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Gaetano Masuzzo

Gaetano Masuzzo

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Poesìa d' Màriu pu massèr

 
In un angolo della Casa Museo del Contadino il fondatore Mario Albanese ha messo ben in evidenza la sua poesia â ciaccësa dedicata a casa du massèr, ovvero alla sua mostra organizzata con materiale proveniente dalla sua vasta raccolta in tanti decenni.  
Eccovi la traduzione:
 
LA CASA DEL MASSARO
 
Ragazzi non c'è bisogno di andare lontano
L'abbiamo a portata di mano 
Il museo della casa del massaro
E' qui dietro e fa onore a Piazza per davvero
 
Si sono portati tutto da questo paese scarognato
Chi lo doveva dire che dovevamo fare la fine di Giufà
Ma per fortuna c'è sempre qualcuno onesto
Che lascia questa piantina rara a crescere
 
Questo qualcuno è paesano lo chiamano Albanese
Che ha fatto tutto di tasca sua senza alcun interesse
Per questo stavolta lo dobbiano aiutare
Ragazzi una cosa buona a Piazza deve restare
 
Dicembre 2013                       Mario Albanese

Visite alla Casa Museo del Contadino ore 9-12 e 16-18, info 333 9138634  

cronarmerina.it

 
 
 
 

Lo scrigno-museo

Il fondatore del museo Mario Albanese
Da qualche settimana Piazza, oltre alla Pinacoteca, alla Mostra del Libro Antico e alla Mostra Mineraria, può annoverare tra i suoi gioielli anche la Casa Museo del Contadino in via Garibaldi 56 (Atrio Crescimanno). Il fondatore di questo museo, che io considero uno scrigno a tutti gli effetti, è il piazzese Mario Albanese nato a Piazza Armerina nel 1945. Attualmente in pensione, dopo aver prestato servizio presso varie scuole della Città, per oltre un ventennio si è dedicato al restauro di mobili antichi e alla raccolta di oggetti della cultura agro-pastorale, della quale ne è un profondo estimatore. Nel 1993, Albanese inizia a esporre in un locale, ora parte integrante della casa museo, diversi manufatti raccolti negli anni. Iniziativa che riscosse fin da subito un successo lusinghiero nell'ambito scolastico e che fu sprono per il successivo prosieguo. Recentemente, acquisiti ulteriori due ambienti attigui al primo locale, Albanese con rinnovato entusiasmo è riuscito a ricostruire fedelmente, avendo particolare cura dei dettagli, la casa del contadino nell'Ottocento e inizio Novecento, realizzando così il sogno della sua vita. Lo scopo di tale iniziativa consiste nel fare rivivere al visitatore il contesto abitativo passato, non tralasciando l'esaustiva descrizione dell'uso dei vari e numerosi oggetti esposti direttamente dallo stesso fondatore. L'antica abitazione è degna di essere ricordata alle giovani generazioni perché molto diversa dall'attuale con comodità del tutto assenti. Personalmente consiglio la visita soprattutto a chi vuole ritrovarsi tutto ad un tratto nelle abitazioni dei nonni di 70/80 anni fa e oltre, sia in quelle di campagna che di paese. Erano proprio così! (tratto dal dépliant Casa Museo del Contadino) Gaetano Masuzzo/cronarmerina
 
Visite alla Casa Museo del Contadino ore 9-12 e 16-18, info 333 91 38 634
Nei prossimi giorni verranno proposte le foto da càsa du massér

