Calascibetta barone di Scalisa e Maloscristianello, morto nel 1508, di cui nella cripta voleva farne un degno luogo di sepoltura. Il materiale dei primi due piani/ordini è in pietra calcarea bianca, come tutta la chiesa pre-esistente, chiesa madre già nel 1308 col nome di Santa Maria Maggiore e nel 1349 dedicata a Maria SS. delle Vittorie³. Tra il Sei e il Settecento la chiesa precedente fu in parte demolita e in gran parte inglobata da supporto strutturale e di servizio alla nuova come la vediamo adesso, ma del campanile prima del 1517 non si hanno notizie certe, ma è impensabile che per due secoli la chiesa madre non ne avesse avuto uno. Pertanto la posa della prima pietra dei due piani superiori nell'aprile del 1517, dovette avvenire quanto meno sul sito del precedente o su quello che ne rimaneva costruito nella 2^ parte del Trecento. «I due livelli del campanile, edificati nel 1517 con coppie di finestre cieche ad arco inflesso con infiorescenza sommitale che si ripetono nei due ordini scandendoli, richiamano il cosidetto "gotico-fiorito" della tarda architettura catalana cui si ispirava probabilmente anche il resto della chiesa»4. Nel 1542 la costruzione venne interrotta per il parziale crollo a causa di un terremoto che interessò la Val di Noto. I lavori ripresero nel 1555 e gli ultimi due piani furono completati nel 1581, anno di posa della campana grande, ma con uno stile diverso, grazie al contratto stipulato col maestro scultore e architetto "fiorentino" Raffaele Russo, che dal 1558 si servì per la realizzazione dei lavori del maestro Nicola Calderaro di Petralia Sottana. Il nuovo stile applicato (simile a quello della contemporanea ricostruzione del Duomo di Enna) fu quello rinascimentale, con una naturale "metamorfosi" tra due linguaggi apparentemente inconciliabili, ma che il Russo seppe gestire applicando la pietra arenaria rosata sulla calcarea bianca, creando così una gradevole bicromia5. Il restauro più recente risale alla prima metà del 2009 e in quell'occasione tanti abbiamo avuto l'opportunità di salire sino alla cella campanaria e vedere le enormi campane, oltre all'insolito e unico panorama. Voglio concludere con alcune curiosità: - dai Documenti del 1627 risulta che tra i lavori preventivati c'è pure una scala «a lumaca servira per mettervi dentro l'orologgio» e «in detto campanile si pol mettere l'orologgio rompendo come una finestra dove devono andare li contrappisi»6 e dal Regesto documentario del 23, 26 e 31 marzo 1628, si deduce che il campanile di allora aveva già un orologio in quanto è «detto dell'orologio» o «dell'horologgio»7; - nel progetto di completamento della cupola dell'architetto catanese Francesco Battaglia nel 1767, era previsto l'innalzamento del campanile sino all'altezza della cupola che è alta 76,5 metri, pertanto doveva venire alto quasi il doppio di come lo vediamo oggi; - nel 1760 si registra la morte di un operaio, sembra l'unica avvenuta durante la costruzione del Duomo: «20 maggio, "Si pose la prima pietra della cubola con solennità e intervento del popolo, ma sotto il 23 di venerdì mattina si precipitò in questo Lorenzo <?> di Paolo manuale per aversi tenuto al lazzo che ci venne meno, fu ammonito dell'oglio santo"»8
 
¹ In realtà nella parte gotico-catalana (fine XIV inizio XV secolo) di piani ne possiamo distinguere ben 5. Il primo lo consideriamo lo zoccolo massiccio (la base vera e propria) di m 2,30 ca. di altezza e di m 13 ca. di larghezza che esce fuori dalla perpendicolare della torre di oltre mezzo metro per lato; il secondo e il terzo lisci, senza sculture o rilievi, separati da una cornice bombata; il quarto e il quinto di diversa altezza e con 2 finestre cieche in ognuno.
² Caratteristico del XVI secolo.
³ Nonostante la proclamazione a Chiesa Madre nel 1349, il Vessillo continuò a rimanere custodito nella precedente chiesa madre di San Martino di Tours sino al 1517.
4 Cettina Santagati, Gli ultimi bagliori del gotico di influenza ispanica in Sicilia: La torre del Carmine e il campanile del Duomo di Piazza Armerina, in L'architettura di età aragonese nella Val Demone, a cura di L. Andreozzi, Univ. CT, ARACNE Ed., Roma 2007, pp. 43-52, in part. p. 48.
5 Cfr. Domenica Sutera, La chiesa madre di Piazza Armerina, ed. Lussografica, Caltanissetta 2010, pp. 29-31.
6 Ivi, pp. 278, 280.
7 Ivi, p. 237.
8 Ivi, p. 243. Non si comprende come la morte che avverrà il 23 successivo sia registrata tre giorni prima, il 20. Semmai doveva essere il contrario.
 
 
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