La prof.ssa Zelarovich

La prof.ssa Angela Zelarovich classe 1892
Tra gli insegnanti nella foto di fine anno scolastico 1916/17 della classe III (corsi A e C) della Regia Scuola Normale Promiscua "F. Crispi" di Piazza Armerina, contrassegnata dal n. V, abbiamo individuato la prof.ssa di scienze Angela Zelarovich, della quale anche questa volta il cultore di storia patria Francesco Impallomeni ci fornisce alcune notizie. Angela Francesca Maria nasce il 3 settembre del 1892 a Militello Val di Catania dall'ingegnere Gustavo Zelarovich di anni 34 e da Teresa Gargano fu Andrea di anni 25. Angela ha un fratello che nasce nel 1896 ma che morirà aspirante ufficiale nella Grande Guerra nel 1917. Dopo aver conseguito nel 1910 il diploma presso il Regio Liceo Classico "M. Cutelli" di Catania, si iscrive presso la Facoltà di Scienze Fisiche Matematiche e Naturali della Regia Università di Catania (una delle 3 femmine su un totale di 59 iscritti). Nel luglio del 1914 consegue sia il Diploma di Magistero in Scienze Naturali sia la laurea in Scienze Naturali con la votazione di 110/110, discutendo la tesi Contributo alla conoscenza della fauna del mare di Catania desunto dal prodotto delle reti a strascico (di cui l'anno prima aveva pubblicato il libro Primo manipolo d'Animali marini catturati da alcune reti a strascico nel Golfo di Catania). Gli anni successivi, sino al 1918, è nominata assistente in sovrannumero presso l'Istituto di Zoologia dell'Università di Catania. Alla Regia Scuola Normale "F. Crispi" di Piazza Armerina insegna Scienze nell'anno scolastico 1916/17 durante il quale conosce il futuro marito, l'avvocato piazzese Pietro Crea. Nel 1922 da Piazza Armerina si trasferisce con la famiglia a Catania, dove insegnerà presso i Regi Licei sino alla conclusione della sua carriera scolastica. Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it 

Sculture sul campanile della Cattedrale

I trìglifi e le mètope nel cornicione del lato Sud
Le due mètope del lato Est
Per completare l'argomento "campanile" della nostra Cattedrale, non si può non parlare delle mètope (formelle di pietra scolpite a rilievo) inserite tra i trìglifi (blocchi di pietra qui con solo due scanalature centrali invece di tre) presenti nel grande cornicione che separa i primi due piani in stile gotico-catalano dagli ultimi due in stile rinascimentale-classicista. Il lungo fregio a ca. 30 metri d'altezza risulta poco visibile ed è per questo che sono pochi quelli che ne conoscono l'esistenza. E se anche la conoscono, non riescono a distinguere bene le figure scolpite a rilievo, se non in possesso di un binocolo o di un teleobiettivo. Il fregio con questi elementi architettonici si sviluppa non solo per tutto il lato Sud del campanile (foto in alto), ma dalla foto in basso ci accorgiamo che anche nel lato est esistono altre due mètope. Questo ci fa supporre che il fregio doveva continuare per tutto il perimetro del campanile prima che venisse inglobato definitivamente. L'elemento decorativo del lato sud presenta 13 trìglifi che racchiudono 12 mètope con le seguenti immagini da sx: 1^ rosone a cinque petali; 2^ rosone a cinque petali; 3^ viso racchiuso in un cerchio; 4^ viso di profilo posto dentro una mezzaluna; 5^ viso con copricapo; 6^ aquila con serpente tra gli artigli; 7^ rosone a cinque petali; 8^ mascherone con orecchie a punta e corna; 9^ viso circondato da sette foglie; 10^ stella a otto punte; 11^ rosone a cinque petali; 12^ rosone a otto petali in una corona. Quello appena visibile dal lato est presenta due mètope: 1^ rosone simile a quello della 12^ del lato sud; 2^ viso con bocca aperta, avvolto da due serpenti che s'incrociano sulla testa. Oltre a queste sculture a rilievo ne esistono altre due appena sotto l'ultimo cornicione degli ultimi due piani a sud. Non si tratta di mètope bensì di sculture a rilievo su blocchi di pietra calcare bianca, dove sono rappresentati due mascheroni mostruosi con corna e orecchie appuntite simili a quello dell'8^ mètopa sottostante. La rappresentazione di maschere mostruose o demoniache, o di uomini zoomorfi con le orecchie appuntite e corna sulla fronte, fa riferimento all'iconografia dei satiri ed è associata a virtù magiche, propiziatorie e apotropaiche (per mantenere lontani gli spiriti maligni) oltre che a funzione decorativa vera e propria. Ma le sculture che compaiono dentro e fuori le chiese, quindi anche dentro e sui campanili, si rivelano depositarie di una sapienza che va al di là del fine decorativo o, se si vuole, anche genericamente narrativo. Faccio qualche esempio: la stella a otto braccia, o rosa dei venti, simboleggia lo Spirito di Dio che soffia sulle Acque originali della Genesi per operare la creazione; l'aquila regina dei volatili, emblema della percezione diretta della luce divina, essendo un rapace è nemica dei serpenti che strisciano sul terreno e quindi è un antagonista della materialità; la mezzaluna è il simbolo della notte.
N.B. Sulla Cattedrale è possibile leggere su questo sito anche: Stemma facciata CattedraleStesso stemma, stesso marchio?; Il Campanile della Cattedrale.
Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it
